Creare le basi per una Siria libera
Intervista con Fewza Yûsif, co-presidente del Consiglio Esecutivo della Federazione Democratica Siria del Nord
Può brevemente spiegarci cos’è la Federazione Democratica Siria del Nord? Chi fa parte della Federazione? Quali territori comprende e avrà confini predeterminati? Qual è il suo carattere politico?
È la prima volta dopo molto tempo che sulla terra della Mesopotamia popolazione e gruppi sociali si riuniscono e redigono un contratto sociale e decidono da sé del proprio futuro.
In un tempo in cui tutto viene distrutto, i gruppi sociali della Siria del nord costruiscono qualcosa. Da un lato si difendono contro le forze inumane come lo Stato Islamico IS, il Fronte Al-Nusra e l’occupazione da parte della Turchia e si impegnano per liberare luoghi come Raqqa. Dall’altro quotidianamente sono impegnati a costruire le basi per una Siria libera e democratica.
Il 21 gennaio è stato l’anniversario dell’Autonomia Democratica. Tre anni fa sotto la guida curda nel territorio liberato dal regime siriano, da IS e Al-Nusra, è stata costruita un’amministrazione autonoma. Nonostante tutti i tentativi di soffocare l’amministrazione autonoma, come con l’embargo e gli attacchi militari e politici, è stato possibile fare grandi progressi.
Non sarebbe sbagliato sostenere che “è stato scavato un pozzo con un ago“. Perché con pochissimi mezzi e possibilità è stato creato qualcosa di notevole. Sono stati formati centinaia di insegnanti perché ogni persona possa ricevere istruzione nella sua lingua madre. È stata aperta “l’Università Rojava“ e allo stesso modo sono state aperte dozzine di accademie e di istituti.
Sono state emanate apposite leggi per la parità delle donne. Il sistema della co-presidenza è radicato in tutte le istituzioni. Non è come lo rappresentano i media, che le donne sono attive solo nel settore militare contro IS. Le donne hanno un loro posto in tutti gli ambiti sociali. Nella politica hanno posizioni nei posti più importanti. Nello sviluppo dell’istruzione e dell’insegnamento le donne sono rappresentate per il 70 %. Anche nel settore della giurisprudenza le donne si auto-organizzano. Sia per se stesse che per gruppi sociali è la prima volta dopo molto tempo che vivono in un sistema che protegge i loro diritti e apre loro la strada verso la loro libertà.
Il Kurdistan occidentale e Siria del nord hanno iniziato una fase di rinascimento sotto ogni aspetto. Oggi dopo tre anni di esperienza le terre del Kurdistan occidentale e Siria del nord stanno costruendo il sistema della Federazione Democratica Siria del Nord. Dopo otto mesi di colloqui è stato preparato un contratto sociale e tra il 27 e il 29 dicembre 2016 è stato confermato dal consiglio fondativo.
Il contratto si orienta in base al paradigma di una vita ecologica e democratica e della libertà della donna. I suoi singoli punti si integrano tra loro nel proteggere i diritti delle persone, della donna e dei gruppi sociali.
Nel contratto sociale della Federazione Democratica Siria del Nord sono riconosciute ufficialmente tutte le lingue, tutte le religioni si occupano liberamente e in modo paritario dei propri bisogni e tutti hanno gli stessi diritti.
La democrazia si basa sul fatto di organizzare una vita comune. La pena di morte è vietata. L’economia deve servire la società, orientarsi in base ai bisogni della società e fondarsi su una distribuzione equa per tutte e tutti gli abitanti.
