Elezioni in turchia e le donne
Ieri, nelle 81 province turche, si sono tenute le elezioni amministrative. Un passo significativo per la Turchia che poteva creare una nuova via, fatta di alternative e cambiamenti, per il futuro del Paese. Invece, nonostante lo scandalo per la corruzione, le intercettazioni, le manovre autoritarie del Premier per mettere a tacere gli oppositori, i brogli e le violenze, la Turchia ha detto si all’AKP che ha conquistato così 48 province, lasciando indietro tutti gli altri partiti.
I risultati sono differenti, a seconda della direzione nella quale si guarda. È vero, l’AKP ha conquistato 48 province, confermando i voti del 2009, nonostante i passi falsi delle ultime settimane, ma nel Sud, il Partito per la Pace e la Democrazia (BDP) ha mostrato la sua forza attraverso i voti della popolazione curda che ha scelto di votare per l’autonomia democratica.
Il BDP ha conquistato 11 città, incluse 3 grandi municipalità, 68 distretti e 23 sotto-distretti e la percentuale di donne elette sindache è di gran lunga superiore a quella degli altri partiti. Per la prima volta Mardin ha una sindaca assiriana, quindi di religione cristiana, che si contrappone alla sindaca musulmana velata di Konya, roccaforte dell’AKP, e simbolo dell’Islam più conservatore. Due facce dello stesso Paese, eppure così differenti tra loro. Da un parte si procede verso la chiusura, l’islamizzazione; dall’alltra parte invece si guarda con speranza ad un futuro fatto di condivisione e differenze.
Lice, nella provincia di Diyarbakir, simbolo della lotta del PKK ha eletto la sindaca più giovane di tutta la Turchia. Si chiama Rezan Zogurlu, ha solo 25 anni e vuole riportare a casa tutti gli abitanti del villaggio, che sono stati deportati con la forza dai militari durante gli anni più critici del conflitto tra il PKK e l’esercito turco, attraverso l’istituzione di cooperative, per garantire nuovi posti di lavoro e promuovere l’educazione. Gaziantep, invece, ha visto il ritorno di Fatma Sahin dell’AKP, non più come Ministro per la Famiglia e le politiche sociali, ma in veste di sindaca.
I brogli, le minacce e gli scontri rappresentano il lato oscuro di ogni processo elettorale. Il clima pacifico dei seggi di Istanbul, Ankara e Izmir, lascia il passo alle tensioni del Sud. In un villaggio della provincia di Diyarbakir ci sono stati scontri tra i sostenitori dell’AKP, accusati di aver scambiato i registri con i voti durante uno dei numerosi black out della giornata. Vicino ad Hatay due uomini sono stati uccisi da militanti filo-fascisti per aver dichiarato di voler votare per il BDP. Tanti scontri anche nella città di Sanliurfa tra sostenitori del partito curdo e fan di Erdogan.
Le elezioni amministrative di quest’anno avevano un significato particolare per i curdi, e il risultato ha un sapore amaro. Si sperava in un cambio di direzione che potesse offrire nuove prospettive al processo di pacificazione in corso. Invece i curdi si troveranno ancora a dover affrontare lo stesso partito che negli ultimi mesi ha fatto promesse che non è mai riuscito a mantenere. Anche la visita del Premier nella città di Diyarbakir, il 27 Marzo, non ha suscitato grandi reazioni, indifferenza piuttosto. Il clima di rassegnazione è evidente, quando si parla con la gente per strada. C’è fiducia nel BDP, c’è voglia di andare avanti, verso una pace duratura e stabile, ma queste speranze si infrangono contro l’immobilità dell’AKP.
articolo e foto di I.B.