Almeno 580 persone giustiziate in Iran nel 2012
Il quinto rapporto annuale di Iran Human Rights (IHR) sulla pena di morte nel paese è una valutazione del modo in cui la pena capitale è stata utilizzata nel 2012.
A causa di dure repressioni della società civile, dell’inesistente libertà di stampa e della mancanza di trasparenza del sistema giudiziario iraniano, il rapporto non considera tutti i casi di pena capitale in Iran. Esso è il risultato degli sforzi degli attivisti per i diritti umani, dei membri e degli affiliati di IHR in Iran che, in alcune occasioni, hanno corso seri rischi per aiutare a fornire un quadro più preciso sulla pena di morte rispetto agli altri canali ufficiali.
Il numero delle esecuzioni in Iran nel 2012 è tra i più alti in più di 15 anni. Oltre ai numeri confermati, si ritiene vi sia un grosso numero di esecuzioni non dichiarate.
Il Rapporto Annuale 2012 sulla Pena di Morte in Iran viene pubblicato in un momento in cui la società iraniana si dirige verso un futuro incerto. Le condizioni socio-economiche peggiorano ogni giorno e nel Giugno di quest’anno comincerà un altro turno delle elezioni presidenziali. Tenendo presente le proteste avvenute dopo le elezioni del 2009 e la Primavera Araba del 2010 e 2011, le autorità iraniane sono ben consapevoli del fatto che il risultato delle nuove proteste a Giugno 2013 potrebbe essere anche peggiore di quello del 2009. Le autorità stanno perció facendo il massimo per evitarne di nuove.
La strategia oppressiva principale delle autorità iraniane è diffondere il terrore nella società e la pena di morte rappresenta lo strumento principale per compierla.
Secondo il rapporto, dalle proteste del 2009 il numero delle esecuzioni, in particolare quelle pubbliche, è drammaticamente aumentato.
Le esecuzioni pubbliche nel 2012 sono state oltre sei volte più numerose del 2009. La tendenza continua nel 2013. Esclusivamente nei mesi di Gennaio e Febbraio 2013, 20 persone sono state impiccate in pubblico.
Sono riprese le esecuzioni nel carcere Vakilabad a Mashhad (nord-est dell’Iran).
Dall’Ottobre 2012, IHR ha ricevuto segnalazioni di esecuzioni settimanali in questo carcere, in cui probabilmente numerose centinaia di prigionieri sono state giustiziate finora. IHR ha incluso solo una piccola parte di queste esecuzioni in questo rapporto; solamente quelle che sono state confermate da almeno due fonti indipendenti. L’IHR e l’ECPM definiscono le esecuzioni di massa nel carcere Vakilabad come un massacro e hanno chiesto con urgenza alle Nazioni Unite di inviare una missione d’inchiesta in Iran per indagare su queste esecuzioni.
Esistono anche segnalazioni di esecuzioni non dichiarate in numerose altre carceri iraniane, come quella di Rajai Shahr a Karaj. I condannati a morte in questo carcere vivono sotto il costante timore di essere giustiziati.
La maggioranza delle esecuzioni in Iran sono ancora collegate a reati legati agli stupefacenti e la maggior parte dei prigionieri giustiziati con queste accuse non sono stati identificati. I media internazionali non riportano ció che succede e non esistono campagne per salvare le vite dei prigionieri, poiché le loro esecuzioni non attirano l’attenzione internazionale. Ad ogni modo, nel 2012 alle vittime della “guerra alla droga” –sostenuta dall’UNODC- del regime iraniano è stato finalmente dato un volto. Saeed Sedighi, un giovane uomo torturato al fine di ottenere una confessione collegata al traffico di droga, è stato condannato alla pena capitale in seguito ad un processo ingiusto e giustiziato nell’Ottobre 2012. La sua esecuzione era stata rinviata di una settimana grazie ad una campagna internazionale avviata da diverse organizzazioni per i diritti umani come l’IHR e l’ECPM, dichiarazioni rilasciate da relatori speciali dell’ONU e reazioni da parte della comunità internazionale.
Molti condannati a morte in Iran sono trattati in modo simile, soggetti a tortura, confessioni forzate, processi iniqui ed i loro casi non ricevono adeguata attenzione.
L’IHR e l’ECPM, insieme ad altri gruppi per i diritti umani, hanno esortato l’UNODC a cessare tutti i finanziamenti all’Iran finchè tutti i prigionieri condannati per accuse riguardanti la droga si trovano ad affrontare la pena di morte.
L’IHR e l’ECPM sono anche preoccupate per i prigionieri condannati a morte provenienti dale regioni etniche dell’Iran, specialmente gli Arabi, i Baluchi ed i Kurdi, che restano a rischio imminente di esecuzione.
Mahmood Amiry-Moghaddam, portavoce internazionale dell’IHR, afferma: “Esortiamo la comunità internazionale a rivolgere maggiore attenzione all’Iran nei prossimi mesi, poichè ci aspettiamo un aumento del numero di esecuzioni. Esistono anche numerosi prigionieri di coscienza che sono a rischio imminente di esecuzione. Esortiamo le Nazioni Unite ad imporre un divieto alle esecuzioni pubbliche, le quali, oltre a rappresentare una punizione inumana, brutalizzano anche il pubblico in generale, in particolare i bambini”.
Di seguito alcuni dei risultati:
Almeno 580 persone sono state giustiziate nel 2012 in Iran.
• 294 casi (51%) riportati da fonti ufficiali iraniane
• 286 casi inclusi nei numeri annuali riportati da fonti non ufficiali
• Solamente 85 delle 325 esecuzioni segrete stimate, effettuate nel carcere Vakilabad nel 2012, sono incluse in questo rapporto
• Almeno il 76% delle esecuzioni incluse in questo rapporto sono dovute ad accuse collegate a reati sugli stupefacenti
• 60 esecuzioni sono state effettuate in pubblico nel 2012. Il 46% di tutte le esecuzioni in pubblico sono state effettuate nella provincia di Fars (Iran meridionale).
• Un terzo (20) di coloro che sono stati giustiziati pubblicamente erano stati accusati di reati relativi agli stupefacenti
• Almeno 27 cittadini afghani ed 1 cittadino pakistano sono stati giustiziati nel 2012
• Almeno 9 donne sono state giustiziate nel 2012
• L’IHR ha ricevuto segnalazioni di esecuzioni segrete o “non-dichiarate” in più di 15 carceri iraniane diverse
ANF News Desk