La Turchia si trova in una fase suicida
Bese Hozat, co-presidente dell’Unione delle Comunità del Kurdistan (KCK) a colloquio con l’agenzia stampa Firat (ANF); di seguito pubblichiamo estratti da un’intervista sulla situazione di politica interna della Turchia e le relazioni tra Germania e Turchia,
La Turchia applica ad Abdullah Öcalan una forma inasprita di ergastolo. In questo commette un crimine?
In nessuna legislazione o trattato nazionale o internazionale, si trova un concetto o una legge come quello della „pena detentiva inasprita a vita“. Questa è un’invenzione dello Stato turco razzista e colonialista. Questo è senza dubbio in contraddizione con i diritti umani riconosciuti a livello internazionale e quindi rappresenta un grande crimine. L’attuazione pratica della „pena detentiva inasprita a vita“ è pari alla pena di morte. Questa legge viene applicata nella forma dell’isolamento totale di Abdullah Öcalan. Questa è l’espressione di una politica genocida. Questa situazione è sufficiente per un moto di indignazione. In realtà questa situazione è motivo di chiedere conto internazionalmente allo Stato turco dal punto di vista giuridico.
Cosa significa il silenzio delle istituzioni europee competenti su questa violazione della legge?
Le istituzioni giuridiche internazionali in Europa agiscono secondo la politica dell’Unione Europea. Si tratta di istituzioni che sono sotto supervisione politica e non dispongono di una volontà indipendente. Con la sua attuale politica l’Europa è corresponsabile per i crimini a Imrali (isola carcere in Turchia sulla quale Abdullah Öcalan viene trattenuto dal 1999. NdR). La Turchia fa parte del Consiglio Europeo ed è candidata all’ingresso nell’UE. La Turchia ha rigettato tutti i trattati internazionali che ha firmato. Ha violato la legislazione internazionale. Ha calpestato i valori dell’Europa. Con il suo silenzio l’Europa non entra in contraddizione solo con i propri valori, ma li dichiara privi di significato. Con questo l’Europa rinuncia al valore dello stato di diritto e si mette contro la propria società. L’Europa che si fregia della difesa dello stato di diritto e dei diritti umani, in questo modo perde la sua credibilità. Le curde e i curdi sono molti delusi dell’ambiguità dell’Europa e del suo atteggiamento indulgente nei confronti della politica genocida della Turchia.
L’Europa deve smettere di sostenere violazioni dei diritti umani e crimini di guerra in Turchia. Tacere e fare finta che non sia successo niente, significa essere corresponsabili dei crimini. Se gli Stati europei introducessero sanzioni efficaci a livello politico, economico e militare e ricorressero a misure giuridiche, la Turchia non avrebbe il coraggio di continuare a commettere queste violazioni dei diritti umani. L’AKP allora smetterebbe necessariamente di commettere crimini e dovrebbe risponderne di fronte alla società turca e curda. L’atteggiamento opportunista e esitante dell’Europa incoraggia e rafforza il regime fascista dell’AKP-MHP.
Il CHP (Partito Repubblicano del Popolo; NdR) tematizzando la ‚giustizia‘ e facendo diverse iniziative cerca evidentemente di portare dalla sua parte l’opposizione sociale. Secondo Lei, che intenzioni ha il CHP sotto questo aspetto?
Quando il CHP si è reso conto che la criminalizzazione aveva raggiunto anche loro, ha iniziato la ‚marcia per la giustizia‘. La marcia ha attirato una certa attenzione. Le forze democratiche della Turchia in sofferenza sotto la pressione del fascismo, il movimento delle donne, istituzioni della società civile e altre aree della società hanno sostenuto in modo chiaro questa protesta. Con questo la ‚marcia per la giustizia‘ è diventata di più di una manifestazione del CHP. Ha messo in movimento tutte le aree della società che si oppongono al fascismo. Ma il CHP non è riuscito a comprendere nel modo giusto il significato di questa manifestazione. Non è riuscito a rispondere alle aspettative che si sono sviluppate nella società e a mantenere le sue promesse. Subito dopo la fine della marcia si è allontanato dalla piazza ed è tornato alla sua politica classica.
Fino a quando il CHP non cambia la sua politica sui curdi, continuerà a fungere da appoggio al governo fascista AKP-MHP e nel tempo si renderà superfluo da sé. La situazione arenata del CHP consiste soprattutto nel fatto che non mette fine alla politica dello Stato turco vecchia di 93 anni di negazione e annientamento delle curde e dei curdi. Non riesce a liberarsi dall’ideologia nazionalista. Il CHP non è in grado di sviluppare una soluzione democratica per la questione curda. Non riesce a seguire una politica democratica e quindi a diventare una vera forza propulsiva per l’opposizione. Al contrario, nel suo ruolo attuale sostiene il potere dell’AKP e fornisce giustificazioni per le pratiche fasciste e genocide dei potenti.
