Kurdistan: la violenza sulle donne, dai ricordi alle immagini
Dai ricordi degli anni ’90 alle immagini del 2015, la violenza sulle donne curde è parte di una strategia volta ad indebolirne la resistenza
Nessuna guerra è bella, ma quella in Kurdistan/Turchia negli anni ’90 è stata veramente violenta. Qualsiasi bambino cresciuto in Kurdistan ha assistito ad almeno un atrocità. Erano gli anni in cui i curdi non erano nemmeno considerati dai media occidentali. Le guerrigliere curde non erano così “popolari” come lo sono ora nella guerra contro l’Isis in Siria. Eppure, i tempi erano brutali come ora.
Erano i primi anni 90, di certo prima del 1993, perchè quell’anno ci siamo spostati da Haskoy, una città nella provincia di Mus nella Turchia Orientale. Eravamo lì per via del lavoro di mio padre. Quell’estate mio nonno era in città, giunto da Varto per farci visita. L’ho chiamato per chiedergli esattamente il mese e l’anno, ma ora ha l’Alzeheimer e non si ricorda neanche di me. Ma vi racconterò cosa accadde quell’estate ad Haskoy. Era verso l’ora di pranzo, se non ricordo male nel fine settimana. Nonno mi prese per mano e ci dirigemmo verso la base militare vicino alla scuola elementare dove studiavo.
Si, ricordo perfettamente, come una bambina di 9-10 anni, tenevo la mano di mio nonno per andare a vedere i corpi dei guerriglieri curdi morti. Erano coperti da giornali, avevano i loro vestiti addosso, e potevo vedere le loro scarpe da ginnastica gialle. Erano stati posti nella base militare del paese misto arabo-curdo di Haskoy nella provincia di Mus. L’esercito turco stava mostrando i corpi per permettere alla gente di sputarci sopra. No, non eravamo lì per sputargli, il mio nonno curdo forse voleva vedere i guerriglieriper la prima volta in vita sua. Ricordo ancora quel giorno, è uno dei ricordi più nitidi della mia infanzia e da allora non più visto guerriglieri curdi…
Agosto 2015, sono nei miei primi 30 anni. Come faccio ogni giorno, ho aperto twitter e mi è apparsa l’immagine orribile di un corpo morto, una guerrigliera curda, denudata e fotografata. Nella foto si possono anche vedere le gambe dell’uomo in piedi affianco al corpo. Non avevo mai visto l’immagine di una guerrigliera su nessun’altro giornale, ma è stata incisa nella mia memoria in un modo troppo difficile per dimenticarla, la mia memoria si tiene stretta quella scena. Tuttavia, l’immagine di quella guerrigliera denudata, fotografata dall’esercito turco, non so che farci, mi da i brividi ogni volta che mi torna in mente.
La guerrigliera è Kevser Elturk, ma quando si unì al PKK nel 2008, come tutti i militanti anche lei cambiò nome: Ekin Wan. Viene dalla città di Wan, ed è stata uccisa nella città curda di Varto, nella provincia di Mus da soldati turchi/forze di sicurezza. Appena la foto è divenuta virale sui social media, il governatorato di Mus ha pubblicato un comunicato stampo confermando che il corpo apparteneva a Ekin Wan (Kevserk Elturk), e che le persone che avevano fatto trapelare la foto sarebbe state indagate.
Secondo la dichiarazione del governatorato di Mus, la guerrigliera è stata uccisa in uno scontro con le forze di sicurezza turche il 10 agosto. La sua famiglia ha ricevuto la salma all’obitorio di Malatya ed è stata seppellita il 13 agosto. La donna che l’ha lavata prima della sepoltura ha dichiarato che Ekin Wan aveva profondi segni lasciati da una corda intorno al collo, la sua gamba sinistra era rotta e le avevano sparato sotto al fianco sinistro.
Il corpo delle donne spesso diventa il campo di battaglia in guerra. Dall’anno scorso, quando Isis ha attaccato gli Yazidi in Iraq, tutti abbiamo saputo degli stupri e delle tortura che le donne hanno dovuto subire. Viviamo in un mondo dove gli uomini pensano che stuprare, rapire le donne, denudare corpi morti sia un modo di sconfiggere il loro nemico. La guerrigliera nuda è stata spogliata dai soldati turchi in un modo che “disonora” il suo combattimento. Ma stavano spedendo un altro messaggio a tutte le donne che combattono contro la mentalità patriarcale; questa sarà la vostra fine se resisterete. Le donne curde e i/le loro amici/he in tutto il mondo hanno iniziato una campagna online mostrando la loro rabbia usando #EvinVanisOurHonor per fermare la guerra contro i corpi delle donne a attirare l’attenzione verso i crimini di guerra dello Stato turco; esigendo una conclusione per questa guerra.
Il 20 agosto attiviste di tutto il mondo si sono recate a Varto per tenere una protesta nel luogo in cui Ekin Wan è stata torturata, uccisa e denudata. Le Madri della Pace hanno gettato i loro foulard bianchi. Lanciare i foulard ha un significato simbolico nella cultura curda, un modo con cui le donne possono fermare i combattimenti. I soldati turchi potrebbero aver pensato di umiliare questa guerrigliera curda fotografandola nuda, ma nei fatti gli si è ritorto contro. Donne di tutto il mondo hanno organizzato proteste, e [il fenomeno] sta crescendo. Una donna curda è stata denudata e stesa di fronte al parlamento svedese per denunciare i crimini che lo stato turco commette contro i corpi delle donne. Le proteste hanno trovato sfogo anche nell’arte. L’immagine qui sopra ne è un esempio.
Noi sapevamo e parlavamo di cosa stava succedendo negli anni ’90 contro le donne curde in Turchia. La polizia e l’esercito turco ha stuprato e molestato le donne nelle basi militari e nelle questure. La foto di Ekin Van torturata e denudata nel 2015 è la prova più evidente della violenza dello stato turco contro i curdi e le donne. Come un gruppo di attivisti curde ha scritto su di uno striscione in Nusabyn: Ekin Wan è la fase più nuda della nostra lotta. Il Movimento delle Donne Curde ha insegnato alle donne che l’onore non può essere ridotto al loro corpo, l’onore è lotta, l’onore è non vergognarsi della resistenza.
di Ruken Isik
Tradotto da “From Memories to Pictures: The War in Kurdistan”
Traduzione a cura di Carlo Perigli