Protesta contro l’arresto di massa dei sindacalisti in Turchia
La Campagna Pace in Kurdistan ha pubblicato un comunicato per protestare contro gli arresti degli attivisti ed i funzionari dei sindacati.
La polizia turca ha affettuato quest’ultima operazione martedì mattina, 19 Febbraio, in ventotto città arrestando un totale di 167 persone. Gli arrestati sono membri e membri direttivi del KESK (Confederazione dei Sindacati del Settore Pubblico) e di altri sindacati affiliati ad esso, come il sindacato degli insegnanti, l’Egitim-Sen, il SES ed il BES.
Tra gli uffici in cui è stata fatta irruzione è presente anche il Quartier Generale del KESK ad Ankara.
“Faccio appello alle forze di polizia qui. Sappiamo che state illegalmente monitorando le nostre attività da molti anni. Non avete bisogno di farlo. Possiamo fonirvi ogni cosa se necessario. Crediamo che stiate effetuando questa operazione per denigrare e criminalizzare la nostra lotta”, ha detto in un comunicato Lami Özgen, Presidente del KESK.
Özgen ha inoltre sottolineato che 59 attivisti del KESK sono stati recentemente incarcerati, accusati di appartenenza all’organizzazione kurda KCK.
Le persone che sono state arrestate nelle città più piccole sono state trasferite nelle province di Ankara, Istanbul e Smirne, ha dichiarato la polizia.
Ad Istanbul, la polizia turca ha circondato cinquanta lavoratori, inclusi medici ed infermieri.
Un medico, testimone dell’irruzione, ha detto a Bianet: “La polizia è arrivata all’ospedale alle sei di mattina ed ha perquisito la stanza di un’infermiera. Hanno controllato il suo computer. Poi sono entrati nella stanza di un medico ed hanno perquisito i suoi oggetti personali. Due di loro sono stati arrestati”.
Nel suo comunicato, la Campagna Pace in Kurdistan afferma: “Gli arresti in corso contro gli attivisti kurdi e progressisti, che includono accademici, giornalisti, avvocati, rappresentanti politici eletti, sono parte di una campagna concertata ispirata dal Governo di vessazioni ed intimidazioni, progettate per indebolire e demoralizzare l’opposizione a favore dell’amministrazione AKP sempre più repressiva. Altrettanto importante, va sottolineato che l’ondata di arresti e repressione minaccia di far deragliare i nascenti colloqui di pace tra funzionari turchi e leader kurdi, che stanno entrando in una fase cruciale”.
Il comunicato aggiunge: “Questi arresti sopraggiungono in un momento in cui i colloqui tra il Governo turco ed il leader incarcerato Abdullah Öcalan stanno appena cominciando. Bisogna dare ai colloqui l’opportunità di avere successo, poichè potrebbero segnare un importante passo avanti nella ricerca di un accordo di pace duraturo tra la Turchia ed i Kurdi”.
La Campagna Pace in Kurdistan “condanna duramente questi arresti di massa ed invita all’immediato rilascio dei sindacalisti kurdi e turchi, insieme a tutti i prigionieri politici detenuti o in attesa di processo in Turchia. I colloqui di pace non possono che essere salutati come un successo, se la Turchia risultasse uno stato realmente democratico che rispetta i diritti sociali, politici, civili e culturali di tutti i suoi cittadini. Gli arresti di massa e l’atmosfera di paura che queste azioni provocano non rappresentano ovviamente la strada per costruire la pace e la riconciliazione”.
ANF Londra