Richiesta record di condanna per 52 persone: 15 mila e 444 anni

52 persone che sono state arrestate a Erciş,distretto di Van, per aver partecipato alla rivolta del 6-8 ottobre sono state citate a giudizio e sono stati chiesti per ciascuno 297 anni,in totale 15 mila e 444 anni.L’avvocato Baran Bilici ha dichiarato che i rapporti della polizia che sono stati usati come prove erano illegali e sono stati accettati dal tribunale.

Un gruppo di persone a Erciş avevano protestato contro gli attacchi delle bande di ISIS a Kobanê tra il 6 e l’8 ottobre 2014.La Procura della Repubblica di Erciş aveva preparato un fascicolo di 50 pagine per il rinvio a giudizio di queste 52 persone,la maggior parte dei quali politici curdi.Non ci sono immagini o filmati che confermano la partecipazione di queste persone,e i soli documenti ammessi come prova sono i rapporti della polizia.

15 mila e 444 anni di carcere

Le accuse contro le 52 persone variano da “propaganda per un organizzazione” e “essere membro di gruppo armato”a “danneggiamento della pubblica proprietà” e “partecipazione a manifestazione o raduno”.

Camminare per strada era una ragione sufficiente per il procedimento penale

L’avvocato Baran Bilici ha dichiarato che per i manifestanti camminare per strada era una ragione sufficiente per il procedimento penale e ogni imputato è stato accusato di 11 diverse imputazioni per 297 anni di carcere.Bilici ha detto che i parlamentari curdi sottoposti a procedimento penale non hanno partecipato in alcun atto di incendio.

Ha affermato che al contrario.ci sono fotografie di 8 candelotti lacrimogeni all’interno della sede provinciale dell’AKP, ed è stata la polizia che ha incendiato le proprietà con gli attacchi con i gas lacrimogeni.Bilici ha descritto che il procedimento penale come una provocazione,e ha ricordato che i blindati della polizia di fronte all’Ufficio del governatore non sono intervenuti di proposito.

Bilici ha definito il fascicolo d’accusa come illegale e ha dichiarato che il caso illustra l’approccio dello stato nei confronti dei civili come combattenti nemici.