I curdi che quasi unici combattono in Medio Oriente contro l’ISIS sono per gli USA al tempo stesso alleati e terroristi
La citta curdo-siriana di Kobanê, attaccata improvvisamente nei giorni scorsi dai miliziani dell’ISIS, è stata liberata dalle milizie curde YPG e YPJ del PYD. Si è trattato da parte dell’ISIS, in tutta evidenza, di un’operazione diversiva, di alleggerimento della sua situazione diventata precaria nell’area centrale siriana da esso da tempo controllata e nella quale è la “capitale” siriana dell’ISIS Raqqa. Come sappiamo, nelle settimane scorse le milizie curde hanno conquistato l’area che divideva il cantone curdo-siriano di Kobanê dal cantone curdo-siriano orientale: in questo modo le milizie curde si sono garantite l’afflusso di armi e di rinforzi dal territorio curdo-iracheno di fatto indipendente, al tempo stesso hanno liberato quel tratto di frontiera con la Turchia attraverso il quale l’ISIS riceve rinforzi oppure manda a curarsi negli ospedali turchi i propri feriti. La sostanziale totalità dei rinforzi dall’Europa l’ISIS li riceveva attraverso la Turchia. Le forze dell’ISIS avevano la possibilità di andare avanti e indietro con la Turchia, di usarla per spostarsi da una parte all’altra della Siria, mentre la frontiera turca era bloccata quanto a possibilità che vi passassero rinforzi alle milizie curdo-siriane, inoltre avveniva che i curdi in fuga dall’ISIS dovessero accalcarsi sulla frontiera turca per settimane.
L’attacco dell’ISIS a Kobanê è avvenuto, tutto lo documenta, da parte di miliziani dell’ISIS provenienti dalla Turchia. Essi hanno raggiunto Kobanê da nord: i soldati turchi sulla frontiera si sono improvvisamente ritirati, la frontiera è stata attraversata da veicoli che trasportavano i miliziani dell’ISIS, che poi hanno occupato alcuni edifici, preso prigioniere alcune centinaia di persone, tra cui famiglie intere. Dichiarazioni curde indicano che l’ISI ha poi assassinato a freddo, ritirandosi, oltre due centinaia di queste persone, tra le quali molte donne e molti bambini.
Tutto documenta da un molto tempo il fatto che l’ISIS è appoggiato dal governo della Turchia, vale a dire, concretamente, dalle sue forze armate e dal MİT, il servizio turco di intelligence. Molti filmati documentano i transiti di miliziani dell’ISIS in territorio turco, spesso su automezzi dell’esercito turco. La cosa è nota da sempre ai governi occidentali, a partire da quello statunitense, i cui satelliti militari e quelli NATO (che sono di appartenenza USA essi pure) controllano da quando è cominciata la crisi siriana ogni millimetro quadrato dell’intero Medio Oriente. Tramite la NATO, della quale le forze armate turche sono in termini di potenza le seconde dopo quelle statunitensi, le forze armate turche e il MİT dispongono delle informazioni via satellite riguardanti la Siria e l’Iraq settentrionale, in altre parole sanno tutto su quanto accade riguardo alle varie realtà armate curde, riguardo ai loro spostamenti, ecc., così come sanno tutto circa il micidiale guazzabuglio siriano. Non è affatto da escludere (sarebbe anzi strano se così non fosse) che l’ISIS riceva da parte turca la parte che gli interessa di queste informazioni.
Il problema di fondo è evidente: che cosa vogliono fare in quest’area e di quest’area gli Stati Uniti? La cosiddetta coalizione a guida USA in realtà non esiste. Non solo la Turchia parteggia per la parte avversa, seguendo un disegno pericolosissimo per la pace mondiale di totale destabilizzazione dell’area medio-orientale, il cui obiettivo è portarla a controllare direttamente o indirettamente la parte petrolifera della Siria ed eventualmente l’area irachena parimenti petrolifera attorno a Mosul; ma anche Israele gioca in proprio, con l’intento di una destabilizzazione perenne della Siria, che le consenta di continuare tranquilla a impadronirsi di territori palestinesi, e l’Arabia Saudita e il Qatar finanziano e armano al Nusra cioè al Qaeda, sorella quasi gemella dell’ISIS. I paesi europei, tra i quali quella Francia e quella Gran Bretagna che sono state le principali responsabili dei disastri libico e siriano, dormono a loro volta il sonno del giusto tra un attentato dell’ISIS e l’altro e considerano la minaccia fondamentale all’Europa quella portata… da qualche decina di migliaia di poveri cristi in fuga da situazioni di guerra civile o di carestia, effetti diretti o indiretti del colonialismo e del post-colonialismo europeo e del Fondo Monetario Internazionale.
Il recente attacco dell’ISIS a Kobanê pone un evidente problema militare e un altrettanto evidente problema politico agli Stati Uniti (lasciamo perdere l’Europa, per non ridere, o non piangere). Le milizie curde sono in grado di conquistare o riconquistare e di difendere i loro territori, allargarli a prospicienti territori prevalentemente arabi o abitati da altri gruppi etnici, ma non più che tanto. Se queste milizie tentano di allargare troppo il territorio da esse controllato si diradano troppo, e così si espongono a contrattacchi mirati dell’ISIS, inoltre espongono le popolazioni coinvolte a massacri da parte di quest’ultima. Né è possibile altrimenti: i curdi siriani sono una piccola realtà, circa 2 milioni di persone, che fatica a ricevere rinforzi dalla Turchia e anche dall’Iraq, la cui realtà curda deve a sua volta fronteggiare quelle milizie dell’ISIS che occupano il nord e l’ovest di questo paese e minacciano addirittura Baghdad. Non solo: i curdi siriani beneficiano certo dell’appoggio dell’aviazione statunitense, ma continuano a disporre di armamenti vecchi e solo leggeri, mentre l’ISIS dispone dei modernissimi mezzi statunitensi, tra cui carri armati e artiglieria, abbandonati a suo tempo dall’esercito iracheno, che era stato messo in fuga precipitosa dal nord dell’Iraq dall’inizio del conflitto. D’altra parte, che diamine, mai dimenticare che il PYD, cioè il partito curdo-siriano cui fanno capo le milizie di autodifesa che combattono contro l’ISIS, è legato strettamente al PKK curdo-turco, quindi è come quest’ultimo, su richiesta turca, in quell’elenco statunitense delle realtà terroristiche mondiali che, su ordine statunitense, è stato fatto proprio senza discutere dall’Unione Europea.
E’ davvero arduo comprendere come e quando il conflitto medio-orientale avrà termine, essendo questa la capacità politica di afferrarne e gestirne le questioni da parte statunitense, ed europea; e quanta gente perderà quindi la vita o sarà costretta a fuggire verso improbabili accoglienze a causa di questo straordinario esempio di inconcludenza e di responsabilità politiche, da parte occidentale.
di Luici Vinci