Turchia, città sotto assedio e morti tra i civili. La guerra silenziosa di Ankara contro il popolo curdo

Le accuse del Partito Democratico HDP. Il conflitto tra governo turco e curdi continua a mietere vittime. Circa 150 i civili morti a causa della stretta dell’esercito di Erdogan sulle città del sud est. Sotto attacco le sedi del HDP, il Partito Democratico del Popolo, la formazione politica della minoranza curda rappresentata in Parlamento

Una guerra nella guerra. A pochi chilometri dal confine con Iraq e Siria, il governo di Erdogan sta portando avanti una battaglia che, sulla carta, porta il nome di coprifuoco, ma che nella realtà dei fatti si rivela un assedio alle città dove prevale la minoranza curda. A fornire i dati è il Partito Democratico del Popolo, in turco Halklarin Demokratik Partisi (HDP), formazione politica filo curda, che attualmete occupa 59 seggi nel parlamento di Ankara e che nelle elezioni anticipate del 2015 si è confermato terzo partito del Paese.

Il pericolo curdo. Arginare la minoraza curda è una delle priorità del governo Erdogan. La questione che nei decenni ha dato vita a grandi tensioni, è tornata alla ribarta quando i curdi, di fronte a una comunità internazionale immobile e indecisa sul da farsi, hanno iniziato da soli a contrastare l’avanzata del Daesh nel nord della Siria. Hanno lasciato con il fiato sospeso le immagini trasmesse nel mondo della strenua resistenza di Kobane, la città attaccata dai terroristi e ricoquistata dai Peshmerga curdi. Un’attenzione mediatica e politica che ha visto il governo turco non esporsi e al contrario quasi ostacolare la resistenza curda. Negli ultimi mesi del 2015, la politica di Ankara ha intrapreso vere e prorpie rappresaglie contro le città nel sud est del paese dove è più forte la presenza curda. Non si parla apertamente di guerra, né di repressione. Ma nella realtà dei fatti il governo di Erdogan si sta servendo dell’escamotage del “coprifuoco” per portare avanti azioni di repressione violenta, che sono costate la vita a circa 150 civili e che vogliono colpire esponenti del Partito dei lavoratori curdi (Pkk), tuttora fuorilegge in Turchia.

Sotto assedio. Quello a Varto, nella regione orientale, dal 16 agosto 2015 è stato solo il primo coprifuoco imposto dal governo. Una decisione che, nel giro di sei mesi, si è ripetuta 56 volte, colpendo sette città diverse, tutte nella zona sud orientale dello stato. Sono stati 274 giorni in tutto, in cui gli abitanti hanno dovuto fare i conti con uno stato di assedio costante. Ad oggi, Ankara continua la sua stretta nei distretti di Cizre, Silopi e Sur. In altre zone invece, nonostante la revoca del coprifuoco, continua un assedio de facto.

Centinaia di morti. Stando ai numeri dell’Hdp, da quando è iniziata l’offensiva di Ankara fino al 5 gennaio 2016, sono morti 149 civili, di cui 28 donne. Numeri provvisori che aumentano col passare del tempo. Le ultime a cadere sono state Sêvê Demir, membro del Dbp, Pakize Nair esponente dell’assemblea popolare di Silopi e Fatma Uyar, attivista del Free women congress (Kja – Kongreya Jinên Azad). Tre donne, attiviste curde cadute sotto i colpi dell’esercito governativo a Silopi dove tuttora si sta combattendo per eliminare i sostenitori del Pkk. Secondo quanto si apprende dall’Hdp le tre attiviste e un altro uomo, ancora non identificato, sono rimasti gravemente feriti in un conflitto a fuoco. Il portavoce del partito ha accusato le autorità di non averle evacuate malgrado le richieste di soccorso. “Le tre donne e l’uomo sono stati colpiti lunedì sera. Hanno chiamato per dire ‘Siamo feriti e stiamo perdendo sangue, portateci via da qui – ha raccontato Leyla Birlik, deputata del partito per la provincia di Sirnak – Hdp ha chiesto alle autorità di evacuarle da Silopi, ma non ha ricevuto risposta”.

Silopi, Sur e Cizre. Le tre donne sono solo le ultime vittime di un conflitto che da mesi continua silenzioso a contare i morti. Pochi giorni fa il governo di Ankara ha sottolineato che grazie all’offensiva portata avanti dalle truppe governative, finora sono stati eliminati più di 300 ribelli del Pkk. Ma assieme ai combattenti, muoiono anche i civili: 24 a Silopi, 63 a Cizre e 19 a Sur.
Abbattere il nemico. L’offensiva turca colpisce persone e palazzi. L’esercito di Erdogan sta mettendo in campo tutte le forze a sua disposizione per sfruttare il caos della zona e debellare una volta per tutte il pericolo dei separatisti curdi nel territorio turco. Nel distretto di Nur l’esercito ha schierato i carri armati che nel giro di pochi giorni hanno distrutto centinaia di abitazioni. A Cudi, Sur, Yafes e Nur, la maggior parte delle famiglie sta abbandonando le proprie case per rifugiarsi nei sotterranei dove arrivano a vivere anche un centinaio di persone. Inoltre ad esser presi di mira sono le sedi del Dbp. Perquisizioni e raid hanno portato ad oggi all’arresto di diversi esponenti politici del partito.
di CHIARA NARDINOCCHI, La Repubblica