Karayilan: L’AKP vuole guadagnare altri sei mesi
Il comandante della Sede delle Forze di Difesa del Popolo, Murat Karayilan, ha messo in guardia il governo turco a causa delle sue politiche azzardate interpretandole come una tattica, e ha attestato che il PKK ha molte opzioni nel contesto attuale. Karayilan ha affermato che l’AKP sta cercando di guadagnare tempo fino alle elezioni, aggiungendo che la road map che l’AKP propone non è altro che chiedere al PKK di commettere Harakiri.
Rispondendo alle domande del quotidiano curdo Azadiya Welat, Karayilan ha detto che il cosiddetto processo di risoluzione è continuato per circa due anni, ma che non merita più di essere chiamato processo di risoluzione.
Il comandante dell’HPG ha ricordato la dichiarazione del leader del popolo curdo Abdullah Öcalan al Newroz del 2013, successivo a quello del 2012, che era stato un anno di scontri intensi.
Karayilan ha detto che erano stati consultati più volte prima della dichiarazione e ha aggiunto: “La delegazione ci ha fatto visita due volte, e ha visitato anche il leader. L’8 marzo 2013, noi come comitato esecutivo, abbiamo tenuto un incontro e siamo stati pienamente coinvolti nel processo. Lo stato ha accettato su questi termini. Infatti il leader ha detto, ‘sia voi sia lo stato dovete accettare.’ La dichiarazione è stata generata da questo processo. Possiamo dire che la dichiarazione del 2013 è stata annunciata dopo che entrambe le parti si sono accordate in merito.”
Ricordando che lui stesso ha tenuto una conferenza stampa dopo che la dichiarazione era stata resa pubblica e ha annunciato che avrebbero dichiarato un cessate il fuoco, Karayilan ha aggiunto che proprio il 25 aprile dello stesso anno avevano proposto anche un processo in tre fasi per la risoluzione.
“Le autorità dell’AKP hanno rilasciato dichiarazioni su questo incontro e non lo hanno rifiutato. Sembrava che lo avessero accettato,” ha dichiarato.
Karayilan ha ricordato che il processo è andato avanti con la dichiarazione del cessate il fuoco e il ritiro delle forze della guerriglia dalla Turchia. Karayilan ha asserito che la seconda fase sarebbe stata il periodo in cui stabilire misure giuridiche e ha aggiunto: “lo Stato avrebbe dovuto qui procedere con delle iniziative. La terza fase sarebbe quella della normalizzazione.”
Il comandante dell’HPG ha manifestato che, poiché il governo non aveva soddisfatto i requisiti della seconda fase entro giugno, il processo del ritiro è stato interrotto nel settembre del 2013, aggiungendo che, nel processo di risoluzione, il governo non aveva adottato alcuna misura fino a quel momento.
“Hanno fatto solo una cosa. Hanno fatto passare un disegno di legge. L’AKP si relaziona al processo solo facendo dei calcoli elettorali. C’erano le elezioni presidenziali. Non è chiaro se le avrebbero vinte o meno. Volevano la continuazione dello status del non-conflitto. La parte curda d’altra parte chiedeva che si prendessero delle misure. Poi hanno approvato una proposta di legge. Nessuna misura legale è stata garantita diversa dalla legge quadro. Non sono state prese misure concrete. Inoltre, non hanno rispettato le condizioni necessarie del cessate il fuoco,” ha riferito Karayilan.
Karayilan ha rivelato che la mentalità del governo dell’AKP è tale da non accettare una soluzione e in tal modo non prendono alcun provvedimento. “Nella loro mentalità hanno in programma di ritardare e rimandare, e di conseguenza di indebolire i curdi,” ha aggiunto e quindi sottolineato che il vero obiettivo del governo è quello della liquidazione guadagnando tempo e ha riferito che ci sono alcune condizioni che il governo deve rispettare durante il periodo del cessate il fuoco:
“Innanzitutto, nessuna nuova postazione militare deve essere costruita. In secondo luogo, le dighe che lasceranno le terre del Kurdistan sotto l’acqua, e che sono essenzialmente volte a ridurre la capacità di manovra della guerriglia, devono essere fermate. Il governo deve anche bloccare la costruzione di strade militari.”
