Gli avvocati del leader kurdo affronteranno i giudici ancora una volta
A Londra, la Campagna Pace in Kurdistan ha pubblicato un comunicato per sottolineare che “appena pochi giorni dopo il tanto celebrato annuncio di un cessate il fuoco da parte del leader incarcerato del PKK, Abdullah Öcalan, questa settimana continuerà con la quarta udienza ad Istanbul un lungo processo di massa che riguarda 46 avvocati”.
Una delegazione di 5 avvocati provenienti dal Regno Unito si recherà ad Istanbul per monitorare il processo, che inizierà giovedì 28 Marzo. La delegazione è composta dall’avvocato per i diritti umani Margaret Owen OBE, membro dell’Ordine degli Avvocati del Comitato per i Diritti Umani; Ali Has, avvocato e membro del team internazionale per i Diritti Umani della Law Society; Melanie Gingell, avvocato e rappresentante del Comitato per i Diritti Umani dell’Ordine degli Avvocati e Tony Fisher, avvocato e membro del Comitato per i Diritti Umani della Law Society. Essi si uniranno a rappresentanti di oltre trenta diverse organizzazioni internazionali di avvocati che a loro volta monitoreranno il processo.
Il caso ha attirato l’attenzione delle associazioni internazionali di avvocati e dei gruppi per i diritti umani fin dai primi arresti, avvenuti nel Novembre del 2011. Gruppi come Avvocati Europei per la Democrazia ed i Diritti Umani (ELDH), Lawyers for Lawyers, la Federazione Internazionale per i Diritti Umani (FIDH) e la Law Society inglese e gallese hanno tutti inviato osservatori internazionali alle precedenti udienze ed hanno fortemente criticato il processo, considerato come un attacco all’indipendenza della professione legale in Turchia.
Gli avvocati erano stati arrestati nell’ambito delle indagini in corso sulle operazioni anti-terrorismo KCK (Unione delle Comunità Kurde), sfociate con l’arresto, negli ultimi tre anni, di oltre diecimila giornalisti kurdi, membri eletti del Parlamento e dei consigli locali, sindacalisti, attivisti per i diritti umani e studenti.
Le operazioni sfruttano l’ampiamente criticata e notoriamente mal definita legislazione anti-terrorismo della Turchia, che facilita il perseguimento dell’intero dissenso politico non-violento o l’advocacy in favore dei diritti dei Kurdi come un’atto di terrorismo.
La maggior parte degli avvocati che saranno processati questo giovedì erano membri del legal team di Abdullah Öcalan quando sono stati arrestati e ció forma la base del caso contro di loro. Sono stati accusati di trasmettere informazioni da Öcalan ad altri membri del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) e le prove sono costituite in gran parte da registrazioni effettuate illegalmente tra gli avvocati ed il loro cliente.
Nel momento del loro arresto, e fino alla fine dell’anno scorso quando sono iniziati i colloqui di pace, Öcalan era sottoposto a completo isolamento nell’isola-prigione di Imrali, dove è rinchiuso dal 1999; le visite di qualsiasi membro della famiglia o legale rappresentante erano state proibite dal Luglio 2011. Il motivo di questo isolamento non è mai stato reso pubblico.
“Il processo rappresenta una flagrante violazione del principio chiave della giustizia internazionale, che afferma che gli avvocati non dovrebbero essere identificati con il loro cliente. Incredibilmente, piuttosto che tenere conto delle segnalazioni dei gruppi per i diritti umani, la polizia turca ha arrestato da allora altri 15 avvocati, tra cui 9 membri dell’associazione degli Avvocati Progressisti (CHD) che rappresentavano i 46 originariamente a processo”, afferma il comunicato della Campagna Pace in Kurdistan.
Il Presidente della Law Society inglese e gallese, Lucy Scott-Moncrieff, ha recentemente notato che questi arresti di massa dimostrano che ‘la persecuzione giudiziaria nei confronti degli avvocati in Turchia è diventata ampia e sistematica’. Margaret Owen OBE, che ha osservato due delle precedenti udienze di questo caso, ha anche affermato: “Questo è un processo politico, non legale. Un processo che ha gravi implicazioni per le credenziali democratiche della Turchia”.
Il comunicato si conclude affermando: “Il processo rappresenterà un test chiave del potenziale di democratizzazione della Turchia, soprattutto in considerazione del fatto che il PKK ha annunciato questo fine settimana che onorerà il cessate il fuoco ed inizierà a ritirarsi dal territorio turco. La cessazione del conflitto militare sarà il primo passo all’interno di un lungo processo di riconciliazione e democratizzazione, in cui la Turchia sarà obbligata ad affrontare le conseguenze di decenni di repressione e negazione dei diritti fondamentali: una prigione ed un sistema giudiziario straripante di prigionieri politici non-violenti; una forza di polizia che si è allenata meglio a brutalizzare la popolazione kurda piuttosto che a proteggerla, ed una gonfiata legislazione anti-terrorismo che, insieme alla Costituzione turca, ha fornito il quadro legislativo di base per giustificare la criminalizzazione di migliaia di Kurdi”.
ANF Londra