Isis: i Curdi di Kobane sotto assedio dei tagliagole hanno bisogno di tutti noi
“Vivere è bello, quando si è liberi,
tutti, uomini e donne, non tu e io soltanto,
liberi di dire la nostra,
di vagabondare per mari e terre,
liberi di bere e mangiare, di lavorare e giocare,
liberi di sceglierci il cammino…”
Questo è un brano tratto da libro “Canti d’amore e di libertà del popolo curdo”, a cura di Laura Schrader. Il popolo Kurdo in Siria da alcuni anni ha creato una regione autonoma: il Rojava, formata da tre cantoni e gestita con una democrazia municipalista di stampo socialista e libertario dove vivevano in pace e integrazione tutte le diverse etnie. Uno di questi cantoni, il Kobane, è da giorni assediato dal Califfato Islamico: i tagliagole jihadisti a noi più noti per aver sgozzato giornalisti e cittadini occidentali. Noi riceviamo notizie dell’Isis dai media, il popolo curdo li combatte di prima persona sui monti e in ogni dove da più di due anni. Soprattutto i kurdi del Rojava hanno nemici ovunque perché a differenza dei filo occidentali kurdi iracheni, guidati dal clan Barzani e difesi dai Peshmerga e alleati occidentali, i curdi siriani sono socialisti, ecologisti, le loro donne sono femministe, imbracciano i fucili e sono difesi dal YpG e dal PKK.
Il problema sorge perché proprio il PKK è definito da noi Occidentali e dalla nemica Turchia, un’organizzazione terroristica, per questo motivo Kobane stenta ad attrarre l’attenzione dei media occidentali ed è malvista e ritenuta nemica dalla confinante Turchia. Molti giornalisti e analisti politici occidentali però, hanno iniziato ad evidenziare come il PKK, assieme all’YpG, siano le forze più importanti in campo contro il Califfato. Recentemente gli Yazidi in fuga dai terroristi isis sono stati tratti in salvo proprio dal PKK e il mondo non ha più potuto tacere questa verità. YpG e PKK hanno combattuto affianco ai Peshmerga in aiuto all’Iraq, hanno combattuto coperti dai bombardamenti americani. Il mondo inizia a chiedersi se sia ancora giusto e se lo sia mai stato, tenere nella lista dei terroristi internazionali, fieri combattenti e partigiani che hanno salvato un’etnia dallo sterminio e genocidio. Ma tutto rimaneva per lo più sottotono fino a due giorni fa, quando la CNN ha ripreso in diretta i guerriglieri e partigiani del Rojava, combattere contro l’Isis al confine turco/siriano. A quel punto dopo poco, durante la conferenza del Pentagono, i giornalisti hanno iniziato a rendere conto ai generali del perché non si difende la città di Kobane, con tutto l’esodo che sta comportando e con il massacro di civili e il pericolo genocidio. I Curdi di Kobane da tempo denunciavano la chiusura da parte della Turchia della frontiera, molti giornalisti hanno ripreso l’esercito che sparava gas sulla folla di rifugiati.
Il 27 settembre sul NYT finalmente è uscito un pezzo della corrispondente in zona e si è parlato apertamente dell’ambiguità turca: da una parte Erdogan non vuole perdere gli americani, dall’altra, non vuole aiutare i curdi del Rojava perché la loro stessa esistenza è vissuta come una minaccia. In realtà l’importanza cruciale di tutto il Kurdistan mina sia l’integrità dell’Iraq sia quella della Turchia. Bisognerà ridisegnare nuovi confini perché l’importanza dei combattenti curdi contro il Califfato non è più negabile. I Kurdi iracheni chiederanno di riconoscere il Kurdistan come stato, quelli del Rojava, se non sarà raso al suolo, chiederanno autonomia e libertà anche alla Turchia che nega addirittura che i curdi turchi parlino e studino la loro lingua natale, chiedendo le loro scuole. Che piaccia o meno il Rojava è un esperimento importante di democrazia diversa, davvero diretta e dal basso e di socialismo libertario. Il Pkk ha fatto una svolta storica e Ocalan ha abbracciato da tempo teorie libertarie, ecologiche, ispirate all’anarchico Murray Bookchin che si basa su assemblee popolari e confederalisimo civico. Gli attivisti Kurdi su twitter e con comunicati al limite della disperazione ci chiedono sostegno in ogni modo: attraverso Tweetstorm, sit-in, articoli. Hanno bisogno del massimo della nostra solidarietà.
Tutto il popolo Kurdo minacciato barbaricamente chiede a noi occidentali di alzare la nostra voce e dare solidarietà ognuno con i suoi mezzi e possibilità alla loro lotta. I Kurdi stanno difendendo anche noi dai terroristi, sono gli unici che resistono da settimane alla loro avanzata. Immaginate o ricordate come eravamo noi durante il fascismo, con i nazisti a Roma e nei nostri paesi. Loro stanno combattendo con la vita lo stesso terrore, dalla confinante Turchia ogni giorno curdi e partigiani scavalcano la frontiera per andare in aiuto, nonostante le poche armi e a costo della vita, aiutiamoli perché anche il silenzio uccide.
Questo è il link della Croce Rossa Kurda per fare donazioni per medicinali e aiuto ai bambini e rifugiati. Questo è il link della rete Italiana di solidarietà al popolo Kurdo: lunedì a Roma ci sarà un sit in così come sta avvenendo in tutte le capitali europee e in Usa.
Barbara Collevecchio – Huffington Post