SEL ADERISCE ALLA MANIFESTAZIONE DEL 1 NOVEMBRE A ROMA

L’organizzazione terroristica IS (Stato Islamico) sta ancora assediando la città Kobane, nel Kurdistan occidentale (Siria settentrionale), ai confini con la Turchia. I jihadisti sono già entrati in alcuni quartieri della città, ma, contrariamente a quanto diffuso dalla propaganda dell’IS, le le Unità di Difesa del Popolo (YPG) resistono.

Una lotta impari, una resistenza eroica, estenuante, fatta di forza di volontà ed armi rudimentali, che si scontrano contro le armi pesanti che l’IS ha confiscato all’esercito regolare iracheno. Un resistenza che non può durare a lungo.

Migliaia di civili rischiano il massacro, sia dentro la città di Kobane sia sul confine turco. Proprio qui infatti, la popolazione kurda del nord, accorsa con catene umane per aiutare i fratelli kurdi in Siria, viene sistematicamente repressa dall’esercito turco a suon di percosse e gas lacrimogeni, mentre i tagliagole dell’IS attraversano il confine della Turchia indisturbati, rifornendosi di armi e curando i propri feriti.

Il presidente del Cantone di Kobane, Enver Muslim, già da alcune settimane ha chiesto alla coalizione internazionale di rompere il silenzio e si è rivolto alle grandi potenze mondiali in questi termini: “Se l’IS entra a Kobane e commette una carneficina, sarete tutte ritenute responsabili.”

L’obiettivo principale degli attacchi dell’IS è quello di distruggere il sistema alternativo di autonomia democratica che si è creato nella regione di Rojava, dove si trova Kobane. Da quando nel novembre 2013 il movimento kurdo in Siria guidato dal PYD (Partito di Unione Democratica) ha annunciato di avere ultimato tutte le preparazioni per dichiarare l’autonomia e ha proposto una costituzione chiamata Carta del Contratto Sociale, la rivoluzione popolare della Rojava ha effettivamente prodotto la costruzione di una regione autonoma e democrartica. Il PYD insiste nel formare un’alternativa per tutti, non perseguendo le rivendicazioni e gli interessi specifici di un solo gruppo etnico.

Ricordiamo che il movimento kurdo ha rifiutato di prendere parte alla guerra civile in Siria, dichiarando che avrebbero utilizzato le proprie forze militari solamente per difendersi. E’ quanto sta facendo ora, disperatamente.

Se la comunità internazionale, come spesso si dice, vuole davvero la democrazia in Medio Oriente, deve riconoscere la regione autonoma di Rojava: è da qui che si intravede un futuro libero e pacifico per tutti i popoli della Siria e oltre.

PER DIRE QUESTO, PER FAR PRENDERE UNA POSIZIONE AL NOSTRO GOVERNO, ALL’EUROPA E AL RESTO DEL MONDO, CI UNIAMO ALLA COALIZIONE POPOLARE INTERNAZIONALE CONTRO L’IS.

A Roma IL 1° NOVEMBRE ore 15:30 Partenza da Piazza dell’Esquilino

Maurizio Zammataro, Coordinatore SEL Area Metropolitana di Roma
Carolina Zincone, Resp. Immigrazione, Pace e Politiche Internazionali

Roma, 30 ottobre 2014