Soldati e guardiani di villaggio minacciano la popolazione durante il voto
Iniziano ad arrivare rapporti su minacce e violazioni dal Kurdistan del nord, dove il voto per il referendum costituzionale è iniziato alle 7:00 di mattina. Scuole nei quartieri fanno da seggi elettorali.
Nel distretto di Gürpınar di Van, soldati e guardiani di villaggio (locali armati al servizio dell’esercito) sono entrati nelle classi di una scuola nel quartiere di Hoşap controllando le carte di identità dei votanti e impedendo agli addetti al seggio di svolgere i loro compiti.
Soldati e guardiani di villaggio non hanno prestato attenzione neanche alle obiezioni degli addetti ai seggi designati dal Comitato Elettorale Supremo (YSK), hanno puntato i fucili contro gli scrutatori quando hanno cercato di intervenire per fermarli.
“Avrete quello che vi spetta appena finiscono le votazioni. Vi faremo crollare addosso questa scuola”, hanno detto soldati e guardiani di villaggio che hanno anche fatto pressione sulla gente perché voti ‘Sì’.
Funzionario di un seggio vota schede non votate ad Ankara
AKP non conosce limiti nelle frodi elettorali.Nel distretto di Sincan della capitale turca Ankara, un funzionario all’interno di un seggio è stato filmato mentre contrassegnava con il ‘Sì’ delle schede non votate oggi dopo la fine delle votazioni. Video:
https://anfenglish.com/news/ballot-box-official-stamps-unstamped-ballots-in-ankara-19548
Sostenitori dell’AKP hanno ucciso un uomo di nome Avdo Yıldız e suo filgio Şeymus Yıldız in un villaggio nel distretto di Çermik di Amed.
È scoppiata una lite tra parenti che votavano per il referendum nel villaggio di Yabanardı nel distretto di Çermik di Amed. Sostenitori dell’AKP volevano votare al posto di abitanti del villaggio non presenti al ché è scoppiata una lite tra due fratelli.
Il sostenitore dell’AKP Hıdır Yıldız accompagnato dai suoi figli ha usato armi durante la discussione e ha aperto il fuoco su suo fratello Avdo Yıldız e il figlio di Avdo, Şehmus Yıldız.
Sia l’uomo che suo figlio hanno perso la vita come risultato dell’attacco e İdris Yılmaz è rimasto ferito.
I corpi dei civili uccisi sono stati portati all’ospedale pubblico di Siverek e nel villaggio le votazioni sono state sospese.
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La maggior parte dei brogli elettorali si è verificata nella regione curda
Kemal Özkiraz dell’Eurasia Public Research Center (AKAM) ha detto che la maggior parte delle schede non timbrate erano nelle città curde e che ci sono stati brogli diffusi.
Kemal Özkiraz dell’Eurasia Public Research Center (AKAM) ha dtto: “La maggior parte delle schede non timbrate erano nel sudest con una popolazione a maggioranza curda.”
Özkiraz ha parlato con il quotidiano online Gazete Duvar e ha dtto: “In un Paese con 1 milione di voti annullati e 2,5 milioni di voti non validati, a che serve fare rilevazioni se non possiamo essere sicuri se le nostre stime sono corrette o se abbiamo sbagliato?”
Özkiraz ha detto quanto segue sulla decisione del Comitato Elettorale Supremo (YSK) di accettare schede e buste non timbrate: “L’informazione che ho ricevuto dai partiti e dagli osservatori del voto è che le schede non timbrate erano tutte con voti per il ‘Sì’. Questo non si può spiegare come ‘coincidenza’. Lo YSK deve annunciare subito quanti voti non timbrati sono stati accettati. Se questo numero fosse irrilevante rispetto al referendum, lo avrebbero già annunciato e nessuno continuerebbe a fare obiezioni. È ovvio che questi voti hanno influenzato il risultato. Alcune fonti parlano di 2 o 2.5 milioni di voti. Con la percentuale di partecipazione, questo equivale a circa il 6%. Se davvero ci sono così tanti voti non timbrati quando 900mila voti sono stati considerati nulli, allora è chiaro che ci sono davvero dei brogli. Non so quanto sia giusto commentare un voto fraudolento.”
Özkiraz ha detto che le informazioni che hanno raccolto indicano che la maggior parte delle schede non timbrate erano nelle città curde e ha aggiunto: “Lo YSK deve pronunciarsi su questo.”
Kemal Özkiraz ha detto: “Le affermazioni che sono emerse e alcuni video hanno portato l’opposizione a chiedere immediatamente che il voto venisse fermato.”