Chi sta veramente combattendo l’Isis?
La testimonianza di Saleh Muslim del PYD curdo
Saleh Muslim, capo della milizia curda PYD, ha affrontato ad Atene la questione di chi stia attualmente combattendo veramente l’Isis in Siria. La conferenza di Muslim si è tenuta presso il Centro Studi ateniese per il Medio Oriente. Secondo Muslim la milizia curda PYD è la sola che ad oggi è stata capace di contrastare realmente l’avanzata dell’Isis, resistendo tra l’altro a Kobane.
Saleh Muslim, nel corso della conferenza ad Atene, ha parlato di due nemici: l’Isis e l’esercito regolare siriano. Da una parte è evidente la violenza dello Stato Islamico, dall’altra si comprende di riflesso il peso della presenza di Assad in Siria. “Bashar al-Assad al potere è un’autentica minaccia per gli equilibri e il futuro del paese” ha spiegato Muslim, e ha proseguito affermando che “la vera battaglia da combattere sarà quella per il controllo di Aleppo, e così pure per quella fascia di territorio al confine con la Turchia”. Parlando poi del PYD, Muslim ha spiegato la stretta collaborazione di quest’ultimo con gli americani e i russi, mentre ha lamentato i continui bombardamenti turchi. “La Turchia” ha detto Muslim “non vuole che i curdi liberino la zona di Azaz, una cittadina siriana a 30 chilometri a nordovest di Aleppo”.
Muslim ha accusato la Turchia di fiancheggiare l’Isis e altri gruppi jihadisti che ruotano attorno ad Aleppo. Il capo del PYD avverte l’importanza di monitorare i movimenti in questa zona della Siria, perché “arrestare il corridoio con cui i turchi riforniscono l’Isis, significherebbe infliggere un colpo cruciale allo Stato Islamico”. In quest’ottica la collaborazione con russi e americani è fondamentale, non fosse altro che per l’esistenza di un obiettivo comune da perseguire: il contrasto allo Stato Islamico e ai gruppi terroristici che operano in concerto con quest’ultimo.
Le parole di Muslim alla conferenza di Atene pesano come piombo: “L’Europa non parla mai abbastanza della situazione in Turchia e della continua violazione dei diritti umani. Dietro il tanto tacere c’è il negoziato sui profughi”. Ma intanto il capo del PYD si dice fiducioso: “Tra i corpi di resistenza all’Isis non ci sono soltanto curdi. Ne fanno parte anche arabi, cristiani e yazidi. E ogni nazionalità ed etnia ha rispetto delle altre”. Nello spiegare l’organizzazione interna di queste milizie di contrasto, Saleh Muslim ha rivelato di come questo stesso modello possa essere presentato al resto del Medio Oriente. “Il PYD oggi è forte” ha spiegato Muslim, “ma se dovessero un giorno entrare ufficialmente i turchi e gli arabi, potrebbe non bastare più a frenare l’avanzata dell’Isis. Il Medio Oriente sprofonderebbe in una guerra totale e la Siria si vedrebbe frantumata in tanti piccoli stati forse senza futuro”.
di Stefano Boscolo