PRC-Turchia: Italia e Unione Europea non riconoscano legittimità referendum. La vittoria di Erdogan è una farsa antidemocratica.
Nonostante il monopolio dei media, l’incarcerazione di decine di migliaia di oppositori, l’impossibilità per le opposizioni di fare campagna per il No Erdogan riesce a vincere solo per un soffio e solo attraverso i brogli.
Dal voto esce un paese diviso in due e in cui nelle grandi città, Istanbul, Ankara e Smirne, come nelle regioni curde ha prevalso il no. Le opposizioni contestano la validità di almeno 2,5 milioni di voti e irregolarità in 2/3 dei seggi. Già si annunciano ricorsi per brogli ed è da notare come fra coloro che hanno avuto la possibilità di votare in carcere, l’80% ha espresso la propria contrarietà ai cambiamenti costituzionali.
La vittoria di Erdogan è una farsa antidemocratica.
Sono 18 gli emendamenti modificati in base all’esito del referendum Abolita la carica di Primo Ministro eletto dal parlamento, si passa ad un presidenzialismo privo di fatto di ogni forma di bilanciamento dei poteri. Sul presidente della Repubblica, eletto ogni 5 anni insieme al parlamento si assommano gran parte dei poteri: proporre leggi, definire il bilancio dello Stato, comandare l’esercito, nominare non solo vice presidenti e ministri che possono essere destituiti in qualsiasi momento ma anche i generali, il direttore dei servizi segreti, i rettori universitari e altri importanti incarichi amministrativi e giudiziari. Il Presidente potrà nominare 12 su 15 membri della Corte Costituzionale e 4 su 13 del Consiglio dei Magistrati e dei Pubblici ministeri, (7 saranno di nomina parlamentare e 2 saranno il ministro e il sottosegretario della Giustizia, quindi entrambi nominati dal Presidente). Il presidente in carica Erdogan potrebbe governare per altri 17 anni, tenendo conto che è già al potere dal 2002, ma si ritroverà a dover gestire un paese non pacificato nonostante le dure ondate repressive.
L’Unione Europea non può far finta di niente: ha come partner un regime dittatoriale che è membro della NATO e del Consiglio d’Europa.
L’Italia e e gli altri governi dell’Unione Europea non riconoscano legittimità del referendum e non tradiscano le forze che si battono per la democrazia in Turchia.
Come Rifondazione Comunista la vittoria di Erdogan è un ulteriore passo verso il baratro. Un regime guerrafondaio che già interviene in Siria e Iraq, che reprime lA minoranze curda e ogni forma di dissidenza interna, religiosa, politica, intellettuale non può essere considerato democratico.
Nel ribadire la nostra ferma condanna dell’accordo siglato fra UE e Turchia nel marzo 2016 che trasforma il paese in un carcere a cielo aperto, torniamo a chiedere la liberazione di tutti i detenuti politici a partire dai parlamentari dell’HDP e esprimiamo la nostra solidarietà ribadiamo la nostra solidarietà a tutte le vittime di repressione, al mondo laico e progressista che sta resistendo all’oscurantismo religioso e nazionalista.
I dati del voto per il NO nelle città curde martoriate dall’esercito turco con migliaia di morti mostrano il coraggio di un popolo a cui nel corso degli anni il PKK ha dato voce e un progetto di liberazione.
Soltanto la liberazione del presidente Ocalan e l’apertura di un dialogo sulle sue proposte di confederalismo democratico può aprire la strada a un processo che garantisca pace e democrazia in Turchia e nei paesi vicini.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista