Il sicario deceduto e il processo impedito
Il caso di Parigi entrerà nella storia non solo per l’insabbiamento di un complotto omicida internazionale, ma anche come scandalo nel quale la Francia ha sacrificato la giustizia ai suoi interessi economici e politici.
Anche se dal massacro di Parigi sono passati 4 anni, oltre all’arresto di Ömer Güney come “responsabile”, non ci sono stati altri sviluppi. Il servizio di informazioni francese, la polizia e l’esecutivo si sono seriamente impegnati per insabbiare la questione invece di prendere in mano le indagini.
Né rispetto all’identità di Ömer Güney, al suo incarico, attività, collegamenti, ruolo nell’assassinio e movimenti, forza organizzativa e coordinamento, né nell’ambito dell’azione penale, delle analisi sulle prove, delle indagini o sulle fasi poco chiare del caso, è stato raggiunto un punto fermo.
Solo su insistenza del popolo curdo è avvenuta la registrazione della deposizione di Güney, l’arresto, la perquisizione domiciliare e perfino l’istruzione probatoria. Il servizio di informazioni francese, la polizia e l’esecutivo hanno cercato, come i corrispettivi turchi, di rappresentare il massacro come l’azione singola di un pazzo e di sottrarsi alle responsabilità.
Si mira a occultare il collegamento dell’assassinio con la Turchia e ad attribuire l’assassinio di Parigi all’azione individuale di un folle, un uomo senza freni, avventuriero.
Quattro mesi dopo gli assassinii di Parigi appare un articolo datato 13 maggio 2013 nel quale Y. Özgür Politika con il triste titolo “Lo sapevo già da prima”.
E oggi è quello che effettivamente diventa realtà.
Non è un risultato sorprendente che le indagini e l’atto di accusa degli assassinii siano pronti, mentre il processo non è stato iniziato. Questo è il risultato della pianificazione da parte dello Stato francese. La direzione indicava gli odierni risultati.
Le relazioni tra Ömer Güney e il MIT non devono essere rivelate
Rispetto al collegamento di Ömer Güney con il MİT c’erano innumerevoli informazioni e prove affidabili. Durante il processo giudiziario le discussioni a questo riguardo avrebbero portato a una crisi tra la Francia e la Turchia. La giustizia francese e la corte ne erano consapevoli. Così lo Stato francese si trovava di fronte a una scelta. O con una giusta condanna sarebbero state rilevate le relazioni del sicario e della potenza che c’era dietro, o il processo sarebbe finito con una prescrizione o si sarebbe fermato con la morte dell’attentatore. La Francia ha deciso per quest’ultima opzione.
L’accusa e la richiesta di rinvio a giudizio erano pronte, ma il tribunale no!
L’atto di accusa con il numero 2409/13/2 è stato predisposto dai pubblici ministeri Jeanne Duye, Christophe Teissier e Laurence Le Vert e completato il 9 luglio 2015.
Il 10 luglio 2015 questo è stato comunicato anche agli avvocati. Nell’atto di accusa la fattispecie del reato viene riassunta con le seguenti parole: “Decesso di Fidan DOĞAN, Sakine CANSIZ e Leyla ŞAYLEMEZ; un’azione omicida tramite la creazione di una reità individuale o organizzata per attaccare gravemente l’ordine pubblico tramite terrore e metodi intimidatori; creazione di una reità individuale o organizzata allo scopo di attaccare l’ordine pubblico e appartenenza a un’organizzazione passibile di pena, per commettere contemporaneamente uno o più reati contro individui.”
Nonostante il fatto che questo atto di accusa era stato completato già il 9 luglio, il tribunale competente annuncia la prima udienza per il 5 dicembre 2016. Successivamente la data viene rinviata senza alcuna motivazione. Viene indicato il 23 gennaio 2017 come nuova scadenza del processo.
Cosa contiene l’atto di accusa?
L’atto di accusa contiene identità, personalità, caratteristiche, relazioni, stato di salute psicofisica, collegamenti con organizzazioni e politici curdi di Ömer Güney. Gli avvocati hanno confrontato queste informazioni con le dichiarazioni di testimoni curdi e hanno rivelato contraddizioni e bugie.
I frequenti viaggi di Ömer Güney ad Ankara, i colloqui diventati pubblici con rappresentanti del MIT, colloqui via cellulare, dei quali la maggior parte registrata in Turchia, disposizioni “dall’alto”, per assassinare attivisti/e curdi/e …
Ömer Güney al suo arresto afferma che non c’è nessuno della sua famiglia al quale comunicare il suo arresto. Ma chiede di poter dare una comunicazione all’ambasciata turca.
Mentre numerosi ingressi e uscite comprovano la cronologia dei viaggi di Ömer Güney in Turchia, si vede che il passaporto è stato rilasciato il 24 agosto 2012 negli uffici di Ankara.
