Tanya: Il problema principale dell’Iran è la questione curda
Zîlan Tanya, co-Presidente del Movimento per la Libertà e la Democrazia del Kurdistan orientale (KODAR), in un’intervista con ANF ha parlato dei problemi e delle prospettive di soluzione nel Kurdistan orientale e in Iran.
Perché voi come KODAR credete che per l’Iran sia necessaria la preparazione di un nuovo progetto di soluzione?
È visibile che nello Stato iraniano ci sono problemi politici, sociali, economici e culturali e che il sistema si trova davanti a un vicolo cieco. Tutto questo soffoca la società. Lo Stato non ha il potenziale di risolvere questa crisi autoprodotta. Non ci aspettiamo una soluzione dallo Stato. Allo stesso tempo però non è neanche giusto dire che deve venire una forza esterna e liberare l’Iran. La società iraniana e curda metterà fine a questa crisi. E questo è possibile solo attraverso la lotta democratica. Per impedire un acuirsi della situazione negativa e un futuro migliore dei popoli dell’Iran soprattutto in questa fase presenteremo progetti si soluzione.
Qual è la Sua proposta di soluzione per questi problemi impellenti?
Il progetto di soluzione si orienta sulla società e la sua volontà. La società è in grado di risolvere i problemi attuali senza alcuna aspettativa nei confronti dello Stato, in modo autonomo con l’aiuto delle sue capacità e esperienze. Democrazia e libertà possono nascere solo attraverso la forza del popolo. Una potenza esterna non può imporre questo alla società. La società deve decidere. Come movimento siamo pronti a andare con la società per garantire politicamente e socialmente sotto ogni punto di vista le richieste del popolo. Il sistema si trova in un vicolo cieco. Siamo pronti a indicare una direzione per il suo superamento.
Quali punti sono particolarmente presenti nel progetto di soluzione?
Come già accennato, aspetti politici, culturali, economici, sociali e di diritti umani sono decisivi per la stagnazione del sistema. La questione delle donne è un punto importante. Naturalmente questi aspetti vengono affrontati in modo primario. Anche la questione dell’identità dei popoli iraniani è importante. La questione curda è significativa. Il popolo arabo, azerbaigiano, beluci e perfino il popolo persiano, sono confrontati con grandi problemi. Per risolvere questi problemi è necessaria una Costituzione democratica. L’interlocutore per questo è la società stessa. L’attuale Costituzione non riconosce una diversità sociale.
Come è la politica sui curdi e che posto ha questione curda nella crisi attuale dell’Iran?
Il problema principale dell’Iran è la questione curda che allo stesso tempo è una delle questioni più importanti del Medio Oriente. I curdi oggi sono esposti a massacri culturali, economici e politici. Non hanno un’identità [riconosciuta]. Per questo le loro possibilità di sopravvivenza sono molto ridotte. Per sopravvivere devono arrivare ai loro limiti e sono quotidianamente esposti alla morte. Se si oppongono vengono perseguitati e arrestati come nazionalisti. Donne curde che vogliono coltivare la loro cultura diventano bersagli e sono esposte a stupri, arresti e attacchi con gli acidi. Vengono torturate psicologicamente. Consideriamo questa situazione uno dei problemi principali. Lo Stato iraniano continua a rinviare la questione curda.
Quali parametri sono contenuti nel vostro progetto di soluzione preparato come KODAR per risolvere la questione curda?
Il governo iraniano deve chiamare per nome la questione curda. Per chiamarla per nome deve entrare in un dialogo con gli interlocutori legati al problema. Le richieste delle società devono essere ascoltate e servono piani e progetti concreti per affrontare i problemi esistenti. I progetti e piani della società curda devono essere inclusi. Deve essere creata un’atmosfera orientata a una soluzione. Il governo iraniano cerca di militarizzare il Kurdistan orientale. Ci sono disposizioni di sicurezza molti rigide. A questo va messa fine. Le festività culturali e le feste nazionali devono godere di rispetto; la gente deve poter festeggiare in pace.
Come affrontate la questione delle donne in questo progetto di soluzione?
La questione delle donne è uno dei problemi principali dell’Iran. L’Iran è uno Stato profondamente sessista. È uno Stato che chiude un occhio davanti agli stupratori. C’è una cultura dello stupro. La nostra lotta è una lotta che ha come obiettivo la libertà della donna. Una lotta che non rispetta la libertà e la volontà della donna non è una lotta giusta e non può portare a un cambiamento sociale. La libertà della donna per noi è un gradimetro.
Nell’ultimo periodo ci sono discussioni su un intervento in Iran. Lei crede che si verificherà un intervento del genere e quali sarebbero le conseguenze?
I problemi dell’Iran non possono essere risolti dall’esterno. I problemi sono dinamiche interne e possono essere risolti solo dalla società stessa. L’Iran deve cambiare, non c’è un’altra strada. Ma credere che la soluzione venga dall’esterno è un’aspettativa che vogliono creare gli Stati capitalisti. Una vera soluzione in questo modo non verrà raggiunta. Al contrario i problemi diventerebbero più profondi. Gli Stati arabi sono la prova di questo. L’Iraq non riesce a staccarsi dal caos e i problemi diventano sempre più grandi. Con l’Iran nel caso di un intervento potrebbe succedere lo stesso. Siamo contrari a ingerenze dall’esterno e sosteniamo in tutto e per tutto una soluzione attraverso dinamiche sociali interne.
Come KODAR sottolineate spesso l’unità democratica dei popoli. Questo aspetto ha un ruolo anche nel progetto di soluzione?
Questo punto per noi è sempre stato uno dei temi più importanti perché l’Iran è un mosaico di popoli. La nostra proposta di soluzione si basa sull’unità democratica dei popoli. Per una vita comune democratica ovviamente sono indispensabili progetti e lotte democratiche comuni. Un Iran libero e democratico è possibile solo attraverso una lotta comune.
Oggi forse la società curda assume un ruolo di avanguardia. Tuttavia non può riuscire da sola. Se i persiani, gli azerbaigiani, beluci e tutti gli altri popoli dell’Iran non conducono una lotta comune, i conflitti esistenti non verranno mai risolti e una soluzione democratica sarebbe molto lontana. Attribuiamo un grande valore alla lotta comune dei popoli contro l’attuale sistema in crisi. Certamente tutti prenderanno il loro posto in questa lotta con la loro identità. Ma accanto alla lotta dei popoli deve esserci una lotta comune contro il sistema in crisi.