Comunicato Stampa: Respingere il criminale Erdogan, fermare il massacro del popolo curdo!
L’annuncio della visita di Erdogan a Roma e in Vaticano prevista per il prossimo 5 febbraio 2018 ci colpisce come una provacazione. Viene ricevuto con gli onori di stato un dittatore che calpesta tutti i diritti fondamentali e si trova in palese violazione della legalità internazionale. Lo stato turco sta cercando di occupare il territorio di un altro Paese per legittimare il suo regime dopo aver perso la fiducia interna della cittadinanza.
Il regime della Turchia attraversa un periodo di disfacimento ed è un grande pericolo per tutta l’Europa: crea inimicizie e dissidi, controllando esternamente le frontiere e rafforzando confini e divisioni, governando internamente per decreti: intellettuali, accademici, giornalisti, medici, calciatori, insegnanti, magistrati, sindacati, sindaci e deputati sono stati incarcerati e ogni opposizione in Turchia viene arrestata. A migliaia sono in prigione e molti hanno dovuto lasciare il paese.
Ogni politica perpetuata dal governo presidenziale e dittatoriale turco agevola la creazione di fondamentalismi ed è la base per ogni estremo nazionalismo e razzismo. Chi si oppone a queste politiche, specialmente se curdo, viene ucciso. Recep Tayyip Erdogan è da considerare come un sanguinario criminale di guerra, e non può perciò essere accolto con gli onori di un capo di Stato.
E’ un periodo di forte crisi sociale e politica per la Turchia. Il genocidio che consuma segna questo nuovo millennio con il sangue del popolo curdo. Il presidente turco è colui che ha ordinato l’uccisione delle nostre tre compagne Sakine, Fidan Leyla a Parigi, è ormai chiaro come sia il primo sostenitore di ISIS (Daesh). E proprio mentre la liberazione dalle morse di Daesh per parte delle forze di difesa democratiche curde era in corso, le politiche della Turchia si volgevano al massacro della popolazione, arrivando a bruciare vive persone ferite che avevano cercato rifugio nelle cantine per sottrarsi alla violenza omicida.
La politica di invasione e guerra della Turchia di Erdogan si dirige chiaramente al genocidio politico e culturale: ha raso al suolo intere città e distrutto miratamente, ovunque e anche in queste ore ad Afrin, siti storici archeologici patrimoni dell’umanità. Migliaia di donne e bambini e civili sono stati le prime mire e anche per questo motivo si richiede un processo nel tribunale internazionale per crimini di guerra e crimini contro l’umanità.
La fine di questo regime verrà segnata dalla resistenza di Afrin: un’area in cui un pluralismo religioso, etnico e democratico ha creato una coesistenza pacifica di una miriade di popoli e rifugiati dalle guerre, mentre il regime fascista, fondamentalista e strumentalizzante della Turchia ha come obiettivo la dittatura di un solo uomo e la rivisitazione imperialista di un nuovo Impero Ottomano.
Chiediamo a tutte e tutti coloro che credono nei valori democratici, a tutte e tutti coloro che credono nella pace e nella democrazia e sono solidali con i popoli che vivono in Medio Oriente, in Turchia, Siria, Iraq, Iran – i Paesi tra i quali i curdi sono stati divisi a partire da decisioni provenienti dall’Europa- di alzare la voce e di scendere in piazza ovunque per dire NO alla dittatura di Erdogan.
Il popolo curdo chiede una soluzione politica, pacifica e democratica, una pace duratura per tutti i popoli. È questo che ispira la sua resistenza. Vincerà perché crede nella liberta e nella forza degli esseri umani, come ha saputo dimostrare a Kobane, a Minbij, a Raqqa e dovunque esiste la crudeltà e la barbarie.
Ora noi vi chiediamo: da che parte state? Da quella del popolo curdo o da quella di Erdogan?