Se il CHP avesse negato il suo sostegno, non si sarebbe arrivati all’alleanza tra AKP, MHP e le forze di Ergenekon. Anche l’immunità dei deputati senza il CHP non si sarebbe potuta rimuovere. Né sarebbe stato possibile arrestare i sindaci e le sindache del DBP (Partito Democratico delle Regioni; NdR), né centinaia di donne e uomini politici. L’AKP senza il sostegno del CHP avrebbe potuto eseguire il golpe fascista civile del 20 luglio 2015; senza il CHP non avrebbe potuto proclamare neanche lo stato di emergenza. Se il CHP non appoggiasse l’AKP, questo non sarebbe potuto entrare in Siria. In questo senso il CHP è corresponsabile per la costruzione e la pratica del regime fascista dell’AKP-MHP.
Inoltre il CHP da anni svolge un ruolo molto negativo rispetto al fatto che liberalizza l’opposizione democratica e la indirizza nei limiti predeterminati dallo Stato. Considerato da questo punto vista, segue una missione di indebolimento dell’opposizione promuovendo la passività dell’opposizione rivoluzionaria – democratica e la trascina nella logica del sistema dominante.
Tutto questo fa parte della politica tradizionale del CHP, che considerato dal punto di vista storico rappresenta il partito fondatore della Repubblica di Turchia. Da decenni il CHP segue questa politica. Nega l’esistenza delle curde e dei curdi. Tritura le dinamiche di sinistra e democratiche in Turchia nelle ruote dell’apparato dello Stato e così le dissolve. Indebolisce la volontà della società alevita che ha un carattere esterno allo Stato, democratico e di opposizione. In questo modo il CHP la assimila e cerca di distruggere la sua identità sociale e resistente. Fino a quando il CHP non abbandona completamente la sua politica tradizionale, non potrà nemmeno condurre una lotta giusta ed efficace per la democrazia e la giustizia. In questo caso, nonostante tentativi di questo tipo, non riuscirà a salvare se stesso e la sua esistenza, come ha cercato di fare già con la ‚marcia per la giustizia‘.
Come valuta la crisi delle relazioni turco-tedesche a fronte della crisi di politica estera degli ultimi mesi?
Le relazioni turco-tedesche attualmente si trovano in una crisi politica. Vedere la crisi solo nel contesto delle elezioni federali in Germania è limitativo. Le ragioni per la crisi sono più profonde e più ampie. La Turchia con la situazione attuale si allontana sempre di più dall’asse europeo. L’intenzione dell’AKP di costruire una dittatura fascista sulla base di modello statuale islamista-nazionalista, non corrisponde al modello di Islam illuminato favorito dall’Europa. L’AKP ha guidato la Turchia in direzione di un asse di Al-Qaeda. Lo Stato turco costruisce il suo sistema il suo regime e la sua società sulla base di un risentimento anti-europeo e in contraddizione con i valori europei. La Turchia sotto la guida dell’AKP è diventata sostenitrice di gruppi come Al-Qaeda, Stato Islamico e altri gruppi.
Nessuno degli attacchi di Stato Islamico in Europa avviene in modo indipendente dall’AKP e dal MIT (Servizio di Informazioni Nazionale della Turchia; NdR). Se si indagasse e ci si interrogasse seriamente sui retroscena degli attacchi, si dimostrerebbe che dietro ci sono il MIT e l’AKP. La Turchia nella sua costituzione rappresenta un grande pericolo per l’Europa e in particolare per la Germania. La vera ragione per la crisi attuale tra la Germania e la Turchia sta nel fatto che la Turchia si sviluppa nella direzione dell’asse qui descritto. Gli altri eventi sono piuttosto di carattere quotidiano e solo un’espressione di una crisi più profonda.
La crisi turco-europea è espressione del fatto che l’Europa modifica la sua strategia nei confronti della Turchia?
L’Europa non rinuncerà così facilmente alla Turchia. L’Europa ha relazioni profonde con la Turchia dal punto di vista politico, economico e militare. Esistono dipendenze reciproche. Che entrambe le parti rinuncino semplicemente l’una all’altra non è tanto facile quanto a volte si suppone. Uno sviluppo del genere aprirebbe la strada per conseguenze molto gravi. Allo stesso tempo un distacco dell’Europa da Erdoğan e dall’AKP non è un distacco dalla Turchia. L’Europa può distaccarsi da Erdoğan e dall’AKP. In parte già sono in atto piccoli passi in questa direzione. L’attuale posizione della Turchia per l’Europa rappresenta un rischio molto grande. Se a fronte di questo atteggiamento della Turchia continuasse a chiudere un occhio, anche l’Europa si troverà sempre di più tirata nel caos. L’Europa non ha la forza di reggere a lungo una situazione del genere.
Questa intervista è stata originariamente pubblicata il 28.08.2017 sulla homepage dell’agenzia stampa Firatnews (ANF).