Il 40 % di elette ed eletti viene determinato in base alle quote di genere e tutti i gruppi sociali eleggono loro rappresentanti nei consigli. In modo che anche i giovani abbiano diritto di parola all’interno di questo sistema, l’età minima per l’elettorato attivo e passivo è fissato a 18 anni. In questa forma curdi e curde, arabi e arabe, suryoye, armeni e armene, turkmeni e turkmene, circassi e circasse, ceceni e cecene per la prima volta decidono liberamente e autonomamente della loro vita comune e questa è una grande rivoluzione contro la cultura del razzismo degli Stati Nazione. I confini della Federazione sono gli attuali confini dei territori della Siria del nord che è stato possibile liberare. Dato che è possibile che in futuro vengano liberati ulteriori territori e che questi vogliano entrare nella Federazione, attualmente non troveremmo giusto fissare confini chiari
Può brevemente spiegarci com’è avvenuto il percorso per la proclamazione della Federazione Democratica Siria del Nord? Alcuni criticano il fatto che dal nome della Federazione sia stato cancellato il termine Rojava e ora nel titolo non ci sia più niente che fa riferimento a curdi e curde. Può dire qualcosa anche a questo proposito?
Il tema del cambiamento del nome è stato interpretato in modo molto sbagliato. Non è avvenuto per via di qualche tipo di pressione. Nemmeno perché noi, come dicono alcuni, ci vogliamo allontanare dalla questione curda o in questo modo accontentare qualcuno. Il progetto della Federazione è collegato con il concetto della Nazione Democratica. Si tratta quindi di un sistema che coinvolte tutti i gruppi di popolazione e identità senza distinzioni. Il nostro progetto si orienta sul concetto di una nazione unica. Dato che nella Siria del nord oltre al Kurdistan occidentale ci sono molte altre regioni, secondo noi un nome che comprende sia il Kurdistan occidentale che appunto queste altre regioni è la strada più giusta. Avremmo dovuto o includere nel nome della Federazione i nomi di tutte le altre regioni, o togliere il Rojava. Abbiamo visto che il termine Siria del Nord comprende sia il Rojava che anche le altre regioni e così il nome e il contenuto del progetto combaciano.
A coloro che pensano che ci stiamo allontanando dalla questione curda: questa interpretazione è lontana dalla realtà. Il progetto si sviluppa sotto la responsabilità di curde e curdi. Ma allo stesso tempo pensiamo anche che solo nell’ambito di un sistema democratico nel quale tutti i gruppi sociali siano provvisti dei propri diritti democratici, possano essere garantiti anche i diritti di curde e curdi. Se quindi cambiamo il nome, questo non significa che non c’è il Rojava, diciamo invece il Rojava è una regione nell’ambito di questo progetto. E così possiamo garantire i diritti delle curde e dei curdi ancora meglio.
Nonostante affermazioni di segno contrario, chiarisce che l‘obiettivo non è un distacco dalla Siria, ma lo sviluppo di una soluzione per l’intera Siria. Come si presenta questa proposta di soluzione e quale ruolo svolgerà la Federazione a questo proposito?
È vero che a questo proposito ci sono molte affermazioni diverse tra loro. Ma noi vogliamo parlare apertamente. Il progetto non significa un distacco dalla Siria. Al contrario, garantisce l’unità della Siria. Solo l’unità basata su libertà, democrazia e riconoscimento reciproco è in grado di durare. Un’unità forzata e sulla base di razzismo, fondamentalismo religioso e sessismo un’unità finta, artificiale e ogni giorno si confronta con il proprio decadimento.
Il caos che regna negli Stati nel Medio Oriente è il risultato di razzismo e pratiche antidemocratiche. Per questo diciamo, se la Siria è uno Stato con molti gruppi sociali, religioni, lingue e culture, allora ha bisogno di un sistema che comprende tutta la sua pluralità. E questo lo riteniamo garantito nel sistema della Federazione Democratica. Se quindi la Siria dovesse essere divisa da questo progetto, allora questo sarebbe il risultato di modi di pensare razzisti, sciovinisti e antidemocratici. Perché un luogo dove regnano libertà, parità, giustizia e pace dovrebbe scindersi?
Quali sono state a livello regionale e internazionale le reazioni alla proclamazione della Federazione? Ci sono colloqui con il regime sul suo riconoscimento? Cosa è stato fatto complessivamente per il suo riconoscimento ufficiale?
