Le decisioni della giustizia francese confermano il complotto contro Adem Uzun
La Corte di Appello di Parigi ha annullato tutti i procedimenti contro Adem Uzun, membro del consiglio esecutivo del Congresso Nazionale del Kurdistan, dopo aver ricevuto una richiesta di archiviazione per “prove ottenute illegalmente”. Questa decisione conferma il complotto orchestrato dai servizi francesi.
Arrestato il 6 ottobre 2012 dentro un bar di Monparnasse, dopo una discussione che sarebbe durata meno di dieci minuti, in seguito a quello che ormai appare un complotto organizzato per conto dei servizi francesi, il politico curdo Adem Uzun è uscito di prigione la sera del 9 agosto 2013. Il suo avvocato Antoine Comte aveva avanzato lo scorso 30 gennaio alla Corte d’Appello di Parigi una richiesta di archiviazione per “prove ottenute illegalmente”. La Corte ha annunciato la sua decisione il 27 febbraio. Tutti i procedimenti sono stati annullati, secondo l’ufficio di Comte, fatto che confermerebbe che le prove ottenute dai servizi segreti francesi per imprigionare Adem Uzun siano state ottenute illegalmente. La difesa aveva già vinto una prima battaglia lo scorso agosto ottenendo la remissione in libertà di Uzun. Questa liberazione era stata considerata come un fatto eccezionale in un’inchiesta di terrorismo di tale importanza.
Le informazioni rivelate nel corso dell’anno da media francesi e curdi hanno illustrato come il politico curdo sia stato vittima di una macchinazione politico-giudiziaria organizzata dai servizi francesi, basata su false indicazioni fornite dai servizi segreti turchi, secondo i quali Adem Uzun avrebbe cercato di comprare armi per conto del PKK a Parigi.
L’arresto di Adem Uzun si colloca dopo il primo tentativo di negoziazione segreta tra il governo turco e il PKK che aveva avuto luogo nel 2009. Uzun era uno dei principali negoziatori per la pace tra i Turchi e i Curdi, nel cosiddetto “processo di Oslo”.
“Sono stato vittima di un complotto politico” ha denunciato Uzun, affermando che si trattasse di una mossa per criminalizzare gli attivisti politici e pacifisti del popolo curdo. Le grandi manovre intorno al PKK, le manipolazioni, e le provocazioni a commettere una infrazione o un delitto, sarebbero degne di figurare in un romanzo poliziesco.
Secondo informazioni affidabili ottenute dal sito ActuKurde, Uzun è stato vittima di una macchinazione politico-giudiziaria organizzata dallo stesso personaggio che l’ha portata avanti, Ziad Takieddine, per conto di un uomo chiamato Noël Delarosa, che si chiamerebbe in realtà Noël Dubus. Quanto accaduto rinforza i sospetti sull’esistenza di una cellula in seno ai servizi segreti francesi che inciterebbe a commettere infrazioni contro bersagli politici predefiniti.
Un’altra fonte afferma che il giudice anti-terrorismo Thierry Fragnoli, conosciuto per le sue operazioni sensazionali contro la comunità curda, avrebbe inviato il 5 ottobre 2012 una email alla polizia belga per informarla che il dirigente curdo sarebbe stato arrestato il 6 ottobre. Tutto era stato organizzato in anticipo, perfino il giorno dell’arresto. In un articolo di ActuKurde, pubblicato il 3 giugno 2013, il giudice Fragnoli era stato chiamato in causa per una email che rivelava le relazioni del giudice con militanti nazionalisti turchi.
Parigi “covo di spie”
Comte ipotizza che “la sotto-direzione dell’antiterrorismo (Sdat) ha provato a incastrare il suo cliente”, come riportato da 20minutes.fr, sottolineando che in nessun momento il politico curdo sapeva della presunta discussione che avrebbe avuto luogo a Montparnasse circa l’acquisto di armi. “Non era al corrente. Era arrivato a Parigi per una riunione politica”.
Il magazine Express, dal canto suo, attira l’attenzione su un incontro sospetto organizzato tra Uzun e Paul-Loup Sulitzer, a fine anno 2011. “Durante una visita alla capitale francese, grazie a un uomo d’affari vicino agli ambienti curdi, Uzun venne messo in contatto con uno scrittore che avrebbe avuto la sua ora di gloria negli anni ’80: Paul-Loup Sulitzer, all’origine della trilogia Money, Cash e Fortune. Questo sorprendente incontro avrebbe avuto luogo nei saloni dell’hotel Royal Monceau” scrive Eric Pelletier, giornalista dell’Express.
descrivendo Parigi come “un covo di spie”, l’Express aggiunge: “Lontano dal Kurdistan, un “gran gioco” si muove in questi ultimi mesi sulle rive della Senna. Nel gennaio 2013, qualche giorno dopo l’annuncio ufficiale del processo di negoziazione tra il governo turco e il PKK, tre militanti curde sono state uccise in pieno giorno, in un appartamento della stazione Nord…”.
di Maxime Azadi