A seguito dell’appello della KCK, le prigioniere e i prigionieri finiscono lo sciopero della fame

Le prigioniere politiche e i prigionieri politici hanno messo fine al grande sciopero della fame nelle carceri turche a seguito dell’appello della KCK di ieri.

In una dichiarazione a nome di prigioniere e prigionieri del PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan) e del PAJK (Partito delle Donne Libere del Kurdistan, Partiya Azadiya Jin a Kurdistan), Deniz Kaya ha annunciato che hanno messo fine al grande sciopero della fame nelle carceri turche, che a Şakran va avanti dal 15 febbraio, a seguito dell’appello lanciato ieri dalla co-presidenza del Consiglio Esecutivo della KCK (Unione delle Comunità del Kurdistan).

Deniz Kaya ha detto: “Salutiamo il nostro popolo, le aree democratiche e tutte e tutti coloro che hanno agito con sensibilità e sostenuto la nostra resistenza. Contestualmente dichiariamo che continueremo la nostra resistenza con azioni più grandi nel caso in cui la sporca alleanza AKP-MHP dovesse continuare l’isolamento nei confronti del nostro Leader, le operazioni di genocidio politico contro il nostro popolo e le violazioni dei diritti nelle carceri.

Mettiamo fine al nostro sciopero della fame a tempo indeterminato e senza alternanza in tutte le carceri, che nel carcere di Şakran è arrivato al 64° giorno a seguito dell’appello della co-presidenza della KCK. Salutiamo tutte le nostre compagne e in nostri compagni in carcere che hanno preso parte a questa azione di resistenza e reiteriamo il nostro debito di gratitudine nei confronti del nostro popolo.”

Nella dichiarazione di ieri, la co-presidenza del Consiglio Esecutivo della KCK aveva detto che:
“Con questa azione, prigioniere e prigionieri hanno rafforzato la lotta per la democrazia contro il fascismo dell’AKP-MHP, rendendo quindi non più necessario continuare questa resistenza. Confidando nel fatto che le questioni messe in evidenza avranno un seguito e che questa lotta verrà proseguita in altri modi e con altri metodi, chiediamo loro di concludere lo sciopero della fame a tempo indeterminato irreversibile. Le richieste delle prigioniere e dei prigionieri che resistono, sono diventate le richieste del nostro Movimento di Liberazione, del nostro popolo e dell’opinione pubblica. La nostra responsabilità per la fine delle pressioni a İmralı e in tutte le altre carceri d’ora in avanti verrà compiuta in un modo più sensibile.

Le pratiche a İmralı e nelle carceri e le pressioni sul nostro popolo e le politiche democratiche sono arrivate ulteriormente in primo piano e sono diventate note pubblicamente con questa resistenza. Il nostro popolo, l’opinione pubblica democratica e noi stessi daremo seguito alle questioni messe in evidenza dalle prigioniere e dai prigionieri e faremo gli sforzi necessari a questo fine. A questo proposito l’azione ha che è già arrivata alla soglia della morte deve essere conclusa immediatamente.

Se non dovessero esserci sviluppi favorevoli rispetto alle questioni messe in evidenza, starà alla volontà delle prigioniere e dei prigionieri che resistono di entrare in azione in un modo più pianificato e organizzato in futuro. Su questa base, salutiamo ancora una volta la loro azione e chiediamo loro di concluderla, confidando nel fatto che hanno raggiunto il loro obiettivo.”