Gli ipocriti e il sultano
Dino Frisullo l’aveva detto: “E’ una feroce dittatura”. Ma l’Italia preferì fare affari coi turchi
Fa sorridere lo stupore per quanto sta accadendo in Turchia. Erano il 1998 e il 1999 quando Dino Frisullo pubblicò L’Utopia incarcerata, Diyarbakir, Kurdistan: le “loro” prigioni e Se questa è Europa. Viaggio nell’inferno carcerario turco. In entrambi Dino racconta i quaranta giorni nelle carceri turche dopo l’arresto durante le celebrazioni del Newroz (il capodanno kurdo) 1998.
La repressione del popolo kurdo e degli oppositori, il divieto persino di parlare la lingua curda (basti pensare a quel che ha subito Leyla Zana negli anni), la brutalità carceraria erano già quotidiane della Turchia in quegli anni. Ma l’Italia, e l’Europa, hanno sempre chiuso gli occhi. Continuando a raccontare la favoletta della Turchia grande alleato “moderato” che presto sarebbe anche entrato nell’Unione Europea. Ma basta scorrere le rassegne stampa per scoprire che chiusure di televisioni e giornali, arresti di oppositori e giornalisti indipendenti, non sono certo iniziati dopo il “fallito golpe” ma sono quotidiani esercizi del potere politico turco.
Mentre Dino alzava la voce della denuncia dal carcere di Diyarbakir, un alto esponente italiano disse al governo turco “tenetevelo quel comunista”. Qualche mese dopo l’Italia permise l’arresto di Ocalan, il più rappresentativo leader curdo. Un anno dopo, tra i commenti sprezzanti e offensivi di parte dei politici, gli fu concesso un teorico asilo politico: ma fu letteralmente tradito (e nessuno, in Italia, fu mai chiamato a risponderne) e fatto arrestare dai turchi.
Oggi Ocalan, dopo che per anni i suoi legali hanno denunciato le condizioni in cui sopravvive nel carcere di Imrali, è detenuto in un isolamento sempre maggiore. Per cinque anni non ha potuto ricevere visite neanche dalla famiglia.
I kurdi sono gli unici che combattono (e hanno battuto) l’ISIS sul campo. Ma la Turchia che li bombarda e reprime è sempre rimasta un “alleato fedele e moderato” (nonostante i sostegni e appoggi verso l’ISIS stesso dal territorio turco…), e il principale partito kurdo è infilato nella lista nera del “terrorismo internazionale”.
A gennaio Istanbul è stato teatro di un attentato, immediatamente condannato dal leader dell’HDP Demirtas. Eppure per ore e ore stampa e televisioni italiane hanno tirato in ballo i curdi, il PKK, i marxisti-leninisti (mancavano solo gli anarchici), senza mai citare le dichiarazioni di Demirtas.
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Tornando al “golpe fallito”, e “preoccupazioni” e gli “allarmi” per la “deriva autoritaria” di Erdogan non sono stati (in nessuno dei parlamenti nazionali, Italia compresa, nè quello europeo) da alcun atto che ponga fine aell’accordo con cui l’Unione Europea regala alla Turchia oltre sei miliardi per fare da gendarme dei migranti. Il comportament
Il comportamento di certi politici italiani nei confronti del terrorismo ISIS è un’altra faccia della stessa medaglia. La loro “guerra permanente” non ha fatto altro che alimentare il terrorismo, massacrare milioni di persone nel mondo e renderlo più insicuro. Ma gli unici in questi anni ad aver preso decisa posizione contro i terrorismi e ad aver cercato di fermarli davvero sono stati i pacifisti, i difensori dei diritti umani, coloro che si impegnano contro le guerre e le sue criminali conseguenze.
“Prendete posizione”, intimano i politici al “mondo musulmano”. Ma le prese di posizione ci sono state eccome (una delle prime voci contro il massacro di Rouen è stata del locale imam che collaborava col il sacerdote assassinato). In queste settimane la “Giorgio Pozzi Editore” [http://www.giorgiopozzieditore.it] ha pubblicato un libro che raccoglie solo fatwe “delle autorità religiose musulmane contro il califfato di Al-Baghdadi”.
A dicembre fu arrestato un militante francese di estrema destra (forse ex iscritto al Front National) con l’accusa di aver fornito alcune delle armi della strage a Charlie Hebdo. Perché non è mai stato chiesto a Marine Le Pen e alla destra francese di dissociarsi? I grandi sponsor e finanziatori di Daesh sono da cercarsi anche tra le petromonarchie cui Stati Uniti e stati europei (Italia compresa) vendono armi a tutto spiano. Quando un’interrogazione parlamentare mesi fa sollevò il caso al ministro Pinotti, la risposta fu che è tutto legale e regolare. E finì là. Nessuna indignazione, nessuna richiesta di dissociarsi.
Diritti umani, violazioni della libertà, repressione, sostegno al terrorismo: tutto “legale e regolare”. Come in Turchia.
di Alessio Di Florio, I siciliani Giovani