L’attivista curdo: “Rovaja sotto triplice embargo, Italia ed Europa ci aiutino”

Ylmaz Orkan, responsabile dell’Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia (Uiki Onlus), lancia un appello dalla Camera dei Deputati: “Erdogan sta conducendo una guerra totale contro di noi”

ROMA – “Speravamo che la coalizione anti-Daesh che si è riunita a Roma due settimane fa potesse decidere qualcosa sull’apertura al commercio della zona del Rojava, che è di fatto sotto un triplice embargo turco, iracheno e siriano: così non è stato. Ora cinque milioni di persone rischiano di trovarsi in grave difficoltà”. Così Ylmaz Orkan, responsabile dell’Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia (Uiki Onlus), intervenuto oggi a una conferenza stampa organizzata alla Camera dei Deputati per fare il punto sulla situazione nel Kurdistan meridionale.

Con Rojava si intende l’Amministrazione autonoma della Siria del nord-Est, regione controllata da milizie curde e non riconosciuta da Damasco, che si è definita nel 2012 nel contesto della guerra civile siriana e sotto attacco di forze armate turche e di organizzazioni paramilitari affiliate almeno a partire dal 2018. Parlando della regione, Orkan ha detto che il governo del presidente Recep Tayyip Erdogan vi sta conducendo “una guerra totale”, non solo militare. “La portata del fiume Eufrate nella zona è stata ridotta artificialmente da 500 metri cubi di acqua al secondo a circa 200 e lo stesso sta avvenendo con il Tigri”, ha detto il responsabile, in riferimento ai due fiumi che attraversano la regione.

Orkan ha quindi fatto appello “al Governo e al Parlamento italiano” e soprattutto “al Parlamento europeo”, affinché “organizzino dopo il 15 luglio una delegazione di deputati per visitare la regione. La situazione purtroppo non è cambiata molto – racconta Orkan -, ci sono continui attacchi da parte della Turchia nel Kurdistan meridionale. Vogliono chiudere il nostro partito, l’Hdp. Hanno attaccato una sede del nostro partito a Izmir e ucciso una nostra compagna. Da parte turca ci sono continui attacchi via terra ma anche con droni e aerei”, conclude l’attivista, ricordando come “per anni noi abbiamo detto che Erdogan era una fascista e adesso anche un leader europeo come Mario Draghi ha detto che è un dittatore. Per fermarlo serve l’impegno e la solidarietà della comunità internazionale”.

FRATOIANNI: “NON BASTA DEFINIRE ERDOGAN DITTATORE, SERVONO ATTI CONCRETI”

Alla conferenza stampa alla Camera era presente anche il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, che ha lamentato come alle dichiarazioni “molto dure nel contesto della diplomazia” del premier contro Erdogan non siano seguite sufficienti azioni contro il presidente turco. “Crediamo che a queste parole debbano seguire anche degli atti perché – sulla questione curda e su altre – Erdogan si comporta non solo come un dittatore ma anche come qualcuno che reprime un popolo da decenni“. Il segretario di Si ha evidenziato che “gli attacchi turchi proseguono da molto tempo, così come la repressione” del governo turco e che quella del popolo curdo “rappresenta una delle questioni aperte più gravi che ci troviamo davanti”. Rispetto a questa situazione, secondo Fratoianni, “sarebbe necessario” che la comunità internazionale “intervenisse con qualche elemento di decisione in più”.

 

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