La resistenza qui andrà avanti
La guerra di aggressione turca contro il cantone di Afrin nel nord della Siria continua. Ma la popolazione civile non si fa scacciare. Colloquio con Siya Nebi. Siya Nebi lavora per lo Information Center of Afrin Resistance (ICAR) come reporter dal fronte nel cantone di Afrin in Siria del nord.
Lei da alcuni giorni lavora direttamente nella provincia di Afrin contro la quale si rivolte l’aggressione di Ankara. Secondo il suo punto di vista qual è la situazione militare?
Cerchiamo di avere una visione complessiva, ma alcune zone sono poco accessibili. Per gli ultimi due giorni posso dire che nelle zone intorno a Bilbile, Siye e Rajo ci sono stati combattimenti. In villaggio nei pressi di Bilbile è stato ferito e arrestato un mercenario del fronte Nusra. Il suo nome è Abdul Kader Ismail. A anche Kevire Ker ci sono stati scontri. Sono stati distrutti due veicoli militari. I combattimenti continuano, di continuo ci sono bombardamenti.
Finora non c’è stato alcun cambiamento nell’atteggiamento delle forze internazionali o della coalizione anti-IS che lasciano fare la Turchia. Ma le Unità di Difesa del Popolo e delle Donne YPG e YPJ e le Forze Siriane Democratiche FSD oppongono una strenua resistenza. Questa, così assicurano i combattenti di queste formazioni, sta aumentando. La motivazione dei difensori di Afrin è molto altra. Altrettanto alte sono le perdite negli attacchi. I numeri precisi sono a stento individuabili, ma è chiaro che i media turchi manipolano molto.
Come reagisce la popolazione locale? Negli ultimi giorni abbiamo visto immagini di grandi manifestazioni contro l’ingresso della Turchia …
Noi qui siamo costantemente in contatto con la popolazione civile. Il morale tra la gente è molto alto. Soprattutto a Afrin città la vita normale prosegue quasi senza interruzioni. Una differenza è che qui ci sono alcune famiglie in più, ossia quelle dei villaggi che sono sotto bombardamenti continui e nei quali non è possibile restare. E non c’è panico a Afrin. La popolazione è bene organizzata e naturalmente segue quello che sta succedendo. Già per il fatto che quasi ogni famiglia ha un parente al fronte.
Ma naturalmente la guerra ha anche effetti sulla vita civile. È stato necessario chiudere le scuole. I bambini si lamentano, ma anche loro capiscono la situazione. Le famiglie reagiscono continuando le lezioni nelle comuni o nelle proprie case.
Va messa in evidenza anche la solidarietà della gente in Siria. Nelle ultime settimane da ogni parte sono arrivati curdi, assiri, arabi: da Kobani e Derik, da Manbij e Raqqa. Anche questo ha molto effetto sulla popolazione locale.
Continuano a arrivare rapporti di violazioni di diritti umani da parte delle truppe turche. Ankara come sta conducendo questa guerra?
Quello che la Turchia sta facendo qui è palesemente visibile. Vengono pubblicati video che mostrano per esempio come soldati turchi fanno scempio di corpi di caduti delle YPG e YPJ. Inoltre vengono usate armi i cui effetti sono simili a quelli del Napalm. Ci sono testimoni oculari a questo proposito. Anche i medici che hanno curato persone ferite in questi attacchi dicono che è stato usato qualche tipo di arma non-convenzionale. Qualunque cosa abbiano usato, continuano a farlo. Ma finora non si è riusciti a inquadrare concretamente cosa di preciso stiamo impiegando qui.
Negli attacchi a villaggi vicini al confine inoltre hanno perso la vita sono numerosi civili, tra cui tanti bambini. La propaganda turca sostiene che qui sta difendendo la sicurezza del proprio Paese contro dei »terroristi«. Naturalmente non è così. Attaccano persone che vivono qui: curdi, arabi, diversi altri gruppi di popolazione.
Afrin resiste ancora. Ma come si svilupperà la situazione? Lei pensa che Erdogan si ritirerà?
Questa è una domanda che si fanno tutti. Il movimento curdo parla della »Terza Guerra Mondiale« che si sta svolgendo qui nella regione perché qui così tante forze cercano di imporre i propri interessi. E poi le relaziona tra le forze imperialiste sono soggette a cambiamenti continui. Questo rende difficile valutare cosa succederà. L’unica cosa che si può dire è: la resistenza qui continuerà fino alla fine.
Intervista: Peter Schaber
https://www.jungewelt.de/artikel/327034.der-widerstand-hier-wird-weitergehen.html