Öcalan scommette sulla pace: il PKK depone le armi e difende il confederalismo democratico
Il leader Abdullah Öcalan ha lanciato un appello ai militanti del PKK a deporre le armi e l’11 luglio12 luglio è prevista una cerimonia simbolica di disarmo di una ventina – trenta attivisti del PKK a Sulaymaniyah (Iraq), come primo gesto concreto della rinuncia alla lotta armata.
Öcalan , con la sua iniziativa di pace, ha compiuto un coraggioso azzardo storico: ha proposto una rivoluzione democratica , scommettendo sulla pace possibile. Dovrà ora decidere il governo turco, uscendo dalle ambiguità. Il primo atto dovrà essere la libertà per Öcalan e tutti i detenuti di pensiero e politici. Quale è l’anomala grandezza della proposta di Öcalan? In un Medio Oriente sconvolto da bombardamenti e annientamento di popoli, in un mondo che corre verso un riarmo bellicista, che militarizza anche l’immaginario collettivo verso sovranismi e nazionalismi, Öcalan propone pace e pratica disarmo. Il suo partito, il PKK, che proviene da una lotta armata durissima, da una guerra civile devastante, in un congresso drammatico e dai contenuti molto elevati, sceglie l’abbandono della lotta armata, la riconversione in un percorso di liberazione civile dal colonialismo. Questo processo è la proiezione politica della grande concezione teorica e sociale del “confederalismo democratico”, che si caratterizza per il superamento dell’idea dello “Stato nazione”, del sovranismo nazionalistico.
Ritengo che il “l’autodifesa confederalismo democratico” non riguardi solo il processo di liberazione del popolo curdo; esso è un paradigma democratico che dovremmo anche noi elaborare e sperimentare, in una Unione Europea che veleggia veloce verso le autocrazie nazionaliste. E’ un progetto di rivoluzione politico, geopolitico, anche sociale. Che fonda sulla liberazione delle donne, sull’ecologismo, sulla democrazia dal basso, sull’autodifesa popolare. Il percorso di liberazione attraversa i villaggi; esso non riguarda solo le comunità curde, ma quelle arabe, assire, ezide, circasse, turkmene.
Il “confederalismo democratico” non è un progetto separatista, secessionista. Esso sfida l’intera Turchia ad attuare radicali riforme democratiche, a migliorare la qualità della democrazia in un Paese sempre più oligarchico. Questo disegno è certamente complesso, di difficile realizzazione. È un azzardo, appunto; ma ha già costruito una rete di movimenti femministi, ecologisti, internazionalisti. Ne abbiamo discusso, giorni fa, in un incontro coordinato da Simona Maggiorelli, direttrice di Left nella sede del Senato italiano (con interventi di Yilmaz Orkan, Ufficio d’Informazione del Kurdistan in Italia, Piero Bernocchi Cobas, Francesca Ghirra, Deputata AVS e altri).
Perché è essenziale coinvolgere il Parlamento italiano in una iniziativa democratica e di pace che è, oggi, unica in un mondo devastato dal bellicismo.
L’autore: Giovanni Russo Spena, già parlamentare, è giurista e costituzionalista e , Portavoce Comitato Libertà per Öcalan.
Öcalan scommette sulla pace: il PKK depone le armi e difende il confederalismo democratico