Intervento di Nessrin Abdullah – Bologna
L’intervento di Nessrin Abdallah, comandanta delle Ypj: la sua specialità è addestrare cecchini e insegnare tecniche di guerriglia urbana. Insieme ad altri rappresentanti del popolo curdo ha fatto un giro in Italia per incontrare istituzioni (parlamento e governo) e compagne/i
Innanzitutto vi saluto con l’amina, con tutto il cuore, da parte mia e delle mie compagne che adesso stanno combattendo sul campo in Rojava contro il nemico dell’umanità. Vi abbraccio e saluto tutte/i.
Oggi abbiamo girato un po’ in questa zona e in questa città, Bologna. Compagne e compagni ci hanno portato a visitare i posti sacri della resistenza contro il nazifascismo, posti come Marzabotto. Ci siamo molto emozionati.
Noi sappiamo questo: se vogliamo la libertà dobbiamo pagarla.
Sappiamo che anche qui sc’è stata la resistenza contro il fascismo e il nazismo.
E in quale modo siete arrivati a questo punto, il vostro popolo con la resistenza è arrivato a quello che è oggi, ad essere libero. E noi sappiamo sul campo che se non combatteremo e non resisteremo, non avremo la libertà.
La resistenza che noi stiamo facendo a Kobane e in tutto il Rojava è una continuazione della vostra resistenza, è una continuazione di tutte le resistenze del mondo. Noi consideriamo la nostra resistenza e la nostra lotta in questo modo.
La linea del popolo è sempre la stessa: vincere per avere la libertà. In questo modo sappiamo che qualcuno deve pagare, si deve sacrificare per il suo popolo.
Io credo, spero, che sia per il popolo curdo, sia per il popolo italiano, i martiri e i caduti per la libertà continueranno a vivere e penseremo a loro in ogni momento. E i martiri sapranno che hanno pagato il prezzo della vita per arrivare fin qui oggi.
In Rojava abbiamo iniziato una lotta e stiamo portando avanti la rivoluzione. Questa rivoluzione ha qualcosa di diverso rispetto a tutte le rivoluzioni precedenti, sta assumendo un ruolo diverso.
La rivoluzione del Rojava sta creando una nuova vita, una nuova forma di vita, non si tratta di una semplice rivoluzione. C’è una modalità sempre chiara, sempre detta apertamente, c’è sempre un rinascimento dentro la lotta: noi non facciamo la censura sulla diversità tra i popoli. Questa è la cosa particolare nella rivoluzione del Rojava.
Inoltre, nella rivoluzione del Rojava c’è un ruolo molto importante delle donne, un ruolo molto chiaro e molto diverso da altre parti del mondo. Le donne non solo stanno portando avanti la lotta con le armi, hanno fatto una rivoluzione culturale, una rivoluzione sociale, una rivoluzione nella vita quotidiana. Le donne tra i 7 e i 70 anni in Rojava si sono arruolate in questa rivoluzione, hanno preso posizione per fare una rivoluzione delle donne.
Abbiamo studiato la storia di tutte le resistenze del mondo e di tutti i popoli. Abbiamo fatto delle ricerche e abbiamo verificato, le abbiamo confrontate con la nostra resistenza. Anche noi abbiamo vissuto nella resistenza e nella lotta per molti anni.
Il risultato di questo lavoro è che per una civiltà, una società, un popolo, quando le donne prendono posizione e si arruolano nella rivoluzione, questa rivoluzione diventa una rivoluzione meravigliosa e alla fine arriverà la vittoria e riuscirà a conquistare tutti i diversi obbiettivi che si propone. Le donne fanno una rivoluzione nella società.
Personalmente sin dall’inizio e fino ad ora mi sono sempre impegnata nella lotta in prima linea.
Nella mia esperienza nella lotta, posso dirvi quello che ho vissuto, le donne hanno fatto una rivoluzione in qualsiasi ambito: nella diplomazia, nella socialità, nella politica, nella cultura, ovunque. Le donne, possiamo dirlo in questo modo, hanno aperto un’altra strada all’interno della rivoluzione, della lotta.
Oggi la rivoluzione del Rojava è una rivoluzione delle donne. Abbiamo fatto un passo avanti e questo è parte delle donne di tutto il mondo, perché ci hanno sostenuto, ci hanno dato solidarietà per questa rivoluzione.
