Benedikter: L’autonomia nella regione curda non disturberebbe la Turchia, ma la renderebbe un posto migliore
l’Intervista di Infowelat con Thomas Benetikter sulla autonomia nelle regione curde in Turchia
IW: Usa la parola “moderna” per definire l’autonomia nel mondo di oggi. Quali sono le differenze tra sistemi di autonomia “moderni” e “non moderni” o “pre-moderni”?
Thomas Benedikter: La qualifica “moderno” nel mio approccio è rigidamente legata allo stato moderno, non solo nella sfera occidentale. Uno stato moderno dovrebbe basarsi sulla democrazia e sul governo della legge. Nella storia ci sono state molte forme di autonomia o di autogoverno di comunità con o senza il proprio territorio, ma quasi tutte erano racchiuse all’interno di stati non democratici. Due esempi: l’autonomia della Finlandia nella Russia zarista aveva un autogoverno, si, ma senza una vera democrazia. I cristiani e altre comunità religiose nei Balcani nel periodo ottomano godevano del sistema, una specie di autonomia culturale, ma sotto un regime monarchico. L’autonomia moderna significa che l’intero sistema è pienamente parte dell’ordine legale dello stato e del suo sistema democratico. Quindi quello che fa la differenza tra moderno e premoderno è la democrazia e il governo della legge. Le autonomie moderne in questo senso sono iniziate solo nel 1921 con la creazione delle isole autonome di Aland. Alcuni studiosi potranno dissentire, ma dal mio punto di vista parlare di autonomia modera all’interno di sistema autoritari non ha senso.
Nonostante sia un’entità nell’Iraq federale che considerando la condivisione del potere e altri meccanismi ha un sistema federale sviluppato, le politiche della regione del Kurdistan del sud e le istituzioni locali sono dominate da potenti tribù e famiglie e due partiti politici traggono il proprio potere prevalentemente dai suoi legami feudali. Possiamo definire il Kurdistan del sud come “moderno” considerando questi fatti?
Ci sono vari criteri per definire uno stato “democratico” e differenti approcci per misurare gli standard democratici di uno stato. Da un lato c’è il sistema legale e politico, la costituzione, le leggi e procedure; dall’altro lato la maturità democratica della società, della gente con le sue tradizioni e culture. Formalmente il sistema politico del Kurdistan del sud sembra sufficientemente democratico con costituzioni democratiche, istituzioni funzionanti elette e libere elezioni (nel 2009 c’erano 24 partiti in lizza per le elezioni). Guardando più a fondo nella sua realtà sociale può essere diverso. In base ai criteri formali del governo della legge, democrazia e divisione del potere tra lo stato iracheno centrale e la Regione Autonoma del Kurdistan, potrebbero definire questo territorio un’autonomia moderna. Tuttavia questo non significa che la democrazia da quelle parti sia già al suo meglio.
Nel suo libro ‘Soluzione per problemi etnici attraverso l’autogovernò dice che invece di “creare uno spazio etnico”, l’autonomia territoriale dovrebbe creare uno “spazio legale.” Lei lo chiama “spazio democratico comune” in un altra parte dello stesso articolo. Può darci più informazioni su cosa sia uno “spazio democratico comune”? C’è al mondo qualche autonomia territoriale che ha questa caratteristica?
T.B.: Uno “spazio comune democratico ” significa che un’autonomia territoriale crea una cornice legale per una vita democratica significativa esercitata da tutte le persone che risiedono legalmente in quel territorio: una democrazia regionale con un minimo di poteri, con istituzioni e politici scelti dai suoi cittadini che hanno pari diritti. Attualmente ci sono circa 60 regioni autonome in 20 stati nel mondo che rispettano queste caratteristiche di base. La democrazia può dispiegarsi pienamente in uno spazio del genere per quanto riguarda i poteri attribuiti alla regione autonoma se c’è uguaglianza di diritti politici per tutti i cittadini. Questo non è il caso in diverse aree autonome nel mondo, che sono autonome di solo nome ma non di fatto. Spazio “comune democratico ” significa anche: è saggio anche se non necessario usare il sistema democratico in un’area autonoma da governare insieme, di tendere all’armonia etnica e alla conciliazione.
