La Ricerca del Popolo Curdo di una Nuova Democrazia
di Duran Kalkan* – In seguito alla dichiarazione dei cantoni autonomi nel Rojava, Kurdistan (Occidentale), i curdi stanno ora cercando di formare e dichiarare un autogoverno democratico nelle città e nei paesi del Kurdistan settentrionale. Il ‘potere unico’ centralizzato messo in atto da parte del governo di Ahmet Davutoglu ad Ankara, è stato contrastato in luoghi come Silopi, Cizre, Varto, Silvan, Gever (Yuksekova), Lice, Nusaybin e attraverso molte città curde e quelle città in cui la gente dichiara la propria libera volontà democratica e la difende con la difesa e la resistenza attive.
E’ evidente che questa situazione continuerà a diffondersi in tutto il Kurdistan settentrionale.
L’esperienza di stato-nazione nel Kurdistan meridionale, che sta avendo problemi nel rigenerarsi e risolvere i suoi problemi interni, sta portando i curdi verso una ricerca di una nuova democrazia. Inoltre l’AKP, che si è dipinto come l’ultima speranza per la Repubblica turca, ma la cui linea non è diversa dalla vecchia mentalità nazionalista-statalista, e che continua la sua politica di ostilità contro i curdi, è un altro motivo per questa ricerca.
I curdi hanno sperimentato la ricerca teoretica e le discussioni su questa situazione nella storia recente. L’intensificazione della ricerca teoretica da parte del leader curdo Abdullah Öcalan, dalla metà degli anni Novanta, è ben nota. Ciò ha portato al cambiamento del paradigma nel 2003, che ha aperto la strada ad una nuova comprensione di rivoluzione, programma e strategia e ha dischiuso un’importante soluzione intellettuale, che può ora essere vista in pratica con i propri occhi.
La teoria della modernità democratica sviluppata da Abdullah Öcalan, che ha al suo fondamento il modello organizzativo del confederalismo democratico e la soluzione di autonomia democratica, è oggi l’unica alternativa per risolvere i problemi nazionali e sociali che hanno raggiunto uno stallo. Questo modello di soluzione, che si basa sulla formula dello stato più la società democratica, propone soluzioni pratiche a tutte le questioni nazionali, religiose, di identità, nonché le questioni fondamentali quali la liberazione delle donne.
I curdi hanno portato alla luce questo modello di soluzione dall’interno della loro lotta per risolvere un problema complesso come la questione curda. In principio una lotta molto intensa è stata condotta in particolare dal Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), per risolvere la questione con una soluzione di stato-nazione. Ma la realizzazione, da un lato, che il sistema capitalista globale non era aperto a questa soluzione, e le difficoltà incontrate dal modello stato-nazione del Kurdistan meridionale, hanno fatto si che il PKK e molte altre organizzazioni curde e gruppi, ricercassero nuovi approcci.
Il risultato concreto raggiunto dai curdi nella loro ricerca lunga decenni è che i problemi sociali creati dallo stato-nazione o dai modelli di stato-nazione e quelli basati sul potere, il sistema statalista, non forniscono una soluzione definitiva e duratura a questi problemi. Questo succede perché i modelli di stato-nazione legati a una gestione centralizzata e che hanno confini, non possono trovare soluzioni per i problemi che riguardano le libertà. A questo proposito le questioni fondamentali della libertà, come quella nazionale e religiosa nonché le questioni delle donne, non si risolvono ma piuttosto vengono approfondite e raggiungono una situazione di stallo.
Il modello sviluppato dai curdi contro questa situazione di stallo e cul-de-sac è la comprensione e la pratica della nazione democratica. Questo sostituisce il modello monistico e centralizzato dello stato-nazione con un sistema basato su pluralità e amministrazione locale. Pertanto la linea di nazione democratica propone un modello trasparente e applicabile contro il modello di nazione-statalista monista e centralista, che è la causa principale della situazione di stallo.
A questo punto, la teoria della modernità democratica esprime la totalità dei modelli delle autonomie locali e plurali. Non è vera democrazia essenzialmente il desiderio di una gestione multipla e plurale? Inoltre, non è democrazia l’amministrazione del popolo da parte del popolo e dei suoi rappresentanti scelti ad ogni livello? Questo è il modello di soluzione che i curdi hanno preferito dopo una lunga e faticosa ricerca e varie discussioni. Sulla base di quanto sopra, non ci può essere alcun dubbio che i curdi hanno raggiunto una vera mentalità e una politica democratiche.