Per quanto riguarda le ypj posso dirvi che autonomamente stanno portando avanti una battaglia sul campo con molta dignità.
La lotta delle ypj non è nata così, la lotta delle ypj ha una storia di 12 mila anni in cui le donne sono state sottomesse e hanno lottato contro la sottomissione.
Le donne curde hanno sempre aviuto un ruolo nella lotta quando sono successe le rivolte in tutto il Kurdistan.
Finora le donne curde hanno sempre combattuto a fianco del loro popolo, anche oggi le compagne delle Yga Star sono una presenza nelle montagne di Kandil in Iraq e da anni stanno combattendo e facendo la stessa rivoluzione anche lì.
Questo coraggio, questa rivoluzione l’abbiamo imparata dalla filosofia di Abdullah Ocalan.
Noi, come donne delle Ypj, sentiamo di essere in debito verso AO perché lui ha fatto crescere la nostra lotta e ci ha dimostrato che cosa significa la libertà, è grazie a lui che abbiamo studiato e imparato.
È una vergogna per l’umanità il fatto che AO stia ancora in carcere, rinchiuso da anni tra quattro mura. Chiamiamo tutte le compagne e i compagni a sostenerci e a rovesciare questa vergogna. Vi chiediamo di combattere contro questo isolamento, per liberare Ocalan e per la liberazione dei popoli.
Ormai è chiaro chi è terrorista e chi difende i diritti dei popoli, chi sta difendendo la democrazia. E come voi sapete è il Pkk sta difendendo da anni i diritti dei popoli del Medio oriente, però ancora sta nella lista terroristica internazionale. Noi chiediamo a tutte le organizzazioni, a tutte le compagne e i compagni a lottare insieme anche per questo.
Per la giustizia e per la democrazia anche questo è una vergogna.
Ora voglio parlarvi un po’ delle Ypj, perché credo che ci sia un po’ di curiosità su di noi, su cosa è l’organizzazione delle Ypj.
Nel 2011 quando è iniziata la rivolta, la rivoluzione nella zona del Rojava, abbiamo creato le Ypg, poi abbiamo creato le Ypj con l’aumento della partecipazione delle donne.
Giorno dopo giorno la partecipazione delle donne è aumentata, sono arrivate migliaia di donne per lottare come militanti delle Ypj.
Come donne delle Ypj abbiamo discusso e abbiamo capito che ci sono due oppressioni, due questioni da risolvere nella lotta: uno è che il nostro popolo e il nostro territorio sono sottomessi, la nostra cultura e la nostra dignità sono sottomesse. E dovevamo e dobbiamo lottare per questa liberazione.
La seconda questione che abbiamo capito che ci sarà una vittoria, se all’interno della nostra rivoluzione ci sarà una lotta autonoma delle donne; un’organizzazione autonoma delle donne e autodeterminata.
Aggiungiamo a questo punto, che le donne devono avere delle loro forme di difesa, di autodifesa, difendere se stesse senza aspettare altre forze per difendersi.
Il sistema odierno è patriarcale e maschilista, perciò le donne devono resistere se vogliono vivere in modo paritario agli uomini, in modo eguale, senza che un genere abbia potere e opprima l’altro… proprio eguale nella vita e nella lotta e in ogni aspetto della società.
Ypg sta portando avanti una lotta molto molto forte contro il nemico barbaroche si chiama Daesh, Isis, sta facendo una battaglia meravigliosa.
Tutti i gruppi, tutti i poteri del mondo hanno cercato di far crollare il potere di Daesh/Isis però non ci sono riusciti, invece la forza delle donne, delle Ypj, è riuscita a sconfiggere l’Isis a tal punto che ormai l’Isis ha cambiato i suoi criteri.
Per esempio Daesh ha dichiarato ai suoi membri che se qualcuno verrà ucciso da una donna delle Ypj non andrà in paradiso. Questa è una vittoria delle donne.
Li abbiamo ascoltati mentre dicevano proprio questo.
Questo significa che Daesh è un nemico delle donne, anche il significato dell’aggressione a Kobane è che Daesh è nemico delle donne, perché la rivoluzione del ROjava è una rivoluzione delle donne.per questo continua ad attaccare Kobane.
