L’esercito turco incendia le foreste del Kurdistan per stanare i guerriglieri del Pkk
Gli ambientalisti: «Hanno bruciato molte aree ecologicamente sensibili»
Secondo Ercan Ayboga, del Mezopotamya Ekoloji Hareketi (Movimento ecologico della Mesopotamia), «con la ripresa della guerra nel Nord Kurdistan da parte dello Stato turco a fine luglio 2015, l’esercito turco ha iniziato a bruciare le foreste».
Gli estesi incendi di foreste nel Kurdistan turco sono infatti il frutto degli attacchi dell’esercito turco alle basi montane dei guerriglieri dell’Hgp, le forze di difesa del popolo del Pkk (Partîya Karkerén Kurdîstan) e anche a attivisti politici non legati direttamente alla guerriglia. La Turchia infatti, con la scusa di combattere lo Stato Islamico/Daesh sta fa settimane martellando i militanti kurdi con i quali ha interrotto unilateralmente le trattative di pace.
Ayboga nei giorni scorsi aveva denunciato che «L’esercito turco, in modo sistematico e pianificato, spara con munizioni e bombe che provocano incendi boschivi. In particolare nelle province di Dersim (Tunceli), Sirnex (Şırnak) e Amed (Diyarbakir), nelle sue operazioni contro l’Hpg l’esercito ha bruciato parecchie foreste ecologicamente molto sensibili. In tal modo l’esercito turco spera di limitare la mobilità delle Hpg. Questo metodo di lotta contro la ribellione curda di lunga durata è già stato ampiamente utilizzato già negli anni ’90 nel Nord Kurdistan. In quegli anni, nelle regioni contese è stata bruciata quasi ogni grande foresta».
Una tecnica che ricorda gli incendi delle foreste vietnamite con il napalm da parte dell’esercito Usa, ma qui l’esercito turco brucia foreste che il governo centrale di Ankara considera a tutti gli effetti parte indivisibile della Turchia, smascherando così il neocolonialismo che sta dietro questa guerra che doveva essere contro il Daesh ma che è in realtà contro l’autonomismo Kurdo, sia in Turchia che i Siria o in Iraq..
L’esercito di Ankara ha appiccato la maggior parte degli incendi nelle aree che il governo islamista turco ha dichiarato “zone di sicurezza” solo dopo aver ripreso la guerra contro i kurdi. «Ecco perché la popolazione locale e gli attivisti come quelli del nostro movimento – spiega Ayboga – sono stati ostacolati da parte dell’esercito turco quando tentavano di andare per le zone colpite per cercare di spegnere gli incendi. Queste iniziative sono state realizzate mentre le istituzioni governative responsabili non agivano Partiamo dal presupposto che siano stati istruiti dal governo a non intervenire. Ad oggi, diverse centinaia di ettari di foreste sono stati bruciati nel Nord Kurdistan, dove il tipo di albero principale è la quercia».
Il Mezopotamya Ekoloji Hareketi rivolge un appello agli attivisti politici internazionali, ai movimenti sociali e alle Ong che lavorano su problemi ecologici a partecipare ad una delegazione internazionale. Questa delegazione dovrebbe approfondire la dimensione e gli impatti degli incendi boschivi delle ultime settimane, il successivo comportamento dei funzionari turchi, gli sforzi della gente del posto per spegnere gli incendi e, se esistono incendi in corso e informare l’opinione pubblica internazionale sulla base delle loro osservazioni».
Ayboga conclude «Noi pensiamo che il comportamento estremamente distruttivo dello Stato turco in questa guerra sporca deve essere trattato anche a livello internazionale. Il termine per la delegazione internazionale è prevista dall’8 al 12 settembre 2015».
Greenreport
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