Nessuna chance per la pace
Erdogan e un padrino della mafia aizzano contro accademici. La procura indaga contro un presentatore televisivo. Morti nell’attentato alla polizia nella Turchia sudorientale.Nella notte di giovedì nel capoluogo Cinar nella provincia sudorientale di Diyarbakir è stato compiuto un attentato contro il quartier generale della polizia. L’edificio di cinque piani è stato completamente distrutto da un’autobomba e il successivo bersagliamento con razzi. Nell’attentato, che fatto crollare anche l’edificio degli alloggi dei famigliari della polizia, secondo quanto riferito dal governatore di Diyarbakir sono rimasti uccisi anche sei civili, tre di loro erano bambini. Altre 39 persone, tra cui sei poliziotti, sarebbero state ferite. Contemporaneamente è stata attaccata con dei lanciarazzi una postazione della polizia militare nella città di Midyat nella provincia di Mardin. L’agenzia stampa Anadolu ha riferito che non ci sono ancora rapporti rispetto a possibili vittime.
Poche ore dopo l’attacco al quartier generale della polizia è stato distrutto in un incendio l’edificio Partito delle Regioni (DBP) di sinistra e democratico, che è al governo a Cinar, dove ha sede anche l’associazione per la lingua curda Kurdi-Der. Il fuoco sarebbe stato appiccato da poliziotti in borghese secondo quanto riferito dall’agenzia Firat che ha fatto riferimento a fonti locali.
Il governo attribuisce la responsabilità per l’attacco alla polizia a Cinar al Partito dei Lavoratori del Kurdistan PKK, al momento non risulta alcuna rivendicazione ufficiale. Nonostante la revoca del cessate il fuoco proclamato a inizio novembre per il periodo delle elezioni parlamentari, il PKK nelle ultime settimane non ha avviato attacchi maggiori. La guida del PKK aveva tuttavia minacciato di intervenire con combattenti della guerriglia se l’esercito avesse continuato a procedere con carri armati nelle città contro la popolazione civile. Nelle città di Cizre e Silopi sotto coprifuoco da un mese, come nella città vecchia di Diyarbakir chiusa da inizio dicembre, continuano pesanti combattimenti tra esercito e polizia e le Forze di Difesa Civili YPS costitute dagli abitanti. Di nuovo diversi civili sono stati uccisi dalle forze di sicurezza. Mercoledì inoltre l’aviazione turca aveva bombardato le zone di ritirata della guerriglia del PKK nell’Iraq settentrionale.
Intanto il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (AKP) islamico-nazionalista al governo e media a lui vicini reagiscono in modo sempre più aspro alle poche voci nel paese che chiedono prudenza e pace. Per esempio pochi giorni fa ha fatto scalpore l’appello di un’insegnante di Diyarbakir nella popolare trasmissione in diretta »Beyaz Show« del presentatore Beyazit Öztürk su Kanal D. »Siete consapevoli di quello che sta succedendo nell’est del paese? I media riferiscono gli avvenimenti in modo diverso. Alzate le vostre voci. Condividete i nostri sentimenti, come esseri umani. Le persone non devono morire, i bambini non devono morire, le madri non devono piangere «, la donna, che ha detto di chiamarsi Ayse, ha implorato rivolgendosi agli spettatori. Il presentatore e il pubblico nello studio televisivo hanno applaudito. Immediatamente media vicini all’AKP hanno iniziato una campagna persecutoria contro il canale televisivo appartenente gruppo mediatico Dogan e il presentatore a causa di presunto sostegno del PKK.
La procura ha avviato un procedimento contro Öztürk, che si è immediatamente scusato assicurando la sua fedeltà alla patria, e la donna al telefono per »propaganda terroristica«. Intanto il presidente Recep Tayyip Erdogan ha diffamato come »canaglia e quinta colonna di potenze straniere« i 1.128 scienziati di 89 università turche e straniere che in un appello per una »Fine dei Massacri« nella Turchia orientale si erano pronunciati a favore di un ritorno ai negoziati di pace con il PKK. Diverse università hanno già avviato o applicato provvedimenti disciplinari o addirittura denunce penali nei confronti dei firmatari.
Il famigerato padrino della mafia Sedat Peker mercoledì ha minacciato gli accademici sul suo sito Internet » di far scorrere il loro sangue e di farglici fare il bagno«. Il criminale proveniente dalla città di origine di Erdogan, Rize, proviene dall’ambiente dei Lupi Grigi fascisti, ma dal suo rilascio anticipato dal carcere nel 2007, probabilmente coadiuvato dal governo, si presente come sostenitore dell‘AKP. Politici dell’opposizione hanno inviato la procura a indagare contro Peker per istigazione all‘omicidio. Qualora questo non dovesse avvenire, questo significherebbe protezione dello stato per omicidi di oppositori, ha dichiarato il deputato del Partito Democratico del Popoli (HDP) Ertugrul Kürkcü. Questa sarebbe una prova che la mafia è diventata organicamente parte del »nuovo stato« dell‘AKP.
di Nick Brauns – Junge Welt