Nella parte sull’Asia del sud nello stesso libro lei afferma che India e Pakistan “non potrebbero soddisfare tutte le richieste di autogoverno con strumenti federalisti.” Così possiamo dire che il federalismo ha più successo nei paesi occidentali (USA e Australia) dove non esiste la base etnica o in paesi (Canada) dove le richieste etniche sono pienamente soddisfatte?
In effetti né l’India né il Pakistan per ora possono soddisfare tutte le richieste di autogoverno. Sfortunatamente non hanno neanche esaurito tutte le opportunità di costituire sistemi autonomi ad un livello sub-statuale, cosa che è perfettamente possibile (si veda lo stato federale asimmetrico del Canada). Il federalismo dell’India è lungi dall’essere perfetto. Ma può immaginare uno stato democratico in quel subcontinente, che racchiude una tale varietà culturale, senza federalismo? Quindi il punto è: sistemi federali con un’omogeneità etnico-linguistica potrebbero essere governati più facilmente, ma paesi molto diversi dal punto di vista etnico non hanno altra possibilità che il federalismo (o uno stato di comunità autonome se si guarda alla Spagna) o in termini scientifici: “un sistema territoriale complesso di condivisione del potere”.
Rispetto all’esperienza federalista nel mondo e considerano le differenze geografiche, regionali e dialettiche, è possibile dire che l’autonomia territoriale è più appropriata per il Kurdistan del nord?
T.B.: Si, l’autonomia territoriale è più adatta per il Kurdistan del nord dato che la Turchia, oltre alle aree curde storiche, non è così varia dal punto di vista etnico. A parte i curdi, non ci sono minoranze significative che chiedono il federalismo o l’autonomia. La Turchia – come la Macedonia o la Spagna – deve trovare una soluzione per una o alcune nazioni minori rinchiuse negli stessi confini statuali. In un caso del genere, l’autonomia territoriale è una soluzione adeguata se solo uno o pochi conflitti devono essere affrontati.
Il movimento curdo ha dichiarato l’autonomia per il Kurdistan del nord nel 2011. C’è una possibilità di raggiungere l’autonomia attraverso dichiarazioni unilaterali nel mondo di oggi?
Una decisione di autonomia unilaterale può avere un valore simbolico molto elevato e dare un messaggio politico forte, ma nella realtà non cambia i fatti. Bisogna ricordare che l’autonomia deve essere sostenuta dal governo della legge, deve essere consolidata nella costituzione, deve essere costituita legalmente. Repubbliche autoproclamate come la Transnistria, il nord di Cipro e l’Abkhazia non sono repubbliche fino a quando non sono riconosciute dalla maggior parte degli stati. Allo stesso modo l’area autonoma dei “Caracoles de Chiapas”, l’area autonoma zapatista nel Messico, è autogovernata in una certa misura, ma non è un’autonomia moderna. Certo, un’autoproclamazione può essere un atto di resistenza di una popolazione oppressa che vuole sviluppare un’alternativa pacifica, ma alla fine l’autonomia deve essere costituita da uno stato sovrano.
Qual è la sua opinione sui preparativi per la dichiarazione di autonomia da parte della forze curde nel Rojava (Kurdistan siriano) considerano l’assenza dello stato in Siria?
“Non solo rispetto alla Siria, ma anche rispetto a tutte le altre aree con conflitti violenti, assenza o fallimento dello stato, collasso del governo della legge e delle procedure democratiche, dobbiamo tenere presente che un’autonomia moderna ‘autentica’ non può essere costituita in circostanze del genere. Dobbiamo essere chiari sulle definizioni: ci aiutano a distinguere sistemi di autonomia da aree autogovernate o qualsiasi altro tipo di condivisione del potere in base ad intese simili all’autonomia (si veda “Sistemi di autonomia moderni ” su Internet). Le autoproclamazioni sono atti di lotta politica. I curdi del Rojava possono avere tantissime ragioni per dichiarare l’autogoverno nella loro zona, ma come le Caracoles de Chiapas, le aree liberate delle FARC in Colombia, le vecchie zone tenute dall’LTTE nel nord dello Sri Lanka e alcune aree autogovernate della Somalia, il Rojava non è una regione autonoma. Va ricordato anche: l’autonomia palestinese, anche se ufficialmente definita in questo modo, non è affatto un’autonomia moderna, ma poco più di una specie di autoamministrazione limitata e sotto occupazione militare. Spero che i curdi della Siria ottengano i loro diritti fondamentali e politici il prima possibile, ma non sono in grado di valutare se l’autonomia in una futura Siria democratica sia una soluzione adatta per loro.”
