Le famiglie di Roboski chiedono giustizia
Cinquantasette settimane sono trascorse dal massacro di Roboski. Il 28 Dicembre 2011 gli aerei da guerra turchi, agendo su informazioni provenienti da droni, hanno bombardato un gruppo di civili che si stavano recando nel Kurdistan meridionale. Trentaquattro persone sono morte, appartenevano per lo più alla stessa famiglia. La verità sulla tragedia non è stata ancora svelata ed il tanto atteso rapporto parlamentare sulla tragedia deve essere ancora pubblicato, anche se la sua consegna era attesa per il 15 Dicembre 2012.
Veli Encü, parente di alcune delle vittime, ha chiesto al Primo Ministro, a nome delle famiglie in lutto, se “la verità sarà quindi nascosta e non verrà mai rivelata”.
Giovedì le famiglie delle vittime si sono riunite presso il cimitero dove sono sepolti i loro cari ed hanno letto un comunicato per protestare contro l’indagine, che appare più che mai bloccata.
Le famiglie hanno sottolineato che il sistema di guerra colpisce doppiamente: uccide le persone e reprime chi cerca la verità e la giustizia.
Veli Encü ha dichiarato: “Lo stato, invece di far luce sul massacro, punisce i giornalisti che hanno scritto di Roboski. E punisce anche le famiglie delle vittime”. Quattro abitanti del villaggio infatti, incluso Servet Encü che è sopravvissuto al bombardamento, sono stati multati con duemila lire turche, in seguito alle notizie della stampa che li avevano mostrati effettuare contrabbando al confine.
ANF Şırnak