15 Febbraio!
Con la consegna di Abdullah Öcalan alla Turchia il 15 febbraio 1999 i guerrafondai internazionali hanno impedito un processo di diritto internazionale nel quale la guerra e le azioni di guerra in Kurdistan sarebbero state tematizzate a livello internazionale. Invece la persona di Abdullah Öcalan in Turchia, proprio come Nelson Mandela, è stato condannato secondo il diritto nazionale. Obiettivo della consegna alla Turchia era di impedire un tribunale internazionale nel quale il popolo curdo avrebbe chiesto alla potenza coloniale il suo diritto all’autodeterminazione. Questo avrebbe potuto un grande passo per una soluzione del conflitto curdo-turco.
Già il sequestro di Abdullah Öcalan il 9 ottobre 1998 aveva come scopo quello di impedire una soluzione politica:
Per scongiurare l’attacco alla Siria da parte della Turchia, Abdullah Öcalan ha lasciato il suo esilio siriano. Alla ricerca di sostegno internazionale per una soluzione politica è arrivato in Europa. Già molto tempo prima i molteplici sforzi per una soluzione politica sotto la guida di Abdullah Öcalan sono stati impediti intenzionalmente.
Come risposta alle richieste di una soluzione, il PKK dal 1993 ha rinunciato all’obiettivo di un proprio Stato. Inoltre da allora ha fatto 10 tregue unilaterali, che nono state sostenute ma sabotate dal governo turco.
Anche nella sua prigionia Abdullah Öcalan rimane saldamente legato al suo obiettivo di imporre la pace alle forze guerrafondaie. Ha lavorato a un concetto di soluzione avveniristico. Questo modello si società democratico confederale ha trovato grande approvazione da parte della popolazione. Ha costretto lo Stato turco ad avviare negoziati con Abdullah Öcalan – prima segretamente e solo dal 2013 in modo ufficiale.
Come risultati del processo di pace e di democratizzazione Abdullah Öcalan ha proposto un piano di 10 punto su come procedere nei negoziati di pace. Questo, il 28 febbraio 2015 è stato approvato insieme nel Palazzo di Dolmabahce e presentato a livello ufficiale. L’HDP, il Partito Democratico dei Popoli, come partecipante ai negoziati è stato anche forza motrice nell’organizzazione sociale per la democrazia e con questo ha rafforzato la prospettiva di ottenere influenza a livello parlamentare.
Questi sviluppi promettenti sono stati distrutti quando Erdogan in aprile proprio in vista delle imminenti elezioni parlamentari ha strappato il piano di 10 punti di Dolmabahce e ha dichiarato che non esiste un „problema curdo“. Di nuovo un momento in cui le forze guerrafondaie hanno distrutto la possibilità di pace diventata tangibile.
Da quel momento l’isolamento del prigioniero politico Abdullah Öcalan è stato ulteriormente inasprito. Solo per via degli incessanti appelli al Comitato contro la Tortura del Parlamento europeo, hanno fatto sì che quest’ultimo si sia recato sull’isola carcere di Imrali alla fine dell’aprile 2016. Ma a questo proposito non esiste un rapporto pubblicato da parte del comitato. Dopo il fallito golpe militare del luglio 2016 eravamo molto più preoccupati per la vita di Abdullah Öcalan. Dato che l’ultimo contatto (15 minuti con la difesa) era avvenuto nel gennaio 2016, nessuno poteva sapere cosa fosse successo a Imrali nella notte del golpe. Solo sotto la pressione di uno sciopero della fame di massa di politici curdi è stato possibile strappare allo Stato turco un permesso di visita per il fratello Mehmet Öcalan l’11 settembre 2016. Questo isolamento totale in base una decisione della Corte Europea dei Diritti Umani del marzo 2014 rappresenta una violazione del divieto di tortura e maltrattamenti. Nel suo rapporto annuale per il 2016 il collegio difensivo di Abdullah Öcalan mostra i paralleli tra l’isolamento e gli sviluppi di guerra.
Tutti colo che fermano questo bellicismo, si impegnano per una soluzione della questione curda e con questo vogliono per una pace impegnarsi per una pace in Medio Oriente, in Medio Oriente, dovrebbero gridare insieme a noi, le donne curde per la pace
Libertà per Abdullah Öcalan!
Aprire la via per negoziati per una soluzione politica!
No al sistema presidenziale – Si all’autonomia democratica!