Atto di accusa del 28.04.2014
A parte gli assassini, Ömer Güney durante la sua detenzione commette un altro reato: “Organizzazione di un tentativo di evasione con la complicità di organizzazioni criminali armate e con l’utilizzo di esplosivi, per cui rischiava fino a 10 anni di carcere.”
L’atto di accusa presentato successivamente viene elaborato come segue: “I reati commessi nel 2013, 2014 e in particolare il 4 gennaio 2014 in Francia, Germania e in Turchia, non vanno esclusi dall’arco di tempo preso in esame.” La questione ora è perché i pubblici ministeri francesi per l’atto di accusa per il tentativo di evasione ora includono la Germania e la Turchia.
Il piano di evasione di Ömer Güney
Ömer Güney il 4 gennaio 2014 viene visitato in carcere nella sala colloqui dal suo collega di lavoro in Germania Ruhi Semen e da suo figlio Ümit Semen.
La visita era stata richiesta in precedenza e permessa sia dalla direzione del carcere che dal pubblico ministero. Ma vengono avvisati polizia francese e i servizi segreti, in modo che la stanza venga munita di telecamere e apparecchi per intercettazioni.
Il colloquio sorvegliato nell’atto di accusa viene citato come segue: “I dialoghi durante l’incontro sono stati documentati tramite un sistema di filtro dei rumori e da un interprete appositamente incaricato, in modo ordinato e in elevata qualità ed erano ben comprensibili.”
Ömer Güney voleva essere contattato da Ruhi Semen
Ömer Güney voleva da Ruhi Semen che andasse in Turchia e incontrasse qualcuno che viene chiamato “Bey”(ndt.in italiano Signore). Nel colloquio continua a parlare di una “Mama”(ndt.in italiano Mamma) rispetto alla quale è chiaro che non si tratta della sua madre biologica. Güney disse che la cosa era da lui, che la avrebbe celata ad ogni costo e un giorno restituita al proprietario. Güney disse a Ruhi Semen: “Tu, tu, il suo ingresso principale. Devo dirti cosa c’è sopra, ti devo fare un disegno, non serve giusto?” e integrava: “Non te ne occupare e inoltralo. Sono già informati.”
Un carteggio sotto gli occhi del personale del carcere.
Dall’atto di accusa: “Diviene evidente come Ömer Güney voglia ingannare la sorveglianza nella sala colloqui e usi diversi trucchi per dare un biglietto a Ruhi Semen.”
Come è stato anche protocollato, il personale del carcere ha visto come Güney ha passato un biglietto al suo amico, ma non è intervenuto.
L’atto di accusa diventa quindi sempre di più una sceneggiatura. Le autorità francesi sanno dell’importanza dell’incontro, ma non impediscono che questo biglietto venga passato a quest’uomo. Successivamente lo motivano con argomentazioni non credibili.
È insensato, invece di prendere Ruhi Semen, interrogarlo e esaminare il biglietto, viene semplicemente lasciato andare. A questo proposito nell’atto di accusa:
“I tentativi di interrogare Ruhi Semen e di sequestrare il biglietto consegnatogli da Ömer Güney sono rimasti senza successo. È stato chiamato e pregato di recarsi il giorno successivo (domenica) presso la polizia antiterrorismo (SDAT) a LEVALLOIS-PERRET. Ha anche acconsentito. Tuttavia il giorno successivo è fuggito molto velocemente in Germania.”
La lettera della polizia francese
L’8 gennaio la polizia francese presenta una richiesta ufficiale alla polizia tedesca per aiuti in un’indagine internazionale per l’interrogatorio di Ruhi Semen e Ümit Semen da parte delle autorità tedesche.
Il 27 gennaio la polizia tedesca interroga Ruhi Semen. Dall’atto di accusa: “Ora le dico la verità. Volevo solo andare a trovare Güney. Ma dopo ha messo in pericolo anche me. Mi ha dato una lettera. Questa lettera l’ho data a sua madre. Mi ha dato una lettera che dovevo dare a qualcuno ad Ankara. Dovevo dare questa lettera ai servizi segreti turchi MIT. Ho letto la lettera e ho avuto paura. Ho letto la lettera una sola volta quando sono arrivato a casa. Sarei dovuto andare a Ulus e da lì con l’autobus alla centrale del MIT.”
Secondo quanto raccontato da Ruhi Semen, Ömer Güney chiedeva che andasse nel quartiere di Ulus ad Ankara e da lì alla centrale del MIT. Gli ha descritto molto bene il percorso e gli ha detto di consegnare la lettera a un “signore” il cognome inizia per “Kt”. Inoltre questo signore si sarebbe anche fatto carico delle spese di viaggio di Ruhi Semen.
