La Libertà di uccidere in Turchia
Il concetto di guerra totale del Partito Giustizia e Sviluppo (AKP), avviato dopo la sua sconfitta storica alle elezioni del 7 giugno è stato messo in atto con le operazioni contro i combattenti curdi del Movimento per la Libertà, con l’imposizione del coprifuoco, il massacro di civili, l’arresto degli amministratori eletti dal popolo, la demolizione dei cimiteri dei guerriglieri e gli attacchi contro le sedi dell’ HDP in tutto il paese.
Da una parte i kurdi insistono sulla richiesta per la fine del conflitto attraverso colloqui e trattative, per la risoluzione della questione curda e il raggiungimento di una pace duratura, dall’ altra il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan e il governo dell’AKP proseguono le azioni di guerra e lo spargimento di sangue in vista delle elezioni del 1 novembre, per ottenere più voti rispetto a quelli presi il 7 giugno.
Inoltre i funzionari turchi stanno incolpando l’ HDP o il PKK dell’ attuale situazione del paese e affermano chiaramente che le cose non sarebbero arrivate a questo punto se l’Akp avesse preso 400 seggi in parlamento a giugno .
Il terrore di stato contro i civili nella regione curda ha lasciato decine di morti dopo l’avvio della guerra da parte dell’AKP ,come una sorta di vendetta per l’ insuccesso nelle elezioni.
Inoltre i funzionari statali affermano o che “ i civili non sono stati uccisi nelll’ intervento delle forze di sicurezza “o” tutti i civili sono stati uccisi dall’organizzazione terroristica”, termine usato solo per il PKK in Turchia.
Siccome tutte le morti dei civili restano impunite, le forze di sicurezza sono incoraggiate a commettere ulteriori crimini contro la popolazione curda a causa delle dichiarazioni provocatorie e gli ordini dei funzionari statali.
D’altra parte le uccisione di civili, durante le manifestazioni e le proteste in modo arbitrario e indipendentemente dalla situazione, non sono più un reato per le forze di sicurezza
Nessuno fra chi ha commesso gli omicidi di civili è stato processato o punito finora, a parte alcune eccezioni che sono state forzate dalla reazione popolare, che comunque ancora non sono andate oltre la punizione degli esecutori materiali, di chi ha premuto il grilletto, senza fare luce sui reali attori che stanno dietro gli omicidi, come nel caso dell’omicidio del giornalista armeno Hrant Dink.
Questi omicidi coperti dallo Stato non usciranno mai fuori fino a quando agiranno poteri forti che colpiscono coloro che criticano e contestano il governo e lo Stato .Le uccisioni extragiudiziali degli anni 90 rimangono ancora senza colpevoli e le ossa di molte vittime devono ancora essere trovate dalle loro famiglie.
Lo Stato turco e le sue forze alleate stanno commettendo dei crimini contro l’umanità ogni giorno.
Mentre tantissime vittime stanno ancora aspettando giustizia sotto terra, sembra improbabile che la giustizia possa essere raggiunta da chi vive ora alle stesse condizioni di annientamento, che creano sempre più vittime ogni giorno.
La mentalità dello stato turco è fondata sull’ impunità. L’Anatolia ha sempre ospitato diversi popoli, un tempo, fino a quando sono stati tutti massacrati e il paese è diventato lo ‘Stato turco’. I Curdi sono stati i soli che hanno resistito, hanno preso le armi e hanno iniziato la lotta per l’ autodifesa per sopravvivere, ora chiamata ‘questione curda’.
Non esiste una questione curda perché l’esistenza non può essere messa in dubbio. I Curdi stanno dimostrando al mondo intero che per quanto continuino ad essere attaccati la loro forza nella lotta continua a crescere