Negli ultimi tre anni i kurdi hanno cercato di attuare questa mentalità e politica nel Rojava Kurdistan. E’ anche questo che ha fatto dei curdi una forza invincibile e di avanguardia contro il precedente sistema dello stato-nazione e gli attacchi fascisti dell’ISIS. Se si guarda con attenzione, si può notare che l’unica zona che ha portato delle soluzioni per lo stallo profondo in Siria è il Rojava Kurdistan.
Ora i curdi vogliono mettere in atto questa stessa forza positiva e creativa per una soluzione nel Kurdistan settentrionale. Il processo per lo sviluppo di auto-amministrazioni democratiche a livello locale e per dissotterrare la volontà del popolo contro l’amministrazione monistica e centralista dello stato turco, che l’AKP sta cercando di protrarre, è iniziata. Analogamente, i processi per la sostituzione di generali, capi della sicurezza, governatori provinciali e distrettuali con funzionari eletti a livello locale a tutti i livelli, è ugualmente iniziata.
Le misure adottate per l’autonomia democratica dai curdi nel Kurdistan occidentale sono senza dubbio come il Rojava, di importanza storica. E’ evidente che questi passaggi potranno produrre risultati atti a risolvere la questione curda così come la trasformazione della grave struttura centralista e monista della Turchia in uno stato democratico. A questo proposito la risoluzione della questione curda e lo sviluppo della democrazia curda sono anche la democratizzazione della Turchia.
A causa di tutto questo, la massima resistenza alla democrazia sviluppata dai curdi proviene da partiti fascisti come l’MHP. E ‘chiaro che questi partiti, oltre ad essere contro l’esistenza del popolo curdo, sono anche contro la Turchia dotata di un governo democratico. La mentalità e la politica sciovinista-nazionalista prevede il monismo nazionale e una gestione centralista rigida. Su questa base, la ricerca dei curdi di una nuova democrazia è sotto grave attacco da parte dei fascisti turchi.
Gli attacchi in questione sono il prodotto di una guerra psicologica grave e offensiva. In questa materia il Presidente Tayyip Erdoğan, il Primo Ministro Ahmet Davutoğlu e il leader dell’MHP Devlet Bahceli, hanno quasi lo stesso orientamento e mentalità. E’ evidente che stanno attuando una politica che mira a negare e annientare l’esistenza curda.
Sotto il dominio di questi poteri tutte le strutture dello Stato turco vengono utilizzate nella guerra contro i curdi. Il desiderio è di soffocare e schiacciare l’autoamministrazione democratica dichiarata nelle città curde, a mezzo di attacchi militari selvaggi e spezzare la volontà democratica del popolo, che sorge dal basso. E’ della massima importanza resistere e fare in modo che le idee geniali e la lotta eroica del popolo curdo per sviluppare la vera democrazia non siano schiacciate dagli attacchi dello stato turco.
A questo proposito il popolo kurdo ha una coscienza sviluppata e una volontà organizzata. Soprattutto le donne e i giovani curdi hanno dimostrato di essere pronti a guidare la resistenza di un popolo democratico. Inoltre l’insistenza su una vita libera e il coraggio nella lotta nella guerra contro l’ISIS, sono state sotto gli occhi del mondo. I curdi mostreranno la stessa posizione anche contro il fascismo dell’AKP. Lo stimato romanziere Yaşar Kemal una volta ha detto, in relazione alla Turchia: “O vera democrazia, o niente.” Per i curdi non ci sarà vita se non per la costruzione di una vera democrazia.
Tuttavia questa volontà curda deve essere sostenuta da Silopi a Gever, e in tutte le città e province del Kurdistan settentrionale, proprio come lo era in Kobanê. Questa volta i curdi si aspettano il sostegno del mondo democratico e dell’umanità democratica per il Nord. Quello che i curdi vogliono è un’amministrazione eletta dal basso. E questo è un prerequisito per la democrazia. Pertanto, la posizione rappresentata nell’ambito della rivoluzione dell’autonomia democratica nel Kurdistan settentrionale è una cartina di tornasole per veri democratici.
Mostrare il colore giusto significherà una vittoria per tutti, per tutta l’umanità democratica. Ancora una volta i curdi non stanno resistendo solo per se stessi ma per tutta l’umanità e i valori democratici. Sarà responsabilità di tutti coloro che sostengono una vera democrazia sostenere e difendere questa resistenza democratica. Questo ci porterà ad un’altra vittoria per la democrazia!
* Membro del Comitato Esecutivo del PKK