Le YPG rispondono ad Amnesty International
In un’intervista a Sipan Hemo, comandante generale delle YPG, ha commentato il rapporto di Amnesty International.
Abbiamo visto il rapporto di Amnesty International. Posso dirti che i tempi e la formulazione di questo rapporto sono un po’ sospetti.
Nel momento in cui stiamo formando una nuova alleanza con le forze pro-democrazia della Siria, e ci prepariamo a scatenare una grande guerra contro ISIS, viene pubblicato questo rapporto.
Il rapporto arriva subito dopo che le forze della coalizione ci stanno dando un aiuto significativo. Difficile pensare che si tratti soltanto di una coincidenza.
[…] Ora, voglio essere chiaro: abbiamo liberato circa 1500 villaggi arabi. Alcuni di questi villaggi sono diventati zone di guerra tra noi e ISIS. In alcuni villaggi le battaglie sono proseguite per giorni.
Non sto dicendo che quei villaggi non abbiano subito danni. Ma non sono più di 4 o 5 villaggi.
Abbiamo liberato 1500 villaggi arabi e la gente lì ora ci vive in pace.
Se fosse stato vero, perché questi 1.500 villaggi sono ancora in piedi?
A parte questo, ci sono arabi che sono stati portati in Rojava dal regime baathista e si sono stabiliti in tutto il territorio dei kurdi. Questi arabi anche a Jazira vivono rispettati. Se avessimo l’intenzione di mandar via gli arabi, lo avremmo fatto prima con questi.
Penso che chi è scontento per le sconfitte di ISIS abbia qualche ruolo in questo rapporto, perché abbiamo avuto successo contro ISIS. E tutto il mondo vede la nostra efficacia e il successo su questo gruppo terroristico. Lo abbiamo dimostrato praticamente, anche liberando la regione del Rojava.
Un altro aspetto: il 30% delle YPG è costituito da arabi. Se ciò che sostiene il report fosse vero, anche questi arabi impegnati con noi avrebbero commesso quelle atrocità?
Se queste cose fossero vere, combatterebbero al nostro fianco a Jazira e Kobane?
Crediamo che tali report mirino a danneggiare la nostra immagine.
A nostro parere, la Coalizione nazionale siriana e le forze dietro ad essa hanno molto a che fare con questo. Perché, per esempio, all’inizio potrebbero non aver digerito la nostra liberazione di Tel Abyad. Così hanno diffuso di proposito queste voci.
Ma noi continueremo la nostra lotta per la democrazia in Siria malgrado tutte le accuse, e fuori da tutte queste cose con cui vorrebbero regolare i conti con noi.
E siamo aperti alla responsabilità. Siamo rispettosi dei diritti umani.
Qualsiasi organismo indipendente può venire a indagare.
Stiamo liberando 1500 villaggi arabi, questo rapporto avrebbe dovuto ringraziarci.
Abbiamo liberato così tante persone. Abbiamo liberato Shengal [Sinjar] e molte donne yezide.
Ci sono altri interessi in questo rapporto.
Le nostre unità sono qui, chiunque può venire a indagare e può anche parlare con gli arabi e i turcomanni.