Nel mondo, nella storia, tante volte le donne si sono arruolate in un esercito e hanno imbracciato i fucili, hanno combattuto. Però è la prima volta che le donne riescono a fermare questo tipo di barbarie, un nemico come l’Isis. È la rpima volta che una forza riesce a spaventare e a fermare l’Isis, che ha sempre dichiarato a tutto il mondo: “dove voglio posso conquistare”, invece le donne delle Ypj li hanno fermati, hanno detto: “no, non puoi farlo”.
Le Ypj hanno spaventato Isis a tal modo che dicevano tra di loro, quando avevano in mano dei nostri ostaggi: “voi mandateci la testa di una donna delle Ypj e noi vi restituiamo 10 ostaggi”. Una donna in cambio di dieci uomini.
Compagni maschi, non vi offendete.
Ypj è una organizzazione e una forza armata autonoma e le decisioni vengono prese da noi Ypj.
Le decisioni vengono prese nei consigli e nelle riunioni, ai vari livelli dell’organizzazione.
Nella nostra organizzazione non accettiamo nessuna pressione, nessuna decisione da parte degli uomini.
Anche nelle Ypg le donne possono decidere. Io sono una comandanta anche delle Ypg, non solo delle Ypj. Però i compagni maschi non possono decidere per le Ypj.
Questo suscita anche un po’ di invidia da parte dei compagni maschi.
Ci sono decine di brigate di compagne donne e di comitati di zona di donne.
In qualunque parte del mondo ci sono compagne che fanno parte delle Ypj.
Ypj ha un’anima internazionale, non anzionale.
Le donne che vengono dall’altra parte del mondo vivono nell’organizzazione delle Ypj con la loro identità, non è che vengono assimilate o integrate nella lotta delle Ypj.
C’è un sistema molto trasparente: ogni donna può portare la sua voce nelle assemblee e nelle riunioni e può fare la sua proposta, senza avere paura.
Ypj trova il suo senso nell’essere un’organizzazione che ha riunito tutti i popoli sotto il tetto della propria organizzazione di donne.
È un’organizzazione che è riuscita a riunire tutte le anime delle donne del mondo.
Offriamo la nostra lotta per questa nuova vita delle donne e dei popoli; la offrimo a tutte le compagne qui presenti.
Chiamiamo tutte le compagne e i compagni a sostenere questa rivoluzione, a sostenere questo gruppo che sta facendo una rivoluzione per tutta l’umanità.
Abbiamo fatto un giuramento, una promessa alle donne del mondo: sul campo di battaglia non siamo lì come donne del Rojava, siamo lì come donne del mondo, le donne che da migliaia di anni sono oppresse. Siamo arrivate a questo punto e non ci fermeremo, andremo ancora più avanti in questa lotta.
Sappiamo che responsabilità ci siamo assunte come donne.
Nell’anima e nella cultura delle donne non c’è la guerra. Noi non siamo un gruppo militare o un esercito che fa guerra, che attacca. Noi siamo un gruppo che si autodifende.
Abbiamo preso questa filosofia da AO: anche se fossimo la forza più potente del mondo non faremmo nessun attacco a nessun popolo.
Però se tutti i poteri del mondo si riunissero per aggredire il nostro popolo e la nostra dignità noi ci difenderemmo fino alla fine, fino all’ultima goccia di sangue.
Quello che abbiamo visto qui è il calore del popolo italiano, la vostra vicinanza verso la nostra rivoluzione che non si fermerà. Crediamo che aumenterete il vostro sostegno e collaborazione e quando torneremo in Rojava spiegheremo a ai nostri compagni e compagne che il popolo italiano sta con noi, non siamo da soli.
Voglio finire dicendovi che noi promettiamo, giuriamo che i martiri che sono caduti per la libertà, dall’inizio della rivoluzione e fino a d oggi e le persone che sono state massacrate pochi giorni fa a Kobane, e tutti i martiri di tutti i popoli che sono caduti nella lotta per il futuro… noi non dimenticheremo la nostra responsabilità per cui dobbiamo combattere e continuare fino alla fine, perché quello che abbiamo fatto è ancora poco, faremo ancora di più per portare la libertà, per portare la pace in tutto il mondo!
Viva viva la fratellanza e sorellanza dei popoli, viva viva la resistenza dei popoli, viva viva la resistenza del Rojava, viva viva le donne, jin jian azadi, le donne vivono in libertà!
A cura delle compagne femministe e lesbiche di Roma e Bologna