Doppio gioco a Kobanè
Nonostante il vociferare del successo nella lotta contro le milizie jihadiste, l’IS continua a bombardare la città kurda. La Turchia vuole che ad intervenire sia l’FSA (Free Syrian Army, ndt).
I peshmerga del Governo Regionale Kurdo nel Nord dell´Iraq hanno riconquistato la città irachena di Zumar. Sabato scorso, il comandante di un’unità speciale dei Peshmerga, Schich Ahmad Mohammad, ha riferito che i miliziani di IS si sono ritirati completamente dalla città che è molto importante strategicamente. Zumar è situata tra Mosul, la più grande città irachena rimasta nelle mani dei jihadisti, e i territori siriani controllati dall’IS. Secondo le notizie che arrivano dai media, anche i difensori di Kobanè (in arabo: Ain Al-Arab) hanno buone possibilità di riprendere Kobanè, dopo più di quaranta giorni di assedio jihadista. “Da settimane gli attacchi aerei della coalizione internazionale arrecano gradualmente danni alle milizie del terrore dello Stato Islamico che si trovano nella città”, come riportava sabato il canale NTV. Per chi osserva la situazione dal posto, questo proliferare di previsioni ottimistiche non ha nulla a che vedere con la realtà: nei giorni scorsi il centro di Kobanè e le aree nei pressi del confine con la Turchia sono stati massivamente bersagliati da carri armati, razzi e mortai dell’IS. “Siccome hanno perso la speranza di una vittoria, a causa della forte resistenza incontrata, le bande dell’IS bombardano le zone abitate dai civili”, così le Unità di Difesa del Popolo (YPG, YPJ)spiegano la contraddizione esistente tra gli annunci che parlano di pesanti perdite subite dall’IS da un lato e di pesanti bombardamenti dall’altro. I filmati dell’emittente televisiva Nuce trasmessi da Kobanè mostrano interi quartieri ridotti in macerie. Ogni giorno vengono portati all’ospedale di Suruc i corpi dei combattenti delle YPG caduti in battaglia, ci conferma il personale dell’amministrazione comunale della città di frontiera turca.
Ridotti gli attacchi aerei statunitensi
Gli attacchi aerei condotti dall’alleanza contro l’IS nella scorsa settimana si potevano contare sulle dita di una mano. Sorge quindi il dubbio che gli aerei della coalizione lascino partire i loro missili tempestivamente prima che faccia buio, in modo da essere visibili agli occhi dei rappresentanti della stampa internazionale, che fino al tramonto sono riuniti a ridosso della frontiera, mentre nella notte e per tutta la sua durata è l’artiglieria dell’IS a dominare incontrastata la scena, facendo fuoco ininterrotamente. “Gli USA non vogliono distruggere l`IS, vogliono solamente indebolirlo. Il loro obiettivo è lasciare che i kurdi e l`IS si annientino a vicenda”, azzarda (e azzecca, ndt) Celal Erkmen, presidente a Sanliurfa del filokurdo Partito delle Regioni Democratiche (BDP), intervistato da JungeWelt. Venerdì sera l’esercito turco ha sgomberato a colpi di lacrimogeni e per presunte ragioni di sicurezza due delle colline circostanti Kobanè, adibite a punto di osservazione dalla stampa e dagli abitanti dei villaggi vicini,. Secondo gli abitanti di un villaggio adiacente in questo modo si cerca di nascondere l’appoggio della Turchia ai miliziani dell’IS. Testimoniano, inoltre, di come i carri armati mobilitati lungo la frontiera abbiano aperto il fuoco contro la zona occidentale di Kobanè, controllata appunto dalle YPG. Prima dello sgombero della “collina della stampa” si poteva osservare un carro armato turco, equipaggiato per la guerra, che avanzava sul fianco della collina con il cannone puntato verso Kobanè.
Aspettando i Peshmerga
Il tentativo di creare confusione continua e coinvolge i Peshmerga, che dovrebbero arrivare in aiuto a Kobanè con armi pesanti. Che la data del loro intervento sia un segreto militare viene prontamente smentito attraverso una conferenza stampa a Erbil dal Ministero della Difesa del Governo Regionale Kurdo nel Nord dell’Iraq, secondo cui circa 150-200 combattenti partiranno proprio domenica, attraversando la Turchia. JungeWelt apprende dalla cerchia del DBP che Ankara insisterebbe nel voler far passare i Peshmerga attraverso i filtri polizieschi dei servizi turchi, in modo che i militanti del PKK, ricercati in Turchia, non si possano mischiare tra di loro. Si tratta chiaramente di un giochino sui tempi, dato che allo stesso tempo il presidente turco Recep Tayyip Erdogan si adopera in tutti i modi a favore dell’intervento a Kobanè dei 1300 combattenti del FSA (Free Syrian Army), altamente equipaggiati ed addestrati dalla Turchia. Dalla prospettiva kurda, l’atteggiamento di Erdogan viene inteso ovviamente come una provocazione, un’offerta di veleno, considerato che la maggioranza dell’FSA è avversa all’autonomia del Rojava. Alle illazioni di Erdogan, secondo cui il PYD (Partito dell’Unione Democratica e principale forza politica nelle regioni kurde del nord della Siria) acconsentirebbe ad un intervento del FSA, ribatte quindi il co-presidente del partito Salih Muslim: “Siamo in contatto con l’FSA ma non è stato raggiunto finora alcun accordo”. Egli aveva inoltre richiesto che, invece di venire nella regione autonoma kurda di Rojava, l’FSA aprisse un nuovo fronte contro l’IS altrove, nell’area compresa tra Aleppo e Kobanè. Le YPG dichiarano che una cooperazione con l’FSA dovrebbe avvenire esclusivamente nell’ambito di “Eufrate-Vulcano”, un’intesa di collaborazione contro l’IS concordata a Settembre dalle YPG e alcune brigate dell’FSA.
di Nick Brauns
‘junge Welt’
(tradotto da T.A)