Karayilan ha detto che quando hanno messo queste condizioni sul tavolo, le autorità statali non le hanno rifiutate. “Ma in seguito hanno costantemente costruito postazioni militari e dighe militari. In altre parole, hanno violato il cessate il fuoco e si sono preparati per la guerra,” ha detto Karayilan.
“Inoltre, mentre si dichiarava il cessate il fuoco nel Kurdistan settentrionale, nel mese di luglio 2013 il governo dell’AKP ha promosso la guerra nel Rojava. All’inizio l’ha fatto attraverso alcuni gruppi dell’opposizione siriana, ma hanno sempre avuto l’ISIS con loro. Hanno dichiarato guerra ai tre cantoni del Rojava tramite loro,” ha detto il comandante dell’HPG.
Karayilan ha detto che la guerra stava continuando, aggiungendo: “Perché non vogliono che i Cantoni possano dare l’esempio.”
Ha ulteriormente sottolineato che in quanto vi sono molte esperienze mondiali di risoluzione, come ad esempio in Gran Bretagna, Spagna, Belgio, Svizzera, America Latina, India o in Russia, anche la Turchia deve trovare una soluzione, asserendo: “la soluzione è l’autonomia.”
Karayilan, il quale ha anche commentato la Road Map proposta dal governo ha dichiarato: “E’ vero che non abbiamo visto la road map. Alcune frasi del tipo ‘come i guerriglieri si arrendono’ non possono essere definite una road map. Una road map mostra il percorso che bisognerebbe intraprendere e perseguire. La road map dell’AKP non comporta alcuna soluzione. Quello che l’AKP vuole è che il PKK commetta Harakiri. Questo è quello che vogliono da noi, ma questo è impossibile.”
Criticando fortemente l’approccio aggressivo del presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan, Karayilan ha richiamato l’attenzione sul fatto che nei suoi discorsi attacca sempre coloro che sono a favore di una soluzione, l’HDP, il CHP, tutte le organizzazioni della società civile. “Stabilisce piani sui curdi. Vuole che i curdi si uniscano a lui e non abbiano una volontà. Nessuna soluzione può essere sviluppata in questo modo,” ha profferito Karayilan.
Alla domanda circa i voli di ricognizione sulle zone controllate dalla guerriglia, Karayilan ha riportato: “Non credo che vogliano trasformare il processo in un conflitto. La loro strategia è quella di entrare nel periodo elettorale in un ambiente di non-conflitto. Mostreranno le loro reali intenzioni dopo le elezioni di giugno. In realtà, abbiamo il sospetto che ci attaccheranno dopo le elezioni. Diventa difficile. Tutto questo è stato fatto per costringerci a fare un passo indietro. E’ una questione tattica. Vogliono guadagnare altri sei mesi. Queste sono tutte manovre per guadagnare tempo. Fanno rumore quando nulla accade.”
Commentando le manifestazioni del 6-8 ottobre Karayilan ha assicurato: “Il popolo kurdo ha assistito alla violenza dell’AKP e ha ripreso Kobanê. Il sorgere del popolo kurdo il 6-8 ottobre è stato un riflesso di rivendicazione della loro esistenza così come di quella nazionale. Ha avuto un grande valore.”
Karayilan ha inoltre commentato le dichiarazioni del vice-primo ministro Bülent Arinc, che ha ribadito “Noi non siamo obbligati a continuare il processo”. A tal proposito ha detto: “Parlano come se fossimo obbligati con loro. Non è vero. Le carte della politica dei curdi sono più che mai forti in questo momento. Bülent Arinc e le autorità statali farebbero bene a rendersi conto che il PKK ha molte opzioni. In questo periodo, in cui la questione curda è all’ordine del giorno con tutto il suo peso, e sta guadagnando il sostegno pubblico, tutte le vecchie barriere sono state demolite. Il PKK non è legato a nessuno in questo processo. Ma senza alcun dubbio, è chiaro che il popolo curdo e il popolo della Turchia hanno bisogno di pace, di fraternità, di amicizia e di convivenza. Ma nessuno ha bisogno dell’AKP.”
Karayilan ha anche criticato il governo che ha rafforzato il ruolo e il potere della polizia con il pretesto della “sicurezza pubblica,” sostenendo che “Vogliono che tutti cedano di fronte alla pubblica sicurezza. I curdi non si arrendono più.”