Acqua e scuola, Kobane chiede aiuto all’Europa
E’ il simbolo della resistenza, nella lotta contro l’orrore dello Stato islamico. Ma Kobane non riuscirà a rinascere da sola. Le forze curde hanno sì riconquistato il controllo della città sabato 27 giugno, due giorni dopo che l’Isis era riuscito a penetrare ancora una volta, uccidendo circa 200 persone con una lunga offensiva. Il futuro va però difeso ogni giorno. Il Comitato per la ricostruzione di Kobane lo spiegherà il 1 luglio al Parlamento europeo, al quale andrà a chiedere aiuto, presentando i numeri del disastro e un piano urbanistico proiettato su sminamento, infrastrutture, acqua pulita, sanità, istruzione, ritorno dei profughi.
“Il problema più grande è che siamo circondati – spiega Dozdan Memo, uno dei membri del Comitato – a sud ci sono i territori dello Stato islamico e a nord il confine con la Turchia è ancora chiuso. La merce che serve per sopravvivere entra solo illegalmente e per questo motivo si trova a prezzi altissimi”. In città manca tutto: acqua, elettricità, cibo. L’80 per cento dell’abitato è distrutto, le gente vive come riesce in edifici comunque danneggiati. E la penuria di gasolio crea enormi difficoltà: un litro costa 350 lire siriane, circa 1 euro e 70 centesimi. “‘Il diesel serve per azionare le pompe che ci permettono di recuperare acqua pulita dalle falde – dice Dozdan – e per soddisfare la richiesta ci servirebbero 10 mila litri di gasolio al giorno. Prima della guerra, avevamo impianti capaci di utilizzare l’acqua proveniente da un fiume che dista 40 km da qui. Ma le truppe del Califfato li hanno distrutti”.http://www.repubblica.it/esteri/2015/06/29/news/kobane-117948859/?ref=HREC1-5&refresh_ce