La prossima guerra di Erdogan
Dozzine di morti a causa di attacchi aerei turchi in Iraq e nella Siria del nord. Ankara raccoglie truppe al confine
Aerei da combattimento turchi nella notte tra lunedì e martedì hanno attaccato zone nel nord dell’Iraq e in Siria. L’attacco che secondo i primi rapporti ha causato dozzine di vittime, era rivolto contro le roccaforti del Movimento di Liberazione curdo. Per la prima volta i bombardamenti non si sono concentrati sulle montagne della regione al confine turco-irakeno dove secondo Ankara si trova la leadership del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK). L’azione si è estesa al territorio siriano e irakeno: nel nord della Siria è stata colpita una centrale delle Unità di Difesa del Popolo curde YPG e una stazione del canale radio Denge Rojava.
Negli scorsi mesi ci sono state provocazioni armate contro l’amministrazione autonoma curda nel nord della Siria, ma l’ultimo attacco è di una qualità nuova. Anche perché l’aviazione turca ha attaccato contemporaneamente zone di insediamento yezida in Iraq nel Sinjar. Anche lì è stata distrutta una stazione radio, sono state bombardate diverse aree abitate. Inoltre è stato colpito un punto appoggio dei peshmerga del KDP, che in realtà sarebbero alleati di Ankara, sono morti cinque combattenti.
A Sinjar, quella regione dove nel 2014 “Stato Islamico” (IS) ha assassinato e deportato migliaia di yezidi e yezide, l’attacco della Turchia ha un significato particolare. Ora ci si difenderà da Recep Tayyip Erdogan come allora da IS, ha commentato per junge Welt Zerdest Sengali, comandante delle unità di autodifesa yezide YBS. “Abbiamo la forza per farlo e potranno vederlo tutti.”
Anche nel Rojava gli attacchi aerei turchi sono stati considerati un sostegno a IS. »La Turchia e Daesh, Erdogan e Al-Baghdadi, sono la stessa cosa”, ha dichiarato un combattente delle YPG tra le macerie di quella che era la stazione militare presso Karacok a jW. “Proprio quando ci troviamo davanti a Raqqa, la capitale di IS, la Turchia ci attacca.”
Gli attacchi aerei appaiono come un nuovo avvio dell’offensiva di Ankara. Erdogan da settimane annuncia di voler »ripulire« il nord della Siria e l’Iraq dai combattenti curdi. Martedì al confine con Afrin nel nord della Siria sono state raccolte truppe di terra, costruiti percorsi e ponti di barche per l’avanzata. La situazione al confine turco-irakeno è simile: da giorni ci sono pesanti scontri tra l’esercito turco e combattenti del PKK.
Alla chiusura della redazione di jW mancavano reazioni internazionali all’attacco. È concreto il sospetto che gli USA fossero stati informati in anticipo dell’attacco. “Il silenzio a livello internazionale ha incoraggiato la Turchia a proseguire con simili violazioni della legalità internazionale. Se il silenzio continua, la Turchia continuerà. Se questo dovesse verificarsi, faremo una nuova riflessione sull’operazione a Raqqa”, ha minacciato Ilham Ehmed, Presidente del Consiglio Siriano Democratico al canale televisivo curdo Ronahi TV.
di Peter Schaber, JW Qamishlo
Foto Centro stampa distrutto: a Karacok l’aviazione turca ha distrutto una stazione radio curda (25.4.2017) di Willi Effenberger