Quasi tre milioni di firme raccolte nel nord-est della Siria consegnate al CPT
Il popolo curdo prosegue con le sue iniziative per sollecitare un’azione urgente per Abdullah Öcalan che si trova in isolamento in Turchia. L’Iniziativa libertà per Abdullah Öcalan nel nord-est della Siria ha incontrato a Strasburgo i funzionari del Comitato per la prevenzione della tortura (CPT) per discutere dell’isolamento imposto al leader curdo nell’isola-prigione turca di Imrali. La delegazione del Nord-Est della Siria, composta dal co-portavoce dell’iniziativa, Idris Said, dal co-presidente dell’iniziativa, Xanim Ayo, e dal rappresentante del Consiglio europeo di HDP Faik Yağızay, ha consegnato le firme raccolte in Rojava, nel nord-est della Siria, nella Siria orientale, ad Aleppo e Damasco per chiedere la libertà per Öcalan al CPT del Consiglio d’Europa.
Al termine della riunione, la delegazione ha rilasciato una dichiarazione alla stampa. Intervenendo Idris Said ha affermato che nella campagna dal 12 gennaio al 12 marzo sono state raccolte 2.646.211 firme. La campagna, ha affermato, ha visto la partecipazione attiva di curdi, arabi, armeni, siriaci, assiri, turkmeni e altre comunità di tutto il Rojava. Said ha affermato che le firme sono state consegnate a una delegazione del CPT, aggiungendo: “Abbiamo chiesto un incontro immediato con Öcalan da parte del CPT, così come dei suoi avvocati e dei suoi familiari. Ci hanno detto che stavano monitorando la situazione di Abdullah Öcalan e che avrebbero trasmesso le nostre richieste alle autorità interessate. Hanno detto di aver incontrato Öcalan e i suoi tre compagni di prigionia a Imrali l’anno scorso, per questo li abbiamo ringraziati”.
Xanim Ayo, che ha partecipato all’incontro a nome dell’Unione degli avvocati in Siria, ha dichiarato: “Durante il nostro incontro con il CPT, abbiamo trasmesso le nostre richieste per la fine dell’isolamento del leader curdo Abdullah Öcalan e per la sua libertà fisica. Ci hanno fornito informazioni sul loro ultimo incontro a Imrali. Hanno preparato un rapporto su di esso ma non possono renderlo pubblico perché hanno bisogno del permesso del Paese per farlo”.