Erdogan esclude un ritorno a ‘negoziati’ con il PKK
Il Presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan ha escluso un ritorno a ‘negoziati’ con il Partito dei Lavoratori del Kurdistan dopo che il Primo Ministro Ahmet Davutoglu aveva accennato al fatto che avrebbe potuto esserci un ritorno al tavolo.
Parlando durante un’iniziativa della Mezza Luna Rossa Turca il Presidente ha detto, “Fino a quando saranno messe a tacere tutte le armi sollevate contro il nostro Stato e la nostra nazione, fino a quando saranno eliminate tutte le minacce, noi continueremo la nostra lotta contro il terrorismo. Non abbiamo tolleranza, nessuna esitazione e non faremo un passo indietro … Abbiamo parlato di un processo di risoluzione, ma ci hanno ingannati, ci hanno presi in giro. Non possiamo fidarci di una sola parola che dicono, ora è finita. Ora finiremo il lavoro, affronteremo la questione e se Dio vuole creeremo un sudest [della Turchia] pacifico e prospero. Il nostro governo ora sta rigenerando l’area e speriamo che cambierà. I dirigenti dell’organizzazione terroristica [il PKK] e coloro che agiscono in linea con essa talvolta parlano di negoziati e di una risoluzione. Non c’è niente da negoziare. Tutti devono capirlo.”
Erdogan ha anche detto che i militanti hanno due scelte, “arrendersi o essere annientati.”
Rispondendo alle domande dei giornalisti sulla sua recente visita nel quartiere di Sur a Diyarbakir, il Primo Ministro Davutoglu aveva detto che i colloqui avrebbero potuto riprendere se ci fosse stato un ritorno alle condizioni precedenti al maggio 2013. “Se il PKK rimuove tutte le sue forze armate dal paese, come nel maggio 2013, possiamo parlare qualsiasi cosa,” aveva detto Davutoglu.
Acluni commentatori avevano interpretato i commenti di Davutoglu come una risposta ai recenti appelli del PKK e dell’HDP per un ritorno al processo di risoluzione. Altri avevano detto che si trattava di un piano per creare aspettative e indebolire la reazione del PKK con l’inizio della primavera.
I negoziati sono finiti nell’aprile 2015 quando il Presidente Erdogan ha dichiarato che non riconosceva l’ ‘Accordo di Dolmahbahce,’ fatto tra Abdullah Öcalan, il PKK e funzionari del governo. Il documenti di 10 articoli avrebbe dovuto costituire la cornice di futuri negoziati.
Erdogan più tardi ha ammesso che aveva messo fine al processo perché stava favorendo l’HDP e indebolendo l’AKP alla vigilia delle elezioni del giugno 2015.
Funzionari dello Stato da allora usano l’uccisione di due poliziotti a Ceylanpinar come pretesto per aver messo fine al processo di risoluzione. Si ritiene che oltre 400 appartenenti alle forze dello Stato siano morti negli scontri dal luglio 2015 in poi.
KQ