Gruppo di yezidi invita il PKK a rimanere a Sinjar

E’ stata rilasciata la dichiarazione finale della riunione del Coordinamento della Società degli Yezidi Democratici tenutasi a Sinjar, dove si sono riuniti i delegati provenienti dal Kurdistan, l’Europa, la Russia e l’Armenia.

L’incontro si è svolto con la partecipazione di oltre 60 delegati provenienti da tutte le regioni curde, l’Europa, la Russia e l’Armenia, nella regione del Kurdistan iracheno tra il 25-28 dicembre. La dichiarazione finale ha affrontato questioni di mobilitazione, autogoverno per Sinjar e la presenza nella regione del molto dibattuto Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK).

Massacri non è destino

Nella dichiarazione finale viene sottolineato che “i massacri non sono il destino per il popolo yazida, che ora vuole porvi fine” e viene chiesta l’unità e la solidarietà nel prevenire pericoli futuri.

Appello alle forze locali e internazionali
Nel documento si descrive Sinjar (Shengal) come la patria di tutti gli yezidi e si dichiara che Sinjar deve essere la priorità in tutti gli sforzi. Il coordinamento ha chiesto sostegno materiale e morale a Sinjar, e ha criticato i recenti dibattiti sul futuro della zona come “inquietante e doloroso”.

“Coloro che non hanno nulla da dire alla gente yezida rivendicano diritti di proprietà sugli yezidi a Sinjar e la strumentalizzazione del sostegno del governo turco, un nemico dei curdi e degli Yezidi. Dopo aver abbandonato gli yezidi al gruppo dello Stato Islamico (IS/ISIS/ISIL), si comportano come se nulla fosse accaduto e cercano di stabilire il loro dominio su Sinjar. Chiediamo che l’ONU, l’UE e le altre organizzazioni internazionali funzionino come garanti, e che il PKK, che è una forza nazionale efficace nella lotta contro l’ISIS, continui a difendere la nostra società.”
Nella dichiarazione si dice anche che il PKK aveva preso l’iniziativa di soccorrere gli yazidi nel mese di agosto 2014 e di invitare il gruppo a rimanere nella regione.

“Se voi non foste arrivati in nostro soccorso, avremmo potuto essere completamente spazzati via, o Sinjar sarebbe stata abbandonata se i sopravvissuti fossero emigrati dalla città. Con il vostro arrivo, siete diventati la speranza della nostra gente, che vi ha visto come loro sicurezza e ha deciso di rimanere e resistere nelle condizioni più difficili. Molti dei problemi che devono affrontare le persone, come la sicurezza e l’amministrazione, devono ancora essere risolti. Crediamo che avete ancora una responsabilità e, anche se non avete fatto una dichiarazione ufficiale, pensiamo che sarebbe ingiusto se vi ritiraste dal Sinjar. Crediamo che questa società abbia bisogno di voi e che sarete sensibili su questo tema.”

Autonomia per Sinjar
La dichiarazione del coordinamento della società degli yezidi democratici ha anche affrontato la questione del modello amministrativo di Sinjar e ha dichiarato che adotta l’autonomia per la regione. “L’autonomia protegge i diritti degli yazidi come base di tutti gli sforzi politici e diplomatici, e su questo tema abbiamo deciso di appellarci alle istituzioni internazionali.” Il Coordinamento ha asserito che i propri incontri sono stati anche aperti a eventuali governi regionali o centrali che avrebbero accettato la volontà politica dell’amministrazione e potrebbero lavorare insieme per la soluzione dei problemi di Sinjar.

Gli yezidi si devono mobilitare
La dichiarazione si è conclusa con il Coordinamento che sottolinea l’importanza della mobilitazione degli yezidi e l’auto-espressione e l’appello agli yezidi in tutto il mondo a “lavorare verso l’unità e a tornare a Sinjar, a prescindere dal punto di vista politico, familiare o agli interessi tribali.”

Un’amministrazione chiamata Società degli Yezidi Democratici, composta da 31 rappresentanti e 5 coordinatori, è stata anche stabilita nel corso della riunione. E’ stata anche presa la decisione di ampliare e rafforzare le Unità di Resistenza di Sinjar (YBS).

La mossa può essere vista come un passo simile a quello preso in Rojava-Siria settentrionale da parte di gruppi affiliati all’Unione delle Comunità del Kurdistan (KCK), un’organizzazione curda di protezione che si propone per una soluzione confederale e di base per la questione curda.

Il Movimento della Società Democratica (TEV-DEM) nella Federazione del Rojava-Siria settentrionale ha creato centinaia di consigli e comuni multietnici per sostenere le amministrazioni e l’autonomia della regione.