Sanjay Barbora dice che “autonomia e istituzioni democratiche non hanno portato giustizia.” Che tipo di meccanismi servono perché un’autonomia sia in grado di portare giustizia?
La dichiarazione di S. Barbora si riferisce ad alcuni casi particolari di entità autonome nel nordest dell’India. Potremmo porgli una contro-domanda: quale stato dell’India ha fatto pienamente giustizia? La maggior parte di essi sicuramente no e quindi lui chiederebbe di abolire il sistema federale? La giustizia in senso materiale non è il punto dell’autonomia. L’autogoverno democratico e la protezione delle minoranze sono il punto. Ma la non-discriminazione delle minoranze interne di un’area autonoma è il punto cruciale. Se si vogliono evitare nuovi conflitti, i governi eletti delle regioni autonome dovrebbero evitare di perseguitare le minoranze (inclusi i componenti della nazione titolare dello stato). A questo scopo qualche buon meccanismo è stato sviluppato nelle autonomie europee.
Movimenti indipendentisti nel Norditaliani e in molte regioni sviluppate dell’Europa sono stati diretti da ideologie più conservatrici. L’idea di fondo dietro a questa posizione è il desiderio di smettere di pagare per le regioni povere all’interno dello stesso stato. Allo stesso tempo sta crescendo la xenofobia in queste regioni e specialmente all’interno dei partiti che guidano questi movimenti. Pensa che questo sviluppo in occidente costituisca un danno per l’autonomia o l’indipendenza nel mondo?
È vero che l’egoismo economico, la percezione di subire un abuso come una mucca da mungere e alcune tendenze xenofobe sono presenti in simili regioni prone alla secessione. Ma la Lega Nord italiana, una forza populista xenofoba, non può nuocere molto rispetto alle legittime richieste di autonomia in altre parti del paese. In Italia un’autonomia speciale o la secessione per il Norditaliani non sono né legittime né credibili, ma questo non significa che in Italia non debba sorgere un sistema federalista completamente sviluppato.
Nell’ultima parte del libro ‘Soluzione per problemi etnici attraverso l’autogovernò lei propone l’adozione di un “patto internazionale del diritto all’autonomia” come soluzione a conflitti etnici in atto? Ci sono persone o organizzazioni che lavorano per realizzare quest’ obiettivo?
Per quanto ne so c’è solo l’Unione Federale delle Nazionalità Europee che nel 1994 ha in primo luogo proposto un patto internazionale, ma ha immediatamente incontrato una forte resistenza tra gli stati membri del Consiglio Europeo. Immagini la Turchia. L’idea e il concetto di un tale patto sono ancora argomenti interessanti e validi, ma il problema centrale è identico al rifiuto degli stati di definire esattamente quando va applicato il diritto all’autodeterminazione. Propongo di organizzare nel 2014 alcuni momenti per rilanciare questa idea.
Due dei suoi libri relativi all’autonomia sono stati pubblicati in Turchia di recente e uno dei suoi libri sullo stesso argomento verrà presto pubblicato in Turchia. Qual è la sua opinione rispetto al crescente interesse nel sistema dell’autonomia in Turchia in generale e l’interesse per i suoi libri in particolare?
Apprezzo molto questo interesse, ma prima di tutto sono profondamente grato all’editore e ai traduttori della Aram Publishing House che hanno avuto il coraggio e la forte convinzione che il concetto di autonomia andasse messo all’ordine del giorno della politica turca e del dibattito pubblico. Nonostante alcuni considerino questo tipo di soluzione molto lontana, sono convinto che un secolo trascorso dall’arrivo al potere di Kemal Atatürk possa superare questa ideologia superata. L’autonomia nella regione curda non disturberebbe la Turchia, ma la rendere un posto migliore, per entrambi, turchi e curdi.
gfbv.it