Tensioni tra Baghdad e il KRG
Nel Kurdistan meridionale, la Regione Autonoma del Kurdistan (KRG), il polso politico da parecchio tempo è molto accelerato. Il rapporto tra il governo centrale irakeno, la crisi economica, i nuovi lavori preparatori della costituzione, discussioni sul presidenzialismo e gli attacchi di IS sono temi principali sia della politica che della vita quotidiana della società.
I titoli che occupano l’agenda politica, oltre ai rapporti che il GRK sta prendendo con l’estero, riguardano anche l’aspetto che il sistema di politica interna assumerà nel prossimo periodo. Che aspetto avrà il percorso politico con il governo centrale irakeno sciita, dalla politica all’economia? Che aspetto avrà il contenuto della nuova costituzione che la commissione parlamentare deve preparare in loco? Se Masud Barzani, che ha già fatto prolungare di un periodo il suo mandato come presidente, sarà rieletto o meno nelle elezioni in agosto, è un altro tema che attualmente è molto presente nei media.
Con il governo centralista la tensione non si allenta
Tra il governo centrale irakeno e la regione autonoma del Kurdistan meridionale, la situazione di tensione non ha fine. Dopo l’anno 2003 in base all’art.140 della costituzione a località come Mossul-Kirkuk entro i dieci anni successivi doveva essere riconosciuto lo status del diritto internazionale tramite referendum. Nei successivi 13 anni non è stato ancora fatto alcun referendum.
Con la conquista di Mossul da parte di IS questa discussione sul momento è svanita e poi è ripresa rispetto a Kirkuk. Entrambe le parti approvano il rinvio di un referendum, ciascuno dal rispettivo punto di vista. Soprattutto non sembra neanche possibile fare un referendum in una fase in cui IS ha occupato una parte importante dell’Iraq.
Un importo che non è stato pagato e tensioni nell’economia
In base alla costituzione il governo centrale irakeno deve pagare il 17% del prodotto interno lordo annuale nazionale al governo della regione autonoma. Ma tra i due governi è scoppiata una crisi politica quando il governo centrale irakeno con gli attacchi di IS non ha pagato o ha pagato solo importi largamente inferiori a quello concordato.
Le discussioni sulle vendite di petrolio hanno fatto traboccare il vaso
La base per tutte le crisi tra i due governi probabilmente è data dal corso che viene seguito nella vendita del petrolio e la ripartizione dell’utile. L’art. 110 della costituzione irakena recita: „Il governo centrale, in coordinamento con i governi regionali, provvede all’estrazione di petrolio e gas naturale dai giacimenti esistenti. L’utile che ne viene ricavato viene ripartito equamente in base al numero di abitanti tra le singole regioni.“ Ma il governo della regione autonoma ha fatto accordi con il governo turco sulla vendita di petrolio senza informarne il governo centrale e reclamando per sé tutto il guadagno. Questo ha portato al fatto che entrambe le parti si sono irrigidite.
Flusso quotidiano di 600.000 tonnellate di petrolio
In base all’accordo con la Turchia il governo della regione autonoma dall’aprile 2015 vende quotidianamente all’estero attraverso la Turchia 600.000 tonnellate di petrolio grezzo.
I conflitti tra i due governi e la situazione di guerra in Medio Oriente, ma soprattutto la conquista da parte di IS di molte località in Iraq, prima di tutto di Mossul, l’attacco di IS al territorio curdo e l’insediamento dell’esercito irakeno in territorio curdo hanno portato al fatto che i curdi hanno portato in cima all’ordine del giorno l’interruzione di qualsiasi relazione con il governo centrale e la proclamazione dell’indipendenza.
Anche se tra Erbil e Baghdad per diverse volte ci sono stati colloqui sui temi fin qui citati e siano state dichiarate buone intenzioni, non è stato possibile risolvere i problemi.
Discussioni sull’indipendenza del Kurdistan
Le relazioni con il governo centrale, che diventano ogni giorno più tese, fanno nuovamente della discussione sull’indipendenza un tema principale nell’ordine del giorno dei curdi. Il presidente della regione autonoma Masud Barzani a maggio durante le sue visite negli USA e in Europa si è nuovamente pronunciato su questo tema. Barzani alla fine dei suoi colloqui ha dichiarato „L’indipendenza del Kurdistan è un processo e si concretizzerà in ogni caso “.
Dopo il suo ritorno in Kurdistan il presidente Barzani il 19 maggio ha riunito a Hewler i rappresentanti di tutti i partiti del Kurdistan meridionale. Secondo la stampa, Barzani ha comunicato ai rappresentanti quanto segue: „Risolvete i problemi che avete tra di voi, io domani proclamo subito l’indipendenza“.
