Petizione per porre fine all’isolamento di Ocalan!

Nonostante la condanna da parte della Corte Europea per i Diritti Umani, il Governo Turco ha continuato, ed anzi ha inasprito, il regime di isolamento nei confronti di Abdullah Öcalan, detenuto da ormai 18 anni nell’isola di Imrali, senza la possibilità di ricevere visite dai propri avvocati da oltre 4 anni, e dei propri parenti da oltre un anno.

La petizione promossa dallo studio legale di ASRIN che difende Abdullah Ocalan, chiede l’immediata cessazione del regime di isolamento, ed invita tutte e tutti gli avvocati e le associazioni di avvocati a sottoscriverla, inviano una mail al seguente indirizzo di posta elettronica: isolationatimrali99@gmail.com

Il termine per inviare la propria adesione è il 15 marzo 2016.

Petizione contro l’illegale isolamento di Abdullah Ocalan PDF

NO ALL’ISOLAMENTO E ALLA TORTURA PER ABDULLAH ÖCALAN!
ALL’UFFICIO DEL SEGRETARIO GENERALE DEL CONSIGLIO D’EUROPA E ALLA COMMISSIONE EUROPEA
PER LA PREVENZIONE DELLA TORTURA E DEI TRATTAMENTI E PUNIZIONI DISUMANI E DEGRADANTI
(CPT)

Noi firmatari del presente documento consideriamo la detenzione in isolamento stretto del sig. Abdullah Öcalan una violazione dei diritti umani fondamentali, in particolare della proibizione della tortura e del diritto di difesa, e vi sollecitiamo a prendere immediate iniziative nei confronti del governo turco.

L’isola di Imrali è un luogo speciale, al di fuori dello stato di diritto.

Dal 15 febbraio 1999, cioè da quando è stato condotto in Turchia, il sig. Abdullah Öcalan è detenuto in un carcere sull’isola di Imrali, progettato specificatamente a tale scopo. Imrali è un’isola lunga 5 miglia, dichiarata zona militare e chiusa all’accesso dei civili.

Il sig. Öcalan è stato l’unico prigioniero dell’isola-carcere di Imrali per circa 11 anni, dal 15 febbraio 1999 al 17 novembre 2009, quando vi sono stati trasferiti altri cinque detenuti. Gli è stato permesso di vederli per non più di cinque ore alla settimana, mentre il resto del tempo continuava a trovarsi in isolamento in una cella singola. Questo trasferimento di nuovi detenuti altro non ha significato se non l’estensione ad altre cinque persone di quella condizione di isolamento e tortura.

Come affermato dalla Corte Europea per i Diritti Umani e dalla Commissione europea per la prevenzione della tortura e dei trattamenti e punizioni disumani o degradanti (CPT) nei suoi rapporti, al sig. Öcalan non è mai stato consentito di accedere a un apparecchio telefonico. Il suo diritto di inviare comunicazioni, per posta cartacea o con altri mezzi, è soggetto a limitazioni, e lo stesso vale per la corrispondenza in arrivo (limitazioni, censura, confisca senza notifica etc.).

Il diritto, pur sancito per legge, di ricevere due visite da parte dei familiari è limitato in modo arbitrario, quando non totalmente ignorato.

Quanto alle visite da parte degli avvocati, esse non vengono autorizzate con motivazioni quali “guasti all’imbarcazione” o “condizioni meteorologiche avverse”, cosa che limita o inficia del tutto tale diritto, in violazione della legge. Dal 27 luglio 2011, agli avvocati è sempre stato negata la possibilità di di recarsi ad Imrali. Al sig. Öcalan è stato vietato di ricevere visite da parte dei suoi avvocati dal 27 luglio 2011, da parte della famiglia dal 6 ottobre 2014, e dal 5 aprile 2015 da parte della delegazione politica che soleva recarsi sull’isola.

L’isolamento è una tortura.

La Commissione europea per la prevenzione della tortura e dei trattamenti e punizioni disumani o degradanti (CPT) riconosce “la situazione di indiscutibile isolamento alla quale il prigioniero è sottoposto dal 16 febbraio 1999” (http://www.cpt.coe.int/documents/tur/2008-13-inf-eng.pdf, p.31). La Corte europea per i diritti umani (II Sezione) ha riconosciuto che dal 15 febbraio 1999 al 17 novembre 2009 è stato violato l’art.3 della Convenzione Europea sui Diritti Umani che proibisce la tortura ed i trattamenti disumani e degradanti.

L’isolamento rientra in una politica di guerra.

Tale isolamento senza precedenti, che va ad aggiungersi alla violazione dei diritti umani fondamentali del sig. Öcalan, rappresenta inoltre una minaccia alla pace interna e costituisce una fonte di tensione per la Turchia.

Questa situazione mina gravemente la possibilità del negoziato e di trovare mezzi pacifici di soluzione dei problemi. Ogni qualvolta le autorità aumentano le condizioni di isolamento, come sta accadendo ora, al contempo si registra una escalation di violenza sulla popolazione curda. Questa modalità di bilanciamento è stata utilizzata fin dall’inizio. Quando viene lasciata al sig. Öcalan l’opportunità di ricevere visite o di esprimere le proprie opinioni possibilità di pace diventano più concrete.

Essere contro l’isolamento significa in questo caso essere contro la guerra. Significa abbracciare la pace. Opporsi a questo rigido regime di isolamento, a questa crudeltà inflitta ad Abdullah Öcalan, la cui libertà è invocata da 10.328.000 persone d’ogni parte del mondo, delle più varie lingue, culture, etnie ed opinioni, significa schierarsi dalla parte di tutte queste diverse identità.

Ci sono donne e uomini che, ispirati dalle idee di Abdullah Öcalan, hanno resistito alla brutalità dell’ISIS in Iraq e Rojava, costringendoli alla ritirata nella regione. Il progetto del Rojava, che costituisce un’oasi di pace per la coesistenza di tutte le identità del Medioriente, contro la polarizzazione geopolitica forzata Sciiti-Sunniti, è un fenomeno che non sarebbe mai potuto esistere senza Öcalan. Ci opponiamo al grave regime di isolamento imposto al sig. Öcalan, poiché tale opposizione significa abbracciare e sostenere questa esperienza di democrazia e pluralismo.

Alla luce del nostra idea del diritto e della giustizia e della nostra fede in una società libera, democratica e pluralista, è dovere di tutte e tutti attivarsi contro la tortura inflitta ad Öcalan e fare la propria parte.