Nessuno Stato della regione, fatta eccezione per la Turchia, ha preso posizione a questo riguardo. Regna per così dire il silenzio. Nessuno vuole comunicarci ufficialmente a livello internazionale che gli piace il nostro sistema. Che trovi approvazione è senza dubbio uno dei nostri compiti diplomatici prioritario. Ci impegniamo in Medio Oriente e a livello internazionale su tutte le piattaforme a rendere noti natura e contenuti del nostro sistema e a rimuovere dubbi e interrogativi. In particolare continueremo a impegnarci a rendere noto e comprensibile all’opinione pubblica che realizziamo un sistema democratico e che questo sistema può proteggere l’unità della Siria.
Quali saranno i prossimi passi della Federazione? Sono previste elezioni parlamentari? Se sì, per quando?
Attualmente stiamo preparando le elezioni. In primo luogo è necessario un diritto elettorale e di votarlo. Poi iniziamo con i preparativi concreti. Dato che la situazione nei nostri territori è caotica, non abbiamo ancora potuto determinare un momento preciso. Ma siamo impegnati perché non ci voglia troppo tempo.
In Europa il modello dell’autonomia democratica è diventato noto grazie alla vostra impostazione radicale. In questo contesto come va considerata la Federazione Democratica Siria del nord? È un passo indietro o l’impostazione della democrazia radicale viene sviluppata ulteriormente?
La Federazione Democratica della Siria del nord è costruita sulla base dell’autonomia democratica che esiste da tre anni. La Federazione non sostituisce il sistema dell’autonomia. Al contrario, le amministrazioni locali in questo modo diventano più affidabili, stabili e collaboreranno ancora meglio.
La cosa più importante è che il contratto sociale si basi sulla volontà della società. La base del sistema della Federazione Democratica Siria del Nord è l’ambizione di far emergere la volontà libera, la democrazia e la parità della società. Per questo il passo verso la Federazione non indebolirà la democrazia. Al contrario, questo passo è stato fatto perché diventi più forte.
L‘Articolo 11 del Contratto Sociale afferma che terra, acqua e tutte le risorse naturali sono destinate alla fruizione collettiva. Il loro sfruttamento è vietato. Cosa significa questo concretamente e come si intende attuare questo articolo?
Nell’economia vogliamo sviluppare un sistema di cooperative. In questo modo l’intera società potrà trarre profitto dalla produzione. Non troviamo giusto che ci siano monopoli in determinati rami di prodotti. Per questo vogliamo creare un sistema sulla base di un’economia sociale. Così si intende impedire lo sfruttamento delle persone e del lavoro. In ogni caso sono necessari standard ecologici, diritti umani e la società come base per i progetti economici nascenti. Pratiche che rendono possibile che alcuni pochi prendano tutto, devono essere impedite per legge. Inoltre acqua e suolo appartengono al popolo. Nessuno ha il diritto di vendere acqua e terre. Chi qui vuole sviluppare e costruire progetti, deve agire in base alle condizioni predeterminate. Le decisioni in proposito vengono prese dai Consigli del Popolo.
Nel Contratto Sociale si parla di diritto di asilo. Quanti profughi hanno trovato rifugio in Rojava e come vengono sostenuti?
Ci sono due gruppi di profughi. Sono profughi che sono fuggiti dall’Iraq nell’ambito dell’operazione per la liberazione di Mûsil (Mosul). E ci sono profughi che sono fuggiti dalle loro città in Siria. Il numero di profughi dall’Iraq ammonta a 10.000, da città come Aleppo, Deir ez-Zor, Idlib e Raqqa sono circa 150.000.
Naturalmente questo per la nostra regione non è una situazione semplice. L’embargo della Turchia e della Regione Autonoma Kurdistan del Sud limita le nostre possibilità di aiutare i profughi. Anche organizzazioni internazionali non possono far passare aiuti attraverso i confini. Questa è una tragedia umana. In particolare in inverno le condizioni sono pessime. Alcuni bambini di Raqqa hanno perso la vita a causa del freddo. Ma nonostante tutto questo le organizzazioni del Rojava si impegnano per aiutare e riescono a fare cose notevoli.