La congiuntura attuale consente uno stato curdo indipendente?
A giudicare dalle condizioni attuali una dichiarazione di indipendenza da parte dei curdi non è prossima. Prima i partiti della regione autonoma si devono riunire e poter sviluppare principi comuni e essere in grado di mettere da parte le lotte di potere tra loro. L’affermazione di Masud Barzani „risolvete i vostri problemi e io dichiaro l‘indipendenza“, chiarisce la dimensione delle contraddizioni e die problemi.
La seconda difficoltà sta nella politica delle regioni circostanti rispetto ai curdi e nei piani delle potenze globali. Tutti gli stati che si dividono il Kurdistan portano avanti la loro alleanza anti-curda nonostante tutte le contraddizioni. Il governo siriano Baath nonostante il caos e la frammentazione nel proprio paese si rifiuta di riconoscere a livello ufficiale i cantoni del Rojava. Il governo della Turchia nonostante i perduranti colloqui di pace non rinuncia a assimilare e massacrare i curdi. E anche l’Iran in nessun caso accetterà uno stato curdo che non si trova sotto il suo controllo e che potrebbe influenzare i curdi che vivono all’interno dei suoi confini e indurli a chiedere i propri diritti.
Allo stesso modo le potenze globali in base alle relazioni e alleanze che hanno fatto in loco, non acconsentiranno a uno stato curdo indipendente.
Un titolo importante: la costituzione
Accanto ai problemi che la regione autonoma ha con il governo centrale e la discussione che con esso ha in corso sull’indipendenza, un tema importante all’interno del governo è la preparazione di una nuova costituzione.
La regione autonoma viene ancora governata con una costituzione provvisoria che ha avuto il consenso del parlamento. Il KDP che detiene la presidenza e il governo, che a ogni elezione promette una nuova costituzione, fino a oggi non ha mantenuto la promessa. Da ultimo in aprile è stato deciso che una commissione di 21 persone avrebbe dovuto fare una bozza di costituzione nel giro di tre mesi.
Che non sarà possibile abbozzare una costituzione in un tempo così breve è opinione condivisa nella politica e nella popolazione. Ma il problema effettivo diventa evidente con le misure che vengono prese a questo proposito. Una maggioranza della popolazione vuole che nell’ambito dei preparativi si tenga conto dei suoi desideri e che i contenuti della costituzione siano pluralisti e democratici. Diventa evidente che una costituzione che non rispecchia le opinioni delle organizzazioni non governative, delle diverse comunità religiose, di artisti e dell’intera popolazione, viene considerata non democratica.
Processo costituzionale e elezioni presidenziali
La regione autonoma che da un lato discute della preparazione della costituzione, dall’altro ad agosto eleggerà il nuovo presidente. Il tema che più spesso viene discusso a porte chiuse e per il quale dietro le quinte i preparativi vanno avanti a pieno ritmo, è la questione del futuro presidente.
Il presidente attuale Masud Barzani ha già prolungato l’incarico di un periodo. Il KDP cerca di convincere i partiti in parlamento di assegnare l’incarico ancora una volta a Barzani che sarebbe in grado di portare i curdi senza danni fuori dalla situazione caotica nella zona. A questo i partiti oppongono che ci sono abbastanza politici che possono ricoprire l’incarico e chiedono le dimissioni di Barzani con la fine del periodo prolungato. Il KDP (PUK), che forma la maggioranza del governo, da prima deve convincere la YNK (Unione Patriottica del Kurdistan) e il movimento Goran della sua richiesta. Perché YNK e KDP in precedenza avevano già deciso insieme di prolungare di un periodo l’incarico di Barzani.
La crisi economica e i conflitti sociali in aumento
Che la tensione nella società sia in aumento, dipende soprattutto dall’acuirsi della crisi economica. La crisi economica in atto nella regione autonoma da un anno si inasprisce con ogni giorno che passa. Il governo della regione autonoma incolpa il governo centrale come responsabile principale della crisi. Spiega che il governo centrale non effettua i pagamenti del 17% del prodotto interno loro nazionale. Di conseguenza da mesi impiegati e soldati die peshmerga non vengono pagati.
Il flusso di profughi dalle regioni circostanti e dall’Iraq nella regione autonoma complica ulteriormente la situazione.
La regione per la quale la crisi economica non può essere superata, nell’opinione della popolazione, oltre al mancato pagamento da parte del governo centrale, dipende dal fatto che i guadagni che provengono dalla vendita di petrolio non vengono utilizzati all’interno della regione come sarebbe necessario, ma vanno nelle casse di coloro che detengono il potere.
di Halit Ermis