L’Unione Inter-Parlamentare esprime preoccupazione per le azioni contro i parlamentari dell’HDP
La 135° assemblea dell’Unione Inter-Parlamentare (IPU) si è tenuta a Ginevra, Svizzera, dal 23 al 27 ottobre. L’Unione ha denunciato i crescenti livelli di ritorsione in tutto il mondo nei confronti dei parlamentari per aver esercitato la loro libertà di espressione.
I membri del parlamento dell’IPU hanno affrontato i casi di 129 deputati in otto paesi i cui diritti umani sono stati presumibilmente violati.
In una serie di decisioni adottate sulle violazioni dei diritti umani dei parlamentari, l’Organizzazione ha sottolineato il crescente ricorso ad un’azione giudiziaria e all’esclusione illegittima dalla vita politica come mezzo per soffocare gli avversari politici. Invece di ascoltare gli oppositori politici, i procedimenti giudiziari stanno diventando uno strumento politico per sradicare il dissenso.
Per quanto riguarda la Turchia, l’IPU ha espresso particolari preoccupazioni per la situazione dei 55 deputati del partito di opposizione, Partito Democratico Popolare (HDP), i quali devono affrontare oltre 600 accuse di terrorismo. Questi parlamentari sono stati privati dell’immunità parlamentare a seguito di un emendamento costituzionale a maggio, il quale autorizza una rimozione dell’immunità per un totale di 139 parlamentari di tutti i partiti politici. L’IPU ha dichiarato che sono alla ricerca di una soluzione completa che vada oltre i singoli casi e ha chiesto al Comitato di rafforzare, a tal riguardo, i propri contatti con le autorità.
Nella dichiarazione dei membri dell’IPU, il Comitato ha dichiarato che:
– Rileva con profonda preoccupazione che 55 dei 58 parlamentari del Partito Democratico del Popolo (HDP), si trovano ad affrontare oltre 600 accuse di terrorismo nei procedimenti penali avviati in tutta la Turchia, dopo essere stati privati della loro immunità parlamentare il 20 maggio 2016, in seguito all’adozione di un emendamento costituzionale che ha sospeso la procedura ordinaria per la revoca dell’immunità e ha autorizzato una rimozione dell’immunità per un totale di 139 parlamentari provenienti da tutti i partiti politici;
– Nota ulteriormente con preoccupazione che il denunciante sostiene che le prove addotte per sostenere le accuse contro i 55 membri del parlamento si riferiscono a dichiarazioni pubbliche, manifestazioni ed altre attività politiche pacifiche effettuate a sostegno delle loro funzioni parlamentari e del loro programma del partito politico, come ad esempio la mediazione tra il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) e il governo turco, come parte del processo di pace tra il 2013 e il 2015, il sostegno pubblico all’autonomia politica, e la critica alla politica del presidente Erdogan in relazione al conflitto in corso nella Turchia sud-orientale (tra cui la denuncia dei crimini commessi dalle forze di sicurezza turche in tale contesto);
– Esprime inoltre preoccupazione sul fatto che la necessità di rispondere alle numerose accuse e probabili udienze in tutto il paese, comporta l’impossibilità, per molti membri del parlamento, di dedicarsi espressamente alle loro responsabilità parlamentari;
– Ricorda che i diritti fondamentali dei parlamentari devono essere rispettati in ogni momento, che i membri del Parlamento dovrebbero essere in grado di parlare liberamente senza timore di rappresaglie, che l’immunità parlamentare è cruciale per proteggere i membri del parlamento da accuse politicamente motivate, ma anche per proteggere l’indipendenza e l’integrità dell’istituzione del Parlamento nel suo insieme;
– Riafferma la sua posizione di lunga data secondo la quale il Parlamento dovrebbe mettere da parte il tempo necessario per prendere in considerazione le richieste di revoca dell’immunità parlamentare e applicare i principi fondamentali del giusto processo, tra cui una udienza del parlamentare/i in questione, e la decisione di togliere l’immunità, devono sempre essere concordate tramite voto parlamentare caso per caso, e dovrebbero richiedere accuse valide e credibili sostenute da ingenti prove;
– Osserva che tali requisiti sono stati tanto più importanti in un momento di crescente polarizzazione, quando la Grande Assemblea Nazionale della Turchia avrebbe dovuto verificare attentamente che le attività politiche pacifiche e legali da parte dei membri turchi del Parlamento non fossero presentate come prova di atti criminali e terroristici, date le gravi accuse fatte nel caso di specie e le preoccupazioni di lunga data espresse sulla libertà di espressione e di associazione in relazione alla legislazione anti-terrorismo;
– Ritiene che gli sviluppi in Turchia dopo il fallito colpo di stato del 15 Luglio 2016, rendono ancor più necessario monitorare molto da vicino i procedimenti giudiziari in corso relativi ai 55 parlamentari HDP; si riferisce a questo proposito ai numerosi rapporti che puntano al licenziamento in tronco di pubblici ministeri e giudici e allo spazio sempre più limitato a disposizione dei giornalisti, della società civile e di altri di esprimere qualsiasi critica alle autorità;
– Ritiene che l’entità e la gravità dei casi a portata di mano potrebbero rendere indispensabile promuovere una soluzione completa che vada oltre la considerazione delle preoccupazioni di ogni singolo caso; richiede che il Comitato rafforzi i propri contatti con le autorità parlamentari, in tandem con le autorità esecutive e giudiziarie, al fine di esaminare tutte le possibili strade per raggiungere una tale soluzione;
– Chiede al Segretario Generale di trasmettere la presente decisione alle autorità parlamentari, al denunciante e ai terzi in grado di fornire informazioni rilevanti;
– Richiede che il Comitato prosegua l’esame di questo caso e ne riferisca a tempo debito.