Una brigata jihadista d’Ankara contro i curdi
di Maxime Azadi-
Secondo l’Intelligence Online, pubblicazione professionale dedicata ai servizi di Intelligence di Stato, Ankara ha creato una brigata jihadista per combattere contro il PYD, pricipale partito curdo siriano. Per combattere le truppe del movimento curdo siriano PYD, che controlla una parte della frontiera tra la Siria e la Turchia, Ankara ha incoraggiato la formazione di una brigata jihadista composta quasi esclusivamente di curdi e chiamata Katibat al-Taliban (KaT).
I combattenti di questo movimento, principalmente giovani curdi senza un soldo, ricevono circa 1.000 dollari quando vengono arruolati. Sono quindi inviati a combattere il PYD sulla frontiera turco siriana a fianco dell’Esercito Libero Siriano e dei jihadisti di Jabhat al-Nosra. Molti tra loro sono stati uccisi a fine luglio durante un assalto alla città di Tell Halaf. Alcuni combattenti del KaT sono ex-membri del movimento separatista curdo PKK convertiti all’Islam nelle prigioni curde. Altri provengono da scuole religiose fondate nel Kurdistan dai fedeli dell’imam Fethullah Gülen. Un altro movimento curdo, il PDKS, vicino al leader curdo iracheno Massoud Barzani, combatte contro le truppe del PYD ai confini delle frontiere turche, siriane e irachene.
Sostegno della Turchia ai jihadisti
La Turchia sostiene apertamente i gruppi jihadisti e numerose brigate dell’Esercito Libero Siriano (ESL) che combattono i curdi nel Kurdistan siriano in particolare da metà luglio. Le frontiere della Turchia restano aperte per i jihadisti di Al Qaida, che ricevono proprio attraverso queste frontiere aiuto militare, diplomatico e finanziario. In questi ultimi giorni, nuove rivelazioni e testimoninanze sono state pubblicate dai media curdi e turchi relativamente al sostegno del governo AKP ai “jihadisti” che si nascondono sotto la copertura dell’Islam per commettere crimini di guerra e crimini contro l’umanità.
Anche la commissione di inchiesta inviata dall’ONU per indagare sui crimini contro l’umanità in Siria ha accusato lo scorso mercoledì 11 settembre i ribelli di aver compiuto crimini di guerra e in particolare uccisioni, esecuzioni non regolari, atti di tortura, rapimenti di ostaggi e attacchi contro obiettivi protetti.
Due porte d’accesso segrete per il passaggio dei jihadisti
Secondo l’agenzia di stampa curda Firat, la direzione generale delle imprese agricole (TIGEM) a Ceylanpinar, sulla frontiera con la Siria, è utilizzata come quartier generale dai gruppi armati affiliati a Al-Qaida che attaccano i curdi siriani. Due nuove porte d’accesso per il passaggio di gruppi armati sono state aperte in segreto in queste zone si pertinenza della TIGEM. Uno dei passaggi è attivo su un ponte lungo il fiume Habur, a tre chilomentri dalla frontiera, davanti a Tall Halaf, nella regione curda di Sêrékaniyé (Rass al-Aïn), mentre l’altro si sviluppa attraverso una fattoria, sempre nel territorio della TIGEM, tra le città di Ceylanpınar e Akçakale.
Il sostegno della Turchia è del resto plateale perché questi “stranieri estremisti” utilizzano le frontiere turche indisturbati, trasportando i loro feriti su ambulanze turche verso gli ospedali di Urfa, portando nuovi combattenti stranieri inizialmente ospitati negli hotel di Istanbul e diretti poi verso la Siria con l’aiuto di diverse associazioni islamiche vicine al governo di Recep Tayyip Erdoğan. Diversi membri di al-Nostra hanno recentemente ammesso sui media curdi il sostegno fornito dalla Turchia per combattere i curdi.
Malgrado questo consistente sostegno da parte di paesi stranieri, il Fronte al-Nosra e lo Stato Islamico in Iraq e nel Levante, due gruppi affiliati a Al-Qaida, così come più di dieci brigate dell’ESL, hanno subìto pesanti perdite confrontandosi con combattenti curdi nel Kurdistan siriano e a Aleppo. Più di mille membri di questi gruppi armati sono stati uccisi a partire da metà luglio, a decine sono stati catturati e numerosi veicoli militari che trasportavano cannoni antiaerei, carri armati e grandi quantità d’armi sono stati sequestrati dai combattenti curdi.