La giustizia europea contro la liberà di espressione dei curdi

L’autorità giudiziaria danese ha ritirato il 3 luglio la licenza di trasmissione di tre canali televisivi kurdi. Un giornalista di Roj TV ha riportato che si tratta di una condanna più pesante rispetto a quella imposta nel 2012. Le organizzazioni kurde invocano la discesa in piazza.

Secondo il tribunale di Copenaghen che lo ha deliberato in appello, il canale televisivo kurdo Roj TV “ha avuto la funzione di portavoce del PKK (…) invitando ad unirsi al PKK e a partecipare ad azioni terroristiche.”

L’autorità giudiziaria danese ha annunciato il ritiro dell’autorizzazione alla diffusione dei canali di informazione Nuce TV e quello della musica, MMC.

Entrambe le società proprietarie sono analogamente state condannate ognuna ad una ammenda di cinque milioni di corone (670.000 €), una condanna che convalida di fatto, da parte del magistrato, la richiesta di chiusura di queste aziende.

L’azienda Mezopotamya  Broadcasting aveva chiesto lo scorso anno l’annullamento di una multa pesante dopo essere stata condannata nel gennaio 2012 dal Tribunale di primo grado a pagare un totale di 5,2 milioni di corone. La corte non aveva però proibito la trasmissione del canale televisivo Roj TV.

Amed Dijle, giornalista di Roj TV, ha dichiarato che “questa pesante condanna da parte del giudice è in realtà la conferma della decisione del procuratore”. Secondo Dijle , la giustizia danese ha pronunciato per la prima volta una condanna così dura contro un mezzo di comunicazione.

La decisione dell’autorità giudiziaria danese contro i canali televisivi più popolari per i kurdi di tutto il mondo arriva nel momento in cui il PKK e il governo turco conducono dei negoziati diretti per porre fine ad un conflitto di 30 anni e per risolvere la Questione Kurda che esiste dalla creazione della Repubblica Turca.

Annunciando il cessate il fuoco nel mese di marzo, il movimento armato popolare kurdo è attualmente in posizione di ritirata dall’8 maggio verso le sue posizioni nel Kurdistan iracheno.

L’AMBASCIATORE TURCO E IL PROCURATORE SI TENGONO A BRACCETTO

Il noto giornalista Ferda Cetin ha ricordato su Nuce TV che il dipartimento di stato americano aveva chiaramente chiesto la chiusura di Roj TV. “La decisione del tribunale di Copenaghen può essere considerata come l’attuazione degli ordini degli Stati Uniti. La Turchia aveva allo stesso modo fatto di tutto perché questo canale fosse chiuso (…). C’è stato un momento interessante in tribunale. L’ambasciatore turco, i dipendenti dell’ambasciata, i procuratori e la polizia danese si tenevano a braccetto. Erano tutti felici. Quello che abbiamo visto in tribunale erano le immagini di un processo da parte del procuratore danese, la polizia e l’ambasciata turca a Copenaghen.”

UN DURO COLPO CONTRO LA LIBERTÀ DI STAMPA

Diaspora e organizzazioni curde hanno fortemente condannato la disposizione del Tribunale di Copenaghen. “Questa decisione è un duro colpo contro la libertà di stampa e il diritto all’informazione del popolo kurdo”, ha dichiarato il Congresso per una Società Democratica (DTK), una piattaforma di associazioni e movimenti kurdi tra cui il BDP, principale partito kurdo in Turchia.

Per Remzi Kartal, presidente del Congresso del Popolo del Kurdistan (Kongra Gel), si tratta di una decisione “politica”. “I kurdi non accetteranno la chiusura dei canali televisivi che sono la voce del popolo kurdo e protesteranno in tutto il mondo contro questa decisione”, ha detto.

UNA DECISIONE POLITICA

“Questa è una decisione politica così come l’omicidio delle tre donne kurde avvenuto a Parigi  il 9 gennaio del 2013. La condanna è volta ad intimidire il movimento kurdo” ha denunciato a sua volta la piattaforma di forze democratiche in Germania, una formazione che riunisce una ventina di organizzazioni turche e kurde.

“L’atteggiamento delle autorità danesi è incomprensibile” nel momento in cui si conducono negoziazioni tra il leader kurdo in prigione Abdullah Ocalan e lo Stato turco, ha aggiunto la Federazione delle Associazioni Kurde in Francia.

In un comunicato la Confederazione delle Associazioni Kurde in Europa (KON-KURD) si è appellata a circa duecento associazioni kurde in tutta l’Europa affinché organizzino manifestazioni.

UNA FACCENDA SPORCA

I canali televisivi kurdi sono stati segnalati dalle autorità dei paesi europei fin dall’istituzione nel 1994 del primo canale kurdo, Med TV.

Fondata nel 2004, Roj TV è stata sotto un’enorme pressione internazionale. Le visite dei magistrati danesi in Turchia durante le indagini, la tensione non dissimulata da parte della Turchia e le contrattazioni tra le autorità turche, danesi e americane, hanno dimostrato che i processi miranti a questo canale televisivo erano puramente politici. All’epoca del processo nel 2012, l’avvocato difensore Biorn Elmquist ha rivelato l’esistenza scandalosa di una lettera di ringraziamento inviata alle autorità turche dal pubblico ministero danese, dopo le sue visite in Turchia nel 2010.

Nel 2009 l’inchiesta contro la televisione kurda ha assunto una nuova dimensione quando una crisi è scoppiata in occasione del vertice NATO nell’aprile 2009. La Turchia ha minacciato di porre il suo veto contro la nomina dell’ex primo ministro danese Anders Fogh Rasmussen a capo della NATO, esigendo la chiusura della Roj TV.

Washington non solo aveva chiesto la chiusura della TV, ma è stato direttamente coinvolto in questo caso all’inizio del 2010, come rivelato da dispacci diplomatici americani, pubblicati da Wikileaks nel gennaio 2011.

Il 20 gennaio 2012 Eutelsat, società anonima di diritto francese con sede legale nel 15 ° quartiere di Parigi, cedendo alle pressioni della Turchia, campionessa di violazioni dei diritti umani, ha deciso di sospendere la presenza di Roj TV sui suoi satelliti.

La Francia fa anch’essa parte dei paesi complici con pratiche inaccettabili contro la comunità kurda. Le trasmissioni di Medya TV, emersa dopo la chiusura di Med TV, la prima televisione kurda creata nel 1994, sono state bandite dalla Francia nel 2004. Med TV era stata a sua volta vietata dalle autorità inglesi nel 1999.

Maxime Azadi