Sinistra Anticapitalista: a sosotegno al popolo curdo
a cura del Circolo di Roma di Sinistra Anticapitalista-
La Co-Presidenza del Consiglio Esecutivo della KCK (Unione delle Comunità del Kurdistan) ha rilasciato una dichiarazione sui recenti sviluppi nel Kurdistan settentrionale (la regione kurda della Turchia): “… Si deve sapere che il popolo kurdo e i guerriglieri kurdi non entrerebbero in un conflitto se la volontà democratica del popolo kurdo non fosse sotto attacco. …. La KCK ha detto che questo è il motivo per il quale le politiche di guerra dell’AKP contro il popolo kurdo vanno rifiutate e respinte e va fatta una lotta per la democratizzazione della Turchia e una soluzione democratica basata sull’autogestione del popolo.”.
Abbiamo pensato di iniziare riportando alcuni passi dell’appello dell’UIKI (Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia), in quanto essi delineano in maniera chiara e semplice quali sono i reali termini della “questione kurda” in Turchia e nel Vicino oriente. Il popolo kurdo cerca solo di avere un suo spazio in cui autogestirsi e in cui la propria storia, cultura, tradizione e innovazione possano coesistere pacificamente e alla luce del sole.
La politica estera di Erdoğan ha avuto una svolta radicale alla fine di luglio, quando la Turchia è entrata ufficialmente in guerra contro l’Isis, con l’apertura dello spazio aereo e di alcune basi all’esercito statunitense. Ma la guerra aperta in estate dal governo turco non è tanto contro lo Stato Islamico quanto contro i voti persi alle ultime elezioni dal partito nazionalista a favore della sinistra pro-curda. L’obiettivo degli arresti, dei bombardamenti, degli attentati: una escalation di repressione e caos che porti di nuovo la maggioranza assoluta all’Ak parti alle elezioni anticipate di novembre prossimo.
I rappresentanti eletti dal popolo curdo sono stati colpiti dalla repressione dello Stato turco, che dal 4 settembre ha ucciso 21 persone nel distretto di Sirnak, a Cizre (una città della Turchia, della provincia di Şırnak). La Co-sindaca di Cizre Leyla İmret, è stata rimossa dal suo incarico dal Ministero dell’Interno per presunto incitamento all’ insurrezione armata e propaganda del terrore; in una settimana il Ministero dell’Interno ha sospeso cinque sindaci. I villaggi kurdi sono quotidianamente sotto attacco e bombardati. Per quasi una settimana le forze speciali turche, sostenute dall’esercito, hanno dichiarato lo stato di emergenza nelle città a maggioranza kurda, con esecuzioni extragiudiziali, incendi di case e bombardamenti di luoghi di lavoro. Inoltre, non permettono che coloro che vengono uccisi in questi attacchi siano sepolti ed i feriti, curati. Tutte le entrate e le uscite di città e province kurde sono chiuse, mentre le forze di sicurezza terrorizzano le popolazioni delle regioni isolate dal resto del paese.
Le principali forniture di energia e di acqua sono state deliberatamente interrotte. La situazione a Cizre è a tutt’oggi, 14 settembre 2015, gravissima, da emergenza umanitaria, ospedali chiusi, medici fuggiti, ambulanze bloccate dalla polizia, bambini che presentano patologie legate agli stenti di questi giorni. Il corpo di un bambino di 10 anni, ucciso nelle violenze, ha riferito la Bbc, è stato conservato dai familiari in un frigorifero, perché il coprifuoco impedisce loro di portarlo all’obitorio.
Il governo turco sta procedendo ad una sistematica distruzione di tutte le forme di organizzazione kurde poiché esse rappresentano un grave pericolo, sia per il governo turco che vuole estendere la propria egemonia in Medio Oriente (Iraq e Siria in primis), sia per il capitalismo mondiale che non può tollerare che un popolo si organizzi in forme di democrazia reale. Per i capitalisti, qualunque forma di governo gestita da pochi, anche se autoritaria e oscurantista è preferibile ad una forma di autogestione democratica.
Anche con il “califfato” si possono fare affari, anzi già si fanno. Basti pensare alle quantità di armi che vengono vendute a gruppi jihadisti e a chi dice di combatterli, mentre il popolo kurdo che ha fermato l’Isis a Kobane, va avanti con armi obsolete e per sostentarsi e curarsi può contare solo sulla solidarietà internazionale dei compagni “sparsi” nel mondo, che non hanno dimenticato che la lotta per l’autodeterminazione è un diritto inalienabile e imprescindibile e che continuano ad organizzare “carovane” per portare ogni genere di prima necessità nella città del Rojava di Kobane, ancora assediata da Daesh, è costretta alla fame a causa della chiusura del confine deciso dal governo turco.
Il 15 settembre, in occasione del primo anniversario dell’inizio della vittoriosa resistenza di Kobane all’Isis, una carovana internazionale, con una nutrita presenza di compagni italiani, intende passare il confine turco per raggiungere Kobane.
Per un’ulteriore dimostrazione della reale posizione del governo turco, basta ricordare che solo nel luglio scorso la stampa dell’AKP (il partito al potere in Turchia dal 2002, il cui leader, Ahmet Davutoğlu, è primo ministro della Turchia dal 2014 e il cui ex leader, Recep Tayyip Erdoğan, è l’attuale presidente della Repubblica) annunciava in prima pagina, facendo riferimento a fonti militari: «il PYD (L’Unione Democratica Party (curdo: Partiya Yekîtiya Demok, è un partito politico fondato nel 2003 da attivisti curdi nel nord della Siria) è più pericoloso di Daesh».
E’ chiaro che la democrazia partecipata senza discriminazioni di censo, razziali, di genere, di credo o di orientamento sessuale, con una equa e partecipata gestione delle risorse, fa più paura dell’oscurantismo jiadhista. Purtroppo dobbiamo denunciare a gran voce come nessun paese occidentale ha avuto niente da dire sulla politica repressiva e criminale praticata dal governo turco, tutto procede in un assordante silenzio ed anche i principali media, asserviti al potere imperialista occidentale, specialmente in Italia, fanno finta di non vedere omettendo deliberatamente di riportare e rivelare il vero volto crudele e spietato di un governo che fa parte della NATO.
Il governo italiano ha voluto, ancora una volta, “eccellere” nel dimostrare la sua fedeltà alle politiche liberiste e razziste che l’occidente porta avanti da secoli ed ha pensato bene di organizzare ad Expo 2015 dal 14 al 20 settembre “La settimana dell’amicizia tra governo turco e italiano” leggittimando così il massacro del popolo kurdo in Turchia.
Nel denunciare con rabbia, forza e indignazione la politica del governo turco, le sue pratiche di sterminio, per nulla differenti da quelle di regimi totalitari e dittatoriali passati e presenti come il sedicente “califfato”, l’assordante silenzio dell’intero occidente (governo italiano in prima fila), esprimiamo con fermezza ed assoluta convinzione la giustezza della loro causa, la nostra piena solidarietà con il popolo kurdo, impegnandoci ad attuare qualunque pratica utile alla lotta per la sua autodeterminazione.