Ruhi Semen inoltre ha insistito sul fatto che non aveva alcun tipo di informazioni sulle „cose“ delle quali aveva parlato Ömer Güney e ha sostenuto di „non sapere cosa intendeva con questo il mio amico“. Inoltre ha sostenuto di non avere niente a che fare con i servizi segreti turchi.
Il piano di evasione di Ömer Güney si trovava da Ruhi Semen
Nelle perquisizioni della polizia tedesca nella casa, nell’auto e sul posto di lavoro di Ruhi Semen e nell’analisi del suo cellulare NOKIA, sulla scheda di memoria sono state trovate alcune foto cancellate. Vi si vedevano note in grafia piccola e stretta e piani di edifici. Queste immagini sono state poi inviate a altri due specialisti per il ripristino.
Dopo la ricostruzione è stato scoperto che queste note rappresentavano un “piano di evasione” che avevano anche un corrispondente titolo. In base a questo era molto chiaro che l’evasione doveva avvenire in un ospedale. Nelle note era scritto anche che secondo la valutazione di Ömer Güney, l’ospedale di FRENSES nel quale si trovava, non era sufficientemente protetto. Anche se la sua stanza era continuamente sorvegliata e le guardie indossavano normali giubbotti protettivi, riteneva di poter evadere nel periodo del suo intervento nell’ospedale Salpêtrière o di Sainte-Anne.
La polizia tedesca interroga Ruhi Semen una seconda volta
Nel secondo interrogatorio il 2 settembre 2014 Ruhi Semen confessa tutto. Ömer Güney gli aveva dato la lettera durante la sua visita il 4 gennaio e il 9 gennaio ne aveva fatto delle foto con il suo cellulare e il 4 febbraio aveva cancellato le foto. Ha ammesso che Ömer Güney gli aveva dato il biglietto molto ripiegato, “Le lettere A,B,C stavano per i secondini, lo schema disegnato descriveva come Ömer Güney sarebbe dovuto essere liberato e che il tutto rappresentava l’ospedale dove sarebbe dovuto andare.”
Su richiesta, Ruhi Semen ha detto di pensare che Ömer Güney intendesse evadere dall’ospedale. Aveva capito dalle parole di Güney che voleva dire che „sarebbe più semplice evadere dall’ospedale”. Il piano che è stato consegnato a Ruhi Semen, sarebbe simile dall’ospedale di Sainte-Anne.
Secondo il diritto francese un tentativo di fuga comporta fino a dieci anni di carcerazione. Nei paragrafi 434-27, 434-28, 434-30, 434-31, 434-36, 434-44, 450-1, 450-2, 450-3 e 450-5 del codice pena francese ci sono le disposizioni relative a tentativi di evasione. Perché le autorità francesi non hanno avviato un’indagine per complicità in evasione e tentata liberazione dal carcere contro Ruhi Semen, anche se avevano espressamente constatato che era parte del piano di evasione? Ruhi Semen ha facoltà di commettere reati o addirittura immunità diplomatica?
Noi conosciamo la risposta a queste domande: se Ruhi Semen fosse entrato nelle indagini, sarebbe andato avanti il processo, anche se Ömer Güney fosse morto. Dato che non era esperto e taciturno come Ömer Güney, questo avrebbe messo in serio imbarazzo lo Stato turco. La grande lungimiranza (!) dei giudici e pubblici ministeri francesi ha ben bandito questo pericolo. Un accusato di complicità nella liberazione di un detenuto è sfuggito a una condanna.
La polizia francese, i giudici e pubblici ministeri sanno molto bene e in tutta chiarezza delle relazioni di Ömer Güney con i servizi segreti turchi. Queste informazioni sono entrate tali e quali nell’atto di accusa. Anche la polizia tedesca che ha interrogato Ruhi Semen conosce queste informazioni.
Gli avvocati di Ömer Güney volevano sin dall’inizio e a intervalli regolari il rilascio del loro cliente per motivi di salute. L’ultima richiesta di questo tipo è stata presentata il 18 maggio 2016. Il team di medici e il tribunale hanno deciso che la sua salute era buona. Le autorità francesi da un lato hanno tirato per le lunghe l’avvio del processo e dall’altro, in parallelo preparato la morte dell’imputato.
Il ruolo del MIT negli assassinii di Parigi è così evidente che perfino Recep Tayyip Erdogan in un discorso nel 2015 ha detto quanto segue: “Hanno infiltrato le nostre istituzioni e commesso qui e la degli omicidi.” Questa è una confessione. Nonostante le confessioni, le autorità francesi hanno aspettato la morte dell’imputato o puntato sulla prescrizione per far cadere le accuse.
Per questo il processo di Parigi non è solo per la soluzione di un caso di omicidio internazionale. È anche uno scandalo nel quale è stata uccisa la giustizia francese e nel quale la giustizia francese viene sacrificata a interessi commerciali, economici e politici